1. Lettura del Vangelo secondo Matteo 1, 20b-24b

    In quel tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

    Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: / «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: / a lui sarà dato il nome di Emmanuele, / che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

Giuseppe, sposo sfortunato

Tra Maria e Giuseppe c’è amore.

Sono “promessi sposi”, cioè più che fidanzati nella cultura di Israele.

Per un anno – fidanzati – potevano vivere coniugalmente senza però coabitare dopo una solenne promessa fatta davanti al rabbino, perciò l’unico che sapeva che quel figlio non era suo era proprio lui, Giuseppe, il giovane e capace falegname del piccolo paese di Nazareth.
Osiamo immaginarci la notte insonne di Giuseppe che viene a sapere della gravidanza di Maria? Cos’avrà pensato di lei? Quanta sofferenza e dolore nel suo cuore… dunque si era sbagliato a stimare la sua Maria? Si girava e rigirava nel pagliericcio, madido di sudore. La rabbia di essere stato ingannato si alternava al pianto per quella splendida e timida ragazza adolescente che amava teneramente.

Che fare? Uomo retto, semplice e onesto, Giuseppe avrebbe dovuto rispettare la legge, e la legge chiedeva che Maria venisse denunciata e – di conseguenza – condannata alla lapidazione. Giuseppe la ama, vuole salvarla, trova un escamotage: dirà che è stufo di lei, la ripudierà dicendo che non la vuole più in moglie, salvandole la vita e l’onore.

La lunga notte è finita, Giuseppe ha messo da parte il suo orgoglio ferito, il suo amore tradito, e sceglie di dare una chance alla sua ex fidanzata.
Matteo descrive questo atteggiamento come “giusto”.

Giuseppe è “giusto”, cioè irreprensibile, autentico, onesto, un uomo di alto profilo, pieno di dignità e di compassione, non vendicativo, non rancoroso; non giudica secondo le apparenze, pur ferito a morte, sa superare il suo orgoglio e usa misericordia verso la donna che ama.
“Giusto” come i giusti dell’antico testamento, come i pii davanti a Dio, come i retti di cuore che tanto la Scrittura loda, come il sommo titolo onorifico che il moderno Stato di Israele conferisce agli europei che hanno nascosto e salvato gli ebrei durante la folle Shoa. “giusto”, che mette dalla aprte del pensiero di Dio, che contrasta la follia dominante e il pensiero comune, che guarda in profondità e lascia prevalere la tenerezza.
Fa bene, Giuseppe, a mettere da parte il suo dolore.
No, non c’è nessun altro bel giovane di Nazareth ad amare Maria.
E’ Dio che gli ha soffiato la fidanzata.

Giusti
Vuoi che Dio nasca nel tuo cuore? Metti da parte le apparenze, vivi con onestà con te stesso, sii irreprensibile di fronte agli uomini, coltiva in te i sentimenti e le qualità che ancora sono considerate dei valori: la mitezza, l’assenza di critica, la bonomia, la pazienza, la mitezza, l’umiltà.
Un mondo di arroganti e spocchiosi è diventato il nostro mondo, un mondo fatto di gente che urla per far sentire il nulla che ha da dire.
Di quanti Giuseppe avremmo bisogno, nei rapporti di coppia, negli uffici, in politica. Uomini giusti, di cui Dio può fidarsi per realizzare il suo progetto.

Giuseppe il sognatore
Fa bene, Giuseppe, a fidarsi di Maria, fa bene ad ascoltare il suo buon cuore e non il suo orgoglio ferito. Questa sua scelta fa intenerire Dio e, durante la notte, Giuseppe fa un sogno: un angelo lo invita a fidarsi, a dare una improbabile chiave di lettura agli eventi, a mettere la sua vita e il suo futuro nelle mani di Dio.
Qui mi fermo e mi siedo. Leggete, sorelle, fratelli. Giuseppe si sveglia, non pensa alla cena pesante della sera prima che gli ha fatto venire gli incubi, no.
Si veste, esce di casa, e prende con se Maria, senza chiedere nulla, senza fare domande.

Altre volte, dopo la visita dei magi, dopo la morte di Erode, Giuseppe sogna e i suoi sogni diventano la bussola della sua vita.
Per far nascere Dio in noi bisogna essere dei grandi sognatori.
Giuseppe c’insegna ad avere il coraggio del sogno, in questo mondo disincantato e cinico; lui, grande sognatore, vive l’interezza della sua vita dietro ad un sogno, piega la sua volontà e il suo destino alla volontà sorniona ed impudente di Dio che gli chiede di mettersi da parte per lasciare spazio al suo inaudito progetto di incarnazione.
Aveva certamente dei progetti, il buon Giuseppe, un laboratorio più grande, una casa spaziosa, dei figli cui insegnare l’uso della pialla e dello scalpello. Non aveva grandi pretese, questo figlio di Israele, un piccolo sogno da vivere con una piccola sposa. Ma Dio ha bisogno della sua mitezza e della sua forza, sarà padre di un figlio non suo, amerà una donna silenziosamente, come chi prende in casa l’Assoluto di Dio.
Giuseppe accetta, si mette da parte, rinuncia al suo sogno per realizzare il sogno di Dio e dell’umanità.
Abbiamo bisogno di sognatori, abbiamo bisogno del coraggio del sogno, abbiamo bisogno di persone che non pensano a far fiorire il proprio piccolo giardino, ma ad aiutare Dio a salvare il mondo.

Paolo Curtaz

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