1. LEGGI IL BRANO DEL VANGELO – Lc 10, 25-37

    XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

    Lc 10, 25-37
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
    Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

    C: Parola del Signore.
    A: Lode a Te o Cristo.

    • 10 – 16 Luglio 2016
    • Tempo Ordinario XV, Colore verde
    • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

    Fonte: LaSacraBibbia.net

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  3. ASCOLTA L’AUDIO

Memento

Nel cuore dell’estate lo Spirito ci consegna ancora questa parola urticante e fondante, destabilizzante e consolante che ci ha accompagnato in questo anno della misericordia che si avvia alla sua ultima fatica.

Un anno per riappropriarci del Dio raccontato di Gesù, per chiarire, anzitutto a noi stessi, in chi crediamo, chi annunciamo, chi aspettiamo.

Perché nessuno proietti l’ombra delle sue paure e dei suoi fantasmi addosso a Dio.

E che sia chiaro per tutti, almeno per noi che a Cristo ci ispiriamo, chi è veramente il Dio che egli è venuto a raccontare.

Un Dio padre che si fa samaritano.

Fatti di cronaca

Un fatto di cronaca, uno dei tanti.

Nel tratto di ventisette chilometri che separano la capitale dalla città di Gerico, mille metri di dislivello nel roccioso deserto di Giuda, si viaggia in carovana per non cadere in mano ai briganti.

Un tale, imprudente, viaggia da solo, viene rapinato e ferito, lasciato morente a bordi della strada.

È “un uomo” che scende da Gerusalemme. Non sappiamo nulla di lui né nulla sapremo.

Di che religione è, se è una persona onesta o un malandrino, se è una vittima o un carnefice.

Per caso passano di là prima un prete, poi un cantore/lettore.

Per caso: l’incontro col fratello bisognoso è sempre casuale, lo incrociamo mentre prendiamo il treno o per strada.  I due, probabilmente, hanno appena concluso il servizio al tempio. Un’intera settimana passata a lodare Dio e a chiedere misericordia.

Misericordia che negano al malcapitato.

Fanno finta di non vedere, tirano dritto.

Che ne sanno di chi è quel tale e cosa è successo? E se fosse un regolamento fra bande? E se avesse l’AIDS? E se i briganti tornassero?

(Mi raccontava un barelliere che in certe città se si soccorre un ferito da arma da fuoco bisogna andarci cauti: se doveva essere ammazzato è meglio che spiri. Un suo collega è stato picchiato a sangue per avere salvato uno che non doveva essere salvato).

Hanno Dio nel cuore, sulle labbra, fanno discorsi sensati, prudenti.

Non sono malvagi, brava gente. Sono solo paurosi. Far finta di non vedere è meglio.

Gesù non li biasima, né li condanna: sono figli del loro tempo.

E del loro Tempio.

E del loro Dio da venerare e omaggiare con incensi e olocausti.

Nel Tempio.

Perché fuori il mondo non esiste, è brutto e cattivo, è un covo di vipere.

Invece

Invece un samaritano.

Il dottore della legge, a questo punto, è svenuto.

Un po’ di anticlericalismo andava di moda anche allora.

Tutti si aspettavano che Gesù facesse entrare in scena un pio devoto laico, un credente adulto e motivato, non bigotto e formale, magari simile a qualcuno presente fra la folla.

Chiunque, ma non un samaritano.

La Samaria era la figlia sgualdrina di Israele, la prima ad essere caduta in mano agli Assiri, sette secoli prima. Una terra meticcia e impura, in cui si professava una fede che, pur accogliendo la Torà, non riconosceva i profeti né tantomeno il culto del tempio o la Legge orale.

Dire “samaritano” ad un ebreo era un insulto e l’odio fra i due popoli era radicato.

Un samaritano scende per caso.

Siamo noi ad averlo chiamato “buono”. Non sappiamo nulla di lui, magari è un delinquente.

Ma è ciò che fa che è “buono”.

Non va a cercarsi la persona da aiutare, è la vita che ce la mette in mezzo ai piedi continuamente. Il samaritano vede un uomo, non un nemico, non uno dell’altra squadra.

Un uomo che ha bisogno. E il suo è anzitutto un bisogno di compassione.

Di patire insieme.

Di condividere.

Si ferma, agisce, si prende cura di lui e all’albergatore, pagato, chiederà di fare lo stesso.

Il sentimento diventa azione. Azione che gli fa perdere tempo, soldi, che gli fa correre dei rischi.

Non fa il salvatore della patria, ha la sua vita, continua il suo viaggio impegnandosi, di ritorno, a fermarsi per saldare eventuali debiti. Accompagna ed affida.

Non può risolvere tutti i problemi.

È l’obiezione che mi sento rivolgere continuamente:

a che serve salvare i povericristi che arrivano con i barconi? È un intero continente a fuggire!

Vero: io, però, ho davanti agli occhi quella bambina annegata che galleggia.

Cosa vuoi che faccia la mia protesta di cittadino se intorno tutti rubano e se ne fregano?

Giusto: io, però, voglio consegnare a mio figlio un mondo migliore e mi comporto onestamente.

Ha ancora senso cercare di accogliere i nostri ragazzi, fare degli inutili corsi pre-matrimoniali ora che il mondo occidentale disprezza il cristianesimo?

