Lettura del Vangelo secondo Giovanni 3, 25-36
In quel tempo. Nacque una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Commento:

Alla vigilia del Battesimo del Signore, la Parola chiude la settimana feriale con un’interessante episodio di incomprensione tra i discepoli del Battista e quelli del Nazareno. Con molta probabilità, agli inizi della Chiesa coesistevano due tipologie di battesimo: una del Battista e una dei discepoli di Gesù. Il brano intende chiarire che Giovanni si mette da parte, che vuole che sia lo sposo a crescere, egli sente di avere concluso la sua missione e il suo percorso di vita. Immenso Giovanni che sa farsi da parte, che capisce quando è il momento di andarsene, di gettare la spugna, di voltare pagina. Gesù definisce il Battista come il più grande degli uomini mai esistiti. Ha ragione: Giovanni è grande proprio per la sua umiltà autentica e fattiva, per la sua capacità di trovare il suo ruolo all’interno della grande storia di salvezza che Dio intesse nelle nostre piccole storie. Giovanni passa la sua vita cercando l’Assoluto, inquieto e burbero, non condivide fino in fondo la vita comunitaria di Qumran e se ne va, scegliendo la strada difficile della solitudine assoluta. Nei pressi del Mar morto, sulle rive del Giordano, attira migliaia di persone affascinate dalla sua forte personalità carismatica. Non ha peli sulla lingua, Giovanni, fustiga il potere costituito, anche religioso, senza paura. Interrogato su chi egli sia, in maniera inattesa risponde: “Io sono voce”. Questo gli ha svelato il deserto: egli è una voce imprestata alla Parola.

Gesù, rivela Giovanni, è stato mandato dal Padre e proferisce le parole di Dio e dona lo Spirito senza misura. Chi crede a questa parola vive la vita eterna, la possiede. E’ così, amici, ve lo ripeto alla nausea: noi non crediamo in Dio, ma nel Dio di Gesù Cristo. Noi crediamo che Gesù è il Figlio di Dio ed è stato mandato dal Padre per raccontare il vero volto di Dio, non quello sbiadