1. LEGGI IL BRANO DEL VANGELO – Mc 1, 14-20

    Terza domenica del Tempo Ordinario – Anno B

    Mc 1, 14-20
    Dal Vangelo secondo Marco

    14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». 16Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

    C: Parola del Signore.
    A: Lode a Te o Cristo.

    • 21 – 27 Gennaio 2018
    • Tempo Ordinario III
    • Colore Verde
    • Lezionario: Ciclo B
    • Anno: II
    • Salterio: sett. 3

    Fonte: LaSacraBibbia.net

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  3. ASCOLTA L’AUDIO

Pescatori di uomini

È qui, il Regno, si è fatto vicino.

Visto che non siamo in grado di cercare Dio senza stravolgerne il volto, o manipolarlo o costruirlo a nostra immagine e somiglianza è lui, Dio, a colmare la distanza che ci separa. Il Natale che abbiamo appena celebrato ci ricorda esattamente questa straordinaria verità: Dio si fa vicino, si fa incontro.

Allora svegliati, muoviti, scuotiti.

Convertiti e credi.

Convertiti: cioè guarda se la strada che stai percorrendo ti sta conducendo verso la pienezza della felicità o se, invece, ti stai allontanando dalla tua anima.

E se ti accorgi che la strada che percorri non ti porta da nessuna parte inchioda e torna indietro.

E credi: fidati di quello che Gesù è venuto a raccontare, a dire, a testimoniare.

Questo è il messaggio con cui Gesù inizia la predicazione. Questa è la sintesi del Vangelo in cui crediamo.

Questo è ciò che potremmo dire, senza tanti fronzoli, ai tanti smarriti di oggi: il Dio di Gesù ti vuole incontrare, accorgitene! Fidati! Lasciati amare!

Così il potente vangelo di Marco descrive l’opera di Gesù subito dopo lo stringato racconto del battesimo.

Gesù inizia la sua missione, annota Marco, quando avrebbe dovuto rinunciarvi: Giovanni è stato appena arrestato, imitarne l’opera è semplicemente folle.

Invece di passare il tempo a lamentarsi, a fuggire, a rintanarsi in sacrestia, come facciamo noi, osa.

Esce e va a chiamare dei collaboratori.

Sui confini

Li va a prendere ai bordi del lago, nella Galilea delle genti, guardata con disprezzo dai puritani di Gerusalemme, cerca dei lavoratori, gente comune, non dei sacerdoti, non degli esperti.

Li chiama senza merito, li chiama anche se non sono ancora discepoli, anche se non hanno fatto nessun corso di formazione, anche se non hanno preso nessun diploma da annunciatori.

Li chiama perché vuole loro e li va a prendere dove sono, non li aspetta dietro una scrivania.

Gesù si muove. Gesù agisce.

È lui il protagonista, è lui che ci viene a cercare.

Così come Dio chiama Giona, il più imperfetto e fragile fra i profeti, pavido e capriccioso, affatto devoto, affatto virtuoso, per invitare gli abitanti di Ninive a cambiare atteggiamento, e i niniviti cambiano, forse perché vedono quell’invito rivoltogli da un uomo fragile come loro…

Dio ha bisogno di me per annunciare al mondo la salvezza.

Non per salvare il mondo ma per vivere da salvato. Perché il mondo non lo sa di essere salvo.

Nel piccolo, fragile mondo in cui vivo Dio mi chiama a diventare suo collaboratore.

Nella quotidianità talvolta insipida e meschina si manifesta, se abbiamo affinato lo sguardo interiore, se abbiamo dato spazio all’anima. Nelle periferie esistenziali in cui abito mi viene a stanare. Non a Gerusalemme, non nel tempio, non nelle scuole rabbiniche.

Ai confini, fuori.

Reti

Per seguirlo, però, bisogna osare.

Bisogna lasciare le reti che, addirittura, riassettiamo, cuciamo, ripariamo.

Le reti: tutto ciò che ci lega. Il giudizio degli altri, i sensi di colpa, il nostro narcisismo, l’immagine di noi stessi, le ansie da prestazione, i soldi, le relazioni famigliari possessive, l’apparire… serve continuare?

Siamo pieni di reti da abbandonare. A volte, ribadisco, le riassettiamo e magari lo facciamo pensando di far piacere a Dio. Dei geni.

Giacomo e Giovanni lasciano il loro padre Zebedeo. La più stretta delle reti.

Lui e i suoi garzoni, lui e i suoi figli. Possiede, Zebedeo. Lega a sé.

Devono lasciare anche lui.

Pescatori di umanità

Per diventare pescatori di umanità.

Per tirare fuori tutta l’umanità che ci abita. E che abita gli altri attorno a noi.

Per immaginare il mondo come lo vede Dio, con un’umanità redenta, pacificata, dialogante, parte di un progetto. Così come sarebbe bello diventasse la Chiesa.

Questo possiamo fare: diventare uomini e donne fino in fondo, abitati dal Vangelo e innamorati della vita. Sarebbe una splendida pubblicità per il Regno.

Pensi proprio che abbia ragione san Paolo quando scrive ai Corinti: passa la scena di questo mondo. Meglio investire su ciò che rimane.

Conferenze di Paolo Curtaz:

  • Sondrio 22/01 ore 17,00: Una Parola che unisce Sala Vitali, via delle pergole – Incontro ecumenico –
  • Ivrea 23/01 ore 20,30: Le beatitudini (Mt 5) Via Marini 33, Borgofranco d’Ivrea –
  • Treviso 24/01 ore 20,30: La Chiesa in uscita, Istrana –
  • Genova 23/01 ore 18,30: Parrocchia dell’Annunziata a Sturla e 25/01 ore 20,45 Parrocchia dell’Annunziata a Sturla –
  • Genova 26/01 ore 21: La Chiesa secondo Gesù, Chiesa del Gesù. Via Matteotti

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