Dicevamo che il Signore si serve di noi (di me) per rendere presente il suo volto nel mondo in cui vivo. Dicevamo dello stile e del contenuto di questo’annuncio (è Dio che salva, non noi!), dicevamo dell’urgenza di recuperare il vero volto di Dio nel nostro stanco cristianesimo occidentale…
Il rischio – però – è di fare come il dottore della legge del Vangelo di oggi che affronta Gesù per metterlo alla prova. Per il dottore la fede è chiara, evidente, prova un po’ di disprezzo per questo illetterato carpentiere che pretende di parlare di Dio; sì, veramente il povero dottore della legge (che figura sta per fare!) rappresenta due categorie di discepoli: coloro che identificano la fede con la “legge” e coloro che mettono Dio a livello dei massimi sistemi, ne discutono, ma non ne restano coinvolti e avvinti. Ne conosco tanti, troppi, di questi cristiani: il cristianesimo è la legge, fare i bravi ragazzi, rispettare delle norme, dei riti, delle regole. Persone a loro modo oneste e puntigliose che ingessano la libertà di Dio e di noi figli in alcune dotte considerazioni morali. Certo: una fede che non diventa vita nuova è schizzoide. Ma una morale che non nasce dall’incontro con Cristo è sterile sforzo umano. La fede è anzitutto incontro, non: fare o non-fare qualcosa, ma incontrare qualcuno. La domanda all’apparenza bizzarra che fa a Gesù ha una ragione: i buoni vecchi dieci comandamenti di Mosé, aggiungi di qua e ritocca di là, erano diventati oltre 600. C’era una gerarchia? La domanda serve a vagliare la preparazione teologica del malcapitato Gesù. Che chiede consiglio (che ridere!) al dottore che risponde bene: amare Dio e amare il prossimo. E Gesù lo liquida: “bravo, si vede che hai studiato, complimenti vivi”. Che figura! Gesù stai dicendo: “sei contento della tua dimostrazione di bravura? Ti senti realizzato? Goditi la tua sterile fede…” Ahimé molti cristiani pensano che – in fondo in fondo – il problema del cristianesimo di oggi sia l’ignoranza: si fa poco e male catechismo, non si parla più di Gesù ai giovani eccetera… Vero, abbastanza. Ma il dramma che scuote le nostre coscienze arrugginite di cristiani non è tanto la fatica del catechizzare ma la nostra testimonianza. Non stiamo vendendo un’enciclopedia ma indicando un Maestro! Forse il nostro dire Gesù è ambiguo, stanco, poco coinvolgente. Forse il problema non è la catechesi ma la fede, la mancanza di fede della nostra comunità. Cristiani tiepidi messi a contatto col gelo del nostro mondo non scaldano ma si raffreddano ulteriormente.
Il dottore ora è spiazzato: Gesù rispetta la sua fede, non la disturba, non inquieta le sue quattro convinzioni. Grande Dio che rispetta l’uomo! Ma questi vuole uscire dal pantano: chi è il mio prossimo? La parabola del buon Samaritano è uno dei capolavori di Luca: vediamo tutti, leggendo, il viandante aggredito, lasciato mezzo morto, vediamo lo sguardo del sacerdote e del levita che hanno paura di lasciarsi coinvolgere, vediamo il gesto delicato del samaritano (un nemico in teoria!) che se ne fa carico, che investe nel futuro, che non aspetta la medaglia e l’applauso per il suo gesto. E Gesù conclude: “chi è stato prossimo?” Cioè: “non chiederti chi è colui da amare, ma chi tu sei disposto ad amare”. Cioè: mettiti tu in gioco, non stare alla finestra, la fede ti schioda, t’ inquieta, ti ribalta, lasciati fare, lasciati rifare, lasciati disfare. Tu, sei disposto a fermarti? Saprai riconoscere nel nemico, nel ferito un fratello? Uno degli slogan dei cattolici per il Forum di Genova è: “Un solo Padre, sei miliari di fratelli”.
Sì, ecco, possiamo annunciare Gesù così, mettendoci accanto, guardando negli occhi delle persone che muoiono, non delle statistiche, cambiando stile di vita se questo serve a farci prossimi. La grande differenza tra Gesù e il dottore è tutta qui: Gesù si metterà in gioco, Gesù sa amare, sa come amare. Il dottore no, o non ancora. Gesù, samaritano dell’umanità di piega su di noi e ci consola. Concludo trascrivendo una preghiera che è stata trovata scolpita sulla pietra al Caravan Serraglio tra Gerusalemme e Gerico, tuttora esistente, da un pellegrino del medio-Evo:
“Amico che leggi, se persino sacerdoti e leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon samaritano, che avrà sempre compassione di te e, nell’ora della tua morte, ti porterà alla locanda eterna”

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