D’accordo: io, però, continuo a parlare del magnifico volto di Dio sperando che qualcuno se ne accorga.

La mia è solo una goccia nell’oceano.

Una sola.

Ma questa non è una buona ragione per non farla cadere nell’acqua.

Mi immagino l’uditorio.

Silenzio assoluto.

E Gesù conclude: tu di chi vuoi essere prossimo? A chi vuoi avvicinarti? Chi scegli come tuo fratello?

***

Conferenze di Paolo:

  • Fraternità di Romena 17/07 mattina: La Fiducia, www.romena.it, Pratovecchio (AR)
  • Loreto 27/08 ore 15: Il Padre misericordioso, Centro Giovanni Paolo II – Per giovani
  • Sorrento 28/08 ore 19,30: Il Padre misericordioso, Parrocchia Santa Maria di Casarlano
  • Roma 31/08 pomeriggio: Il nome di Dio è misericordia, Seminario per operatori pastorali, www.movimentofac.it, Via Portuense 1019

Comunicazioni:

  • La meditazione del vangelo continua ogni settimana, perché la Parola non va mai in vacanza.

3 Responses to Commento al Vangelo del 10 luglio 2016 – Memento
  1. Ci tieni spesso a precisare che non dobbiamo proiettare le nostre paure e i nostri fantasmi su Dio, che abbiamo spesso di Lui un’idea deforme e terribile, che crediamo che Dio c’è ma che è incomprensibile e pericoloso.
    Io sono uno di quelli che ha questa idea di Dio ed il problema è che con tutta la forza ed il desiderio possibili ho tentato di cambiare questa convinzione,, senza però mai riuscirci, se non in minima parte.
    Ieri, ad esempio, il prete che celebrava la Messa ha spiegato, con tutta tranquillità, che dopo 20 secoli il messaggio che Gesù ci manda è sempre lo stesso, di andare e predicare il Vangelo; chi crederà sarà salvato, chi non crederà sarà condannato.
    Semplice, chiaro, e…tremendamente, orribilmente giusto e banale.
    Lo sognavo diverso questo Dio, a volte quasi sono riuscito a convincermi, anche leggendo i tuoi libri, di questo amore incondizionato, folle, infinito di Dio per me, per tutti.
    E ogni volta, puntualmente, qualche brano del Vangelo mi ha riportato alla dura e cruda realtà…la salvezza va conquistata, con convinzione, con una scelta, duramente…l’amore di Dio non è né può essere incondizionato se vi è un giudizio e se le conseguenze di quel giudizio sono così tremende. E non mi si venga a dire che Dio non condanna nessuno, ma che siamo noi che possiamo rifiutare il suo amore, perché il Vangelo è molto chiaro su questo: se non porterete buoni frutti….avevo fame e non mi avete dato da mangiare…via lontano da me maledetti, nel fuoco inestinguibile…chi crederà e sarà battezzato…. e molti altri brani in cui è chiaro che vi sono regole e condizioni da rispettare per avere la vita eterna e un giudice (tutt’al più giusto), che tirerà le somme della nostra vita.
    Altro che amore incondizionato, sguardo amorevole mai giudicante, perdono senza se e senza ma che suscita la conversione; al limite tutto questo avviene qui, in questo tempo, nella speranza che ci convertiamo e che diventiamo come Dio vuole, poi però il giudizio arriva, giusto ma inesorabile. E allora Dio non mi amerà per come sono, come dici tu, perché se non mi sarò fatto prossimo, se non avrò creduto, se non sarò battezzato, se avrò nascosto i talenti, se non avrò rispettato la Legge….se, se, se…allora sarò condannato…tutto qui, giusto ma terribile…e molto “umano”.
    Se allora abbiamo questa orribile immagine di Dio, non sarà forse che ce l’ha suggerita Gesù?? Come mai tanti preti, santi, papi e cristiani l’hanno tramandata per 2000 anni se è così sbagliata.
    Dici spesso che l’unica obiezione seria alla fede in Dio è il dolore; io credo invece che l’unica obiezione seria alla bontà infinita di Dio è il giudizio.
    Se Dio è questo, credo che ci basterebbe poter dare per un attimo uno sguardo all’inferno per evitare di credere in un Dio infinitamente misericordioso.

  2. Qui si gioca tutta la sfida della fede: il vero volto di Dio. Ogni brano di Vangelo può essere letto in diversi modi: credo di leggerlo nella chiave della misericordia così come Papa Francesco ci ha chiesto. Non è questo il luogo per elencare tutte le citazioni di Gesù rispetto al volto del Padre. L’inferno esiste, certo, ed è il luogo in cui abita chi non vuole avere a che fare con Dio. E, come bene diceva papa Benedetto, è paradossalmente la misura dell’amore di un Dio che non ti costringe ad essere amato. Insomma, mi pare che valga la pena riprendere il filo del discorso interiore, superando le tue paure e i tuoi demoni.

  3. Per leggere in chiave di misericordia certi brani molto chiari e crudi bisogna stravolgerne il significato letterale a mio avviso…vorrei tanto sentirmi amato incondizionatamente ma non ce la faccio proprio…spero di sentirmici un giorno, anche se dopo tanti anni sto perdendo la speranza. Grazie per avermi risposto


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