Matteo ha lasciato tutto per seguire il falegname di Nazareth, ha lasciato la sua fama e la sua ricchezza per vedere questo Profeta commuoversi di fronte alla folla sperduta, ha ascoltato la sua tagliente Parola credendo – sul serio – che Dio ama i passerotti e conta il numero dei capelli sul nostro capo. Matteo ha vissuto la gioia più grande della più grande gioia che un uomo possa sperimentare nella sua vita: è diventato discepolo.
Sì, vale la pena convertire il proprio cuore, lasciar perdere le false promesse dei profeti taroccati che ci circondano e affidarci totalmente a Lui, al Maestro Gesù.
Attenti, però: solo chi ha un cuore semplice, solo chi mette da parte la delirante logica dell’apparire e del potere, può capire. Così, tanto per cambiare, Dio ribalta le proporzioni e i rapporti tra la gente: non è fortunato chi è ricco, chi riesce, chi si realizza. E’ fortunato chi accoglie la Parola. E, da ridere, sono i poveri dentro quelli che accolgono.

Un Dio anarchico
Gesù stesso resta spiazzato dalla logica del Padre, ed esplode in un canto di gioia: le cose del Regno sono capite dai bastonati della storia, non perché bastonati, ma perché disposti a mettersi in discussione.
Il nostro mondo occidentale professa come dogma intoccabile il mito del progresso e del benessere: l’economia ha sostituito la politica e l’etica. Date un’occhiata ai media: per esistere devi apparire, possedere, poter spendere. L’ultimo cellulare, l’ultima moda, le cose cool e stra-cool. I miei ragazzi, vittime di questo bombardamento mediatico, vestono tutti rigorosamente uguali, griffati, senza porsi il problema di cosa riservi loro il futuro.
Il mondo è dei forti: dei calciatori pagati milioni di Euro, delle veline, degli arroganti. Vince il migliore, sempre, non conta arrivare secondo, il secondo è sconfitto. Vincono i migliori e, se hai grinta, se hai agganci, se hai coraggio, potresti forse, un giorno, chissà, farne parte.
Dio non vuole che vinca il migliore, anzi: ha vinto lui per tutti. Dio non livella in basso, in nome di un falso buonismo, le nostre aspirazioni. Sa che ognuno è sé, ognuno è prezioso, pezzo unico, capolavoro, fuoriserie e non possiamo ingannarci credendo di dover dimostrare di valere, sbattendoci tutta la vita a conseguire risultati sempre più elevati.
A leggere i giornali – scritti sempre dai vincitori – sentiremo le solite lugubri filastrocche: `E’ sempre stato così, vince il più forte, è l’istinto, prevale la selezione naturale del migliore`.
Un’altra parola, più autorevole, sorride di questa sicumera, così simile ai proclami altisonanti scolpiti sulle stele di assiri e babilonesi che avevano invaso con carri e cavalli la Palestina. Dio dice l’ultima Parola, ed è Parola di pace, Parola che sostiene gli sconfitti, i dimenticati della storia, gli esclusi dalle decisioni dei vari grandi.
Ingannato dalle sue stesse deliranti certezze, l’uomo contemporaneo crede davvero di essere il dominatore dell’universo e subisce questo stile di vita senza neppure interrogarsi sulla validità di tali scelte.
Dio – che ci conosce – dice altro, dice l’esatto contrario. L’unico davvero riuscito, il perfetto, il vero dominatore dell’Universo, sorride di queste nostre infantili paranoie, e ci chiede di vivere nello Spirito, non nella carne, di entrare nella logica altra, quella di Dio, quella dell’interiorità, dove i risultati si misurano nell’amore, non nei punti percentuali di guadagno di un’azienda.
Gesù stesso, quando vede realizzata questa logica, resta stupito: il suo vangelo, la sua missione è snobbata dagli intellettuali e dagli arricchiti di turno, e viene capita e accolta dagli sconfitti della storia. Gesù fa i complimenti a Dio, perché ribalta le nostre effimere certezze.

Elogio della sconfitta
Gesù si spinge oltre: vede la fatica degli sconfitti, vede che una gran parte dell’umanità ha perso il treno della storia e del successo. E osa.
Chiede di andare da lui, chiede di abbandonare le categorie di questo fragile mondo e di fidarsi di lui e di lui solo. Andare a lui noi stanchi, noi affaticati, noi oppressi da ogni sorta di giogo.
Nel mio faticoso e luminoso servizio di prete incontro, spesso, gli sconfitti dalla vita. Molto più numerosi di quanto qualunque statistica riuscirà mai a registrare.
In settimana ho fatto un colloquio con una persona che non leggerà mai queste pagine.
Una giovane donna sempre in lotta con la parte oscura del suo inconscio, anni di psicanalisi, lotta continua, un conto aperto con l’anoressia. Ogni anno mi viene a trovare, due o tre volte, e dice sempre le stesse cose: `Non sono capace, non ci riesco, tutto è più difficile di quanto io riesca a sopportare`.
L’altro giorno ha detto: `Forse non riuscirò mai a venirne fuori, invecchiando peggioro`.
Ho taciuto a lungo. E’ vero: anch’io peggioro con gli anni; i difetti, invece di sciogliersi nel mare dell’esperienza, si fanno ostinati.
Le ho detto: `Sì, forse non cambierai mai, forse la tua piccola vita si consumerà in una lotta inutile, forse il tempo del cambiamento non esiste. Ma la tua vita è preziosa, agli occhi Dio, un qualche senso ci deve essere anche se né tu né io lo capiremo mai`.
E’ così amici, è proprio solo così.
Saremo giudicati sull’amore. L’unica moneta che non deprezza al cospetto di Dio (non la devozione, non la ritualità, non l’abitudine religiosa) è l’amore.
E anche se ferito, se sconfitto, se perdente, se zoppo, se cieco nel cuore e nelle scelte, posso amare, almeno un poco.
Male, sbagliando, ma posso amare.

Dalla parte di Gesù
Gesù conclude: lui la sua scelta l’ha fatta, lui si è messo dalla parte degli sconfitti con mitezza e realismo, umiltà. Gesù sceglie – per amore – di schierarsi. Ha deciso.
E tu che leggi, amico, da che parte scegli di stare, con che logica decidi di ragionare?
Discepoli del Maestro Gesù, siamo invitati a ridire a noi stessi e al mondo qual’è la vera natura delle cose e a viverne di conseguenza. Voglio pensare semplice, essere semplice, vivere nello Spirito, non nella carne, stare pronto a smascherare le false sicurezze che mi vengono proposte e vendute.
Voglio raccontarla, questa logica: a Rachele che a quarant’anni cerca ancora un posto di lavoro e di finire l’università e che si vede passare davanti gli altri per dirle che è preziosa agli occhi di Dio; a Gianna e Luigi che non avranno il bimbo che hanno tanto desiderato e si sentono perduti per dir loro che possono diventare genitori di tutti i bimbi della comunità, a Gianni e gli altri, neolaureati, carne da macello della multinazionale di turno, che vorrebbero solo un lavoro normale, per dir loro di tener duro: non scoraggiatevi, mettetevi dalla parte di Dio, quella perdente. E accogliamo la suadente Parola del Signore che dice ad ogni sconfitto della storia: `Venite a me voi tutti affaticati e oppressi e io vi ristorerò`

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