Poche ore, poche ore e celebreremo l’inaudito di Dio.
No, non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce… Dio è già nato, è morto ed è risorto e vive glorioso. A noi, in questo tempo che ci è dato, in questa vita più o meno soddisfacente, il compito di lasciar nascere Dio nei nostri cuori. Ancora: di lasciarlo nascere non come ero un anno fa, non come stavo tre anni fa.
Ora. Oggi.
L’idea (falsa), che coltiviamo è quella di doverci preparare con devozione e buone maniere alla festa della venuta di Dio. E così aggiungiamo dolore a dolore: chi non è pronto perché distratto, chi non c’è perché travolto e, soprattutto i tanti (troppi) che vivono Natale come una lama che uccide, non possono in alcun modo prepararsi.
Penso a te, Gianni, e tua moglie che se n’è andata e passerà Natale con i suoi e le tue due bambine. Penso a quanto è terribile vedere piangere disperato un adulto, come hai fatto ieri, chiedendomi pure scusa. (Ma scusa di che?).
Penso a voi Carla e Filippo e al vostro matrimonio in bilico, alle scenate e le cose brutte che vi siete detti, al fatto che la nostra libertà ce la possiamo giocare davvero tanto male.
Se avessimo il coraggio di vedere davvero cosa sta per accadere!
Vedere che Dio si fa spazio in mezzo al letame e sceglie di nascere nell’aria acre di una piccola stalla. Vedere che la gioia è una tristezza superata, che Dio si schiera dalle parti degli ultimi, davvero, per sempre. Vedere che anche Dio, quest’anno, non farà il Natale che vediamo raggiungerci (terribilmente imbarazzante) dagli schermi della insopportabile strategia di marketing.

Maria
La piccola Maria sente il grembo crescere, in quella poesia e magia che solo le donne, somiglianti a Dio, possono vivere. Il Verbo cresce dentro di lei e con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti. Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero.
E accade. Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria (ormai si è fatta donna) e capisce. La pagina di Luca è un capolavoro: l’incontro fra le due donne nel Vangelo è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni Battista che riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede imprevedibilmente realizzato il suo agognato sogno di maternità fa i complimenti alla piccola Maria.
Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che salva lei e noi. Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio – il Dio d’Israele – è qui.
Non sono solo stanche promesse ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che sospirava, allo Shabbat, seguendo con il dito la pergamena consunta del rotolo di Isaia.
È vero, è tutto vero, Dio viene, infine.
E le due donne urlano e cantano e danzano e piangono nell’assolato cortile di casa della vecchia Elisabetta. Lo splendido pancione col bimbo che scalcia è la presenza del profeta che indica il Messia. E tutto accade, accade, come il più inatteso e improbabile dei sogni che si realizza, come se la storia e la vita e l’universo danzassero nel vedere queste donne cantare l’assoluta follia di Dio.
E questo scatena la gioia, contagia, stupisce…

Ecco Dio
Ecco, questa sì che è una buona notizia: puoi essere felice anche se povero e sfortunato, puoi realizzare la tua vita anche se abiti in un paese arido e senza poesia, puoi essere ricolmo più di un re perché ascolti la Parola che Dio ti vuole dare.
Dio viene per colmare il tuo cuore: questa è una buona notizia.
Buon Dio! Se vi dicessi: hai una vita riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti da vagonate di soldi, una casa da sogno, una splendida moglie, figli educati e sensibili, il salone di casa con l’alberone e le luci e il clima di festa giusto perciò sii felice, cosa dico di straordinario? Che buona notizia è? Un Dio che dona pace alle persone già felici?
L’inaudito è proprio il contrario: la felicità è altrove, è la salvezza di un Dio che ti ama talmente da consegnarsi come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero, anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente.

Diverso
La buona notizia è che Dio è accessibile, è semplice, è diverso.
Diverso dalle nostre paure, diverso dai fantasmi che ci perseguitano.
Diverso.
E Maria e Elisabetta ora lo sanno e cantano, dicono, raccontano.
Raccontano dell’opera di Dio, la leggono scolpita nella storia degli uomini, la rintracciano nelle pieghe della fedeltà di un popolo di salvati – Israele – cui noi e l’umanità deve moltissimo. La loro gioia dilaga perché ora vedono chiaro, luminoso, evidente, mozzafiato il pensiero di Dio disegnarsi nella loro piccola storia, usarle, coinvolgerle.
La gioia è la dimensione essenziale del Natale. La gioia di sentirsi ed essere veramente salvati da Dio. Siamo veramente nel cuore e nel desiderio di Dio!
Un suggerimento, amici: regalatevi, in questo Natale, dieci minuti di orologio per fermarvi e aprire lo sguardo – finalmente! – su ciò che Dio sta compiendo nella storia, nella vostra storia.
Animo, amici, arrivano buone notizie.

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