E’ difficile descrivere la vita. Sintetizzarla, intendo, riuscire a dire in poche parole l’essenziale, mettenendoci dentro tutto quello che della vita ci resta, le cose belle e le cose brutte. Eppure, a pensarci bene, la cosa che contraddistingue il discepolo è proprio questa volontà, dopo avere conosciuto il Maestro e il volto del Padre, di riempire la vita di luce, di trovare il senso ultimo delle cose o, almeno, quello penultimo.
Riflessioni serie, lo so. Sarà per la nostalgia della santità che abbiamo appena festeggiato, sarà per il ricordo doloroso di chi non c’è più, sarà per le ultime battute dell’anno liturgico che volgono all’infinito, sarà perché stiamo per salutare Matteo e, credetemi, mi ci sono affezionato a questo esattore che ha trovato il tesoro nel campo e che ci invita a fare altrettanto.
Oggi la parabola delle amiche della sposa che aspettano lo sposo ci da’ la possibilità di riflettere su cosa sia la vita.

Attendere
La vita è attesa, ci dice oggi la parabola.
Attesa. Curiosa come definizione, intrigante come suggestione.
A rifletterci su, è abbastanza vero: tutti aspettiamo qualcosa. Dal lavoro, dai figli, dal compagno, dagli anni che passano, Costruiamo esperienze, proviamo emozioni, ci sbattiamo per conseguire risultati, ma tutto ciò che facciamo, nel fondo si motiva col desiderio inespresso di avere il cuore ricolmo, sazio, soddisfatto. Tutti attendiamo qualcosa, anche dalla fede, anche da noi stessi.
Ma, col passare degli anni, vedendo che i miei difetti restano tali, vedendo che il mondo non cambia, vedendo che la litania degli sbagli degli uomini nella storia continua, malgrado gli sforzi, l’attesa rischia di smorzarsi, la disillusione cresce nel cuore, non ci aspettiamo più nulla, finisce col prevalere la stanchezza, se va bene, il cinismo, se va male.
La delusione arriva cocente per chi ha investito tutto sull’immagine, sull’essere splendidi, sul potere, sulla gloria, sul possedere. Il nostro mondo ci gasa ben bene su quest’aspetto: bisogna lottare, bisogna ottenere, sfondare, riuscire. Schiavi del ventunesimo secolo, molti tra noi sono costretti a lavorare per vivere, senza avere più il tempo di vivere. Altri la scelgono, questa vita delirante, riempiendo ogni spazio di tempo, identificandosi con i risultati conseguiti, credendo (sul serio!) che la ragione della mia insoddisfazione è che non ho il corpo giusto o la giusta retribuzione per il mio lavoro o sufficienti cavalli sotto il motore della mia auto.
Baggianate, lo sappiamo bene.
Non è il `fuori` che riempie: quello stordisce, appaga, inganna. E’ il `dentro` che facciamo fatica a riempire, a colmare, a calmare. Puntare ogni attesa su appagare i (falsi) bisogni che la società ci induce è rischioso.
La vita è attesa, ma conviene riporre la speranza e l’intelligenza nell’attendere l’Unico che può davvero saziare.
Gesù insiste: sì, avete ragione, la vita è attesa; aspettate la persona giusta, aspettate me.

Lo sposo
La vita è attesa dello sposo, questo dice Gesù oggi.
La parabola descrive bene il clima che si viene a creare la vigilia di una grande festa: è cresciuta la tensione nei preparativi, l’aria si è fatta frizzante, è tutto un via vai e un’agitazione per non dimenticare nulla. Le damigelle (questo il senso di `vergini` nella parabola: sono delle ragazze giovani amiche della sposa) aspettano lo sposo, vestite a festa. Strano sposo: arriva nel cuore della notte, si fa aspettare.
Così è la nostra vita: abbiamo accolto il Vangelo, ci siamo convertiti, abbiamo cercato di configurare la nostra vita a Cristo, ne abbiamo anche sentito la presenza, dolcissima, per qualche istante (`raptim` dice Agostino), magari durante una veglia di preghiera, un viaggio a Taizé o a Lourdes, una ritiro di sei giorni. Ne sei affascinato, attratto, stregato, ma la sua presenza è fuggevole, è un `già` e `non ancora`, è tormento e sicurezza. Dopo un momento di follia inebriante nello Spirito, di innamoramento di Dio, cala il silenzio, la quotidianità e i problemi ti travolgono.
Allora aspetti, sai che tornerà.
Sai che verrà quando meno te lo aspetti, magari nella notte, quando il buio avrà riempito il tuo cuore.
Aspetti la sua venuta, di nuovo, nella tua vita.
Aspetti la sua venuta, gloriosa, nella pienezza dei tempi, nella consumazione della Storia.
Aspetti la sua venuta, cercatore di Dio che ti sei avvicinato al Vangelo e ti sei fatto discepolo.
Tutto qui: la vita è un’attesa d’amore, dice Gesù.

Allora
Allora, se la mia vita è attesa, pazienza se non mi è andata granchè bene. Avrei voluto altro, avevo pensato ad altro per me, avevo altri sogni, altri progetti; non si sono realizzati. Pazienza.
Allora, se la vita è attesa, le cose che vivo sono sempre in riferimento a qualcosa di più grande, di immenso, del cuore stesso di Dio, Successi e sconfitte le leggo alla luce di questo orizzonte cento volte più ampio, mille volte più luminoso.
Allora, se la vita è attesa, vivo il senso del limite come necessario, come benevolo, come l’opportunità che mi à data di capire il senso profondo della vita, usando la Sapienza di cui parla la prima lettura per assaporare la vita (sapienza deriva sa `sàpere`, assaporare).
Allora, se la vita è attesa, ed è attesa di uno sposo, il tenore di fondo della mia vita sarà quello del preparativo di una splendida festa e la mia comunità vivrà elettrizzata per l’arrivo dello sposo.
Allora, se la vita è attesa, ci incoraggeremo gli uni gli altri, ci sproneremo a restare svegli, se lo sposo tarda.

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