Cosa abbiamo di meglio da fare se non lasciarci amare dal Dio di Gesù?
Invitati al banchetto dello sposo, proprio noi cristiani di antica tradizione corriamo il rischio di dimenticarci che la vita è festa, che la vita con Dio è danza, che non occorre essere particolarmente bravi o devoti per partecipare alle nozze dell’agnello, ci è chiesto solo di indossare l’abito (povero) di chi prende consapevolezza di ricevere un immenso onore: quello di banchettare con Dio.
Che senso ha spingere a entrare un mendicante e poi lamentarsi che non è vestito a festa? Dio non ci chiede di indossare uno smoking, ma il più bello dei nostri vestiti, perché ciò manifesta l’aver preso coscienza del grande onore che Dio ci fa di essere concittadini dei santi e famigliari di Dio…

La trappola
Dobbiamo darne atto: la trappola che viene tesa a Gesù dai farisei è geniale: dobbiamo pagare le tasse ai romani o no? In un paese occupato, in cui i venti della rivolta soffiavano impetuosi, l’umiliazione di pagare le tasse al potere romano era insostenibile: se Gesù avesse risposto “sì”, avrebbe in qualche modo avvallato l’occupazione, rifiutarsi di pagarle lo avrebbe schierato nel gruppo degli estremisti di tutti i tempi.
(Com’è possibile porre una domanda col solo intento di mettere in difficoltà, di trarre in inganno? Che triste uomo è l’uomo che non cerca risposte, ma conferme ai propri pregiudizi!).
“Ipocriti”, risponde il Maestro facendosi dare una di quelle monete che i farisei si rifiutavano di restituire a Cesare e che, pure, riempivano le loro tasche: ipocriti e opportunisti. E, come sempre, Gesù cerca di riportare la riflessione ad un livello superiore, di andare all’origine delle scelte, di fondare una scelta politica: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.

A Cesare
“Date a Cesare quel che è di Cesare”: le realtà terrene hanno una loro autonomia, una loro logica interna, non c’è bisogno di coinvolgere Dio direttamente nelle decisioni che dobbiamo prendere.
Dio Creatore costruisce dal nulla il cosmo e lo rende autonomo, a noi di scoprirne il funzionamento e le sue leggi intrinseche. Di più: ciò che è creato è “buono” in sé, l’uomo è chiamato a custodire questa bontà, questa bellezza usando la sua intelligenza, nella visione biblica che sa che armonia è fragile e minata dal delirio di onnipotenza dell’uomo.
Sono, perciò, chiamato a scrutare le cose e la vita per capirne il significato, non ho la verità in tasca, devo attuare quella splendida virtù che è il dialogo per vivere con gli altri: non possiamo appellarci a Dio per far passare qualche nostra opinione, non è rivelato se io debba o meno costruire quel ponte o operare quella scelta politica o attuare quella prassi economica.
Dio, ottimista, ci crede capaci di gestire al meglio la splendida vigna in cui ci ha messi a vivere.
La Scrittura, addirittura, osa lodare il pagano Ciro che, inconsapevole, attraverso la sua azione politica sconfiggerà Babilonia riportando a casa gli esiliati di Gerusalemme: egli diviene “strumento” che Dio usa per attuare il suo progetto. Come sarebbe bello se i cattolici la smettessero di sentirsi accerchiati dai nemici per vedere come, invece, Dio opera meraviglie anche attraverso persone di opinioni diverse dalla nostra!
Date a Cesare quel che è di Cesare: Gesù dice che sono trattato da adulto, che Dio non mi allaccia le scarpe né mi soffia il naso, che mi è data la capacità di affrontare le difficoltà, che sono considerato capace di vivere. Quanto amo questo Dio che mi crede capace! Che mi tratta da adulto! Che sa che posso farcela, che ci ha affidato (tenero) questo mondo per gestirlo al meglio!
I farisei restano con un pugno di mosche in mano: il Rabbì non risponde alla loro provocazione, sta a loro decidere cosa fare.

A Dio
“Date a Dio ciò che e di Dio”: meditando il vangelo e le lettere di Paolo, ci si rende conto che Gesù pone l’amore verso il Padre come origine di ogni scelta.
Gesù ci invita ad occuparci anzitutto del nostro “dentro”, della nostra interiorità, del grande progetto che Dio ha su di noi. Il resto verrà di conseguenza.
Il rapporto con la realtà, in particolare quella politica, si gioca tutto in questo difficile equilibrio: mantenere un’autonomia delle realtà mondane, lasciando che esse ritrovino la loro origine in Dio.
Alieno al vangelo è l’atteggiamento di chi rifiuta il mondo rifugiandosi nel suo Dio: Gesù si è schierato, ha denunciato l’ipocrisia del gioco politico, è stato spazzato via a causa della sua franchezza. Ma alieno al vangelo è anche l’atteggiamento di chi si compromette col mondo, di chi usa la politica e il potere (anche religioso) per ottenere dei privilegi, di chi vagheggia una teocrazia o pensa di imporre la fede agli altri.
Guai! ci ammonisce Gesù, quando tutti parlano bene di noi e ci applaudono: lo stesso hanno fatto dei profeti. E poi li hanno uccisi…
Abbraccio mortale è l’abbraccio con chi applaude la Chiesa per riceverne approvazione e consenso.
La Chiesa deve sempre e solo proporre una riflessione sull’oltre, sull’altrove, anche a costo di pagarne le conseguenze (e la Storia insegna…).
Ci è chiesto, invece, l’atteggiamento ben più difficile di lavorare al dialogo per ricondurre a verità ogni cosa. Nella Bibbia non troveremo nozioni di economia o di genetica, ma ispirandoci al Vangelo potremo giudicare la realtà.
Il mondo dice: al centro dell’economia vi è il profitto.
Il Vangelo dice: al centro dell’economia vi è l’uomo.
La scienza dice: ciò che è possibile è lecito.
La Parola dice: la vita è Mistero, va rispettata, ha una sua sacralità che va riconosciuta, non siamo i dominatori dell?universo, ne siamo i servi indegni.
La politica dice: la ragione va imposta con la forza.
Gesù dice: la profezia e la mitezza convertono i cuori.

Geremiadi
Certo, di questi tempi, in questo momento storico, il rischio non è certo quello del compromesso con le
realtà mondane, quanto più, invece, il rischio del rifugio intimistico nella religiosità disincarnata.
Dove sono i cristiani nell’economia, nella politica, nella scienza?
Mettiamo la nostra preparazione e la nostra intelligenza a servizio dell’uomo e del Vangelo, lasciamo dialogare la verità di Dio con le cose di cui abbiamo competenza.
In questi tempi acerbi, appena i cristiani parlano si chiede loro di occuparsi delle cose dello spirito!
In questi tempi ipocriti, si è più attenti all’apparenza che alla sostanza, a volte - ahimè - anche nella nostra amatissima Chiesa.
Cittadini del mondo, toccati dalla gioia di avere conosciuto il Cristo, chiediamo di essere ascoltati e di ascoltare, di portare una luce diversa sulla realtà, una prospettiva che ci conduce più in alto, senza fanatismi o rigidità, condividendo la stessa umanità, senza rinunciare allo splendido volto di Dio che ci ha convertito.

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