Strana festa, questa dell’Ascensione, è come un crinale che divide la nostra vita di fede in due parti: un prima e un dopo. Un prima, anzitutto: con l’Ascensione finisce un’epoca, un momento, una storia. La storia dell’uomo Gesù, del suo aspetto, del suo sorriso, del suo sguardo profondo. Non potremo più sentire la sua voce che chiama per nome Tommaso e Maria, non ammireremo più la sua pazienza mentre dialoga animatamente con i due testoni di Emmaus. Neppure potremo più, commossi, guardare la passeggiata del Maestro sulla riva del lago mentre prepara il pesce per i discepoli sconfortati e che – ancora – riempie il cuore frantumato di Pietro. La storia di Gesù è conclusa, non torna, e non nascondiamo una malinconica nostalgia e un’ invidia verso chi ha avuto la gioia inaudita di parlare con Lui faccia a faccia.
Ascensione non è solo la fine di un tempo che non torna, ma l’apertura verso una nuova dimensione. Nel Vangelo di Matteo le ultime parole di Gesù sono straordinarie: "Ecco, io sono con voi sempre". Ci crediamo davvero? Siamo davvero convinti che il Signore è qui in mezzo a noi? Non come ricordo di un personaggio della storia, non come emozione nel leggere le sue parole e i suoi gesti, ma realmente presente? Diciamolo chiaramente: forse avremmo preferito una presenza reale, toccabile, verificabile. Siamo alle solite: dobbiamo sempre essere noi a dire a Dio cosa deve o non deve fare. Il nostro mondo, un po’ incredulo, è convinto che, in fondo, la realtà verificabile, misurabile, sia l’unica degna di attenzione. Spazziamo via il mondo dell’invisibile come una sorta di primitiva creduloneria. Eppure: non è forse nel mondo del profondo, dell’invisibile, che abitano le cose più importante della nostra vita? Cose come amore e amicizia non sono certo tangibili: ne vediamo i segni, ne percepiamo le emozioni … Il Piccolo Principe, fantastico personaggio uscito dalla penna di Saint Exupéry, ci ricorda, giustamente, che "non si vede che con il cuore, perché l’essenziale è invisibile agli occhi". Un modo laico per riprendere l’invito di san Paolo a "fissare lo sguardo sulle cose invisibile, perché sono quelle che restano". Fidiamoci, dunque, e chiediamoci se il fatto di non riconoscere la Sua presenza non sia a causa di un tiro mancino fattoci da Gesù, ma a causa della nostra fede inconsistente. Dove è presente Gesù nel nostro tempo? E’ visibile nello sguardo di ogni uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, è visibile nella nostra comunità che si ama e si rispetta, è visibile nella Parola proclamata e nel Pane della sua presenza. Di più: io divento, per richiesta stessa di Gesù, suo volto, suo sguardo, per il fratello che incontro. Sono chiamato ad essere manifestazione della misericordia di Dio. Che bello! Pensate se riuscissimo, tutti, a diventare volto del Dio di amore per il fratello che incontriamo … Abbiamo, è certo, urgente bisogno di credere, di fidarci, di abbandonarci nelle mani di questo Dio che accetta di passare attraverso il rischio della mia incoerenza pur di stare vicino ai fratelli. Ascensione diventa allora la festa della testimonianza, la festa della fede, la festa della presenza. Un ultimo appunto che mi riempie il cuore di gioia. In Dio Trinità c’é Gesù di Nazareth. Un uomo in carne ed ossa, trasfigurato, è ormai presente nella Trinità. E’ il supremo sigillo dell’Incarnazione: la nostra umanità, assunta dal Figlio di Dio, è piena di gloria e di dignità. La nostra carne, le nostre storie, io stesso, sono diventato dimora di Dio. Occorre recuperare il senso della dignità ci porta ad avere un senso di rispetto infinito (divino) per ogni uomo, per ogni donna. In questo mondo in cui la corporeità è esaltata solo se perfetta, tempo in cui si mascherano i segni dei tempi sui volti delle persone, questo tempo di top-model, abbiamo questa bella notizia da portare: corporeità è luce, è bello, è promessa di eternità. Questo Dio che ha assunto su di se la fragilità e la caducità dell’essere umano, assume e trasfigura il limite.
Abbiamo di che gioire, amici, Ascensione è il trailer del nostro destino, la caparra dell’immortalità.

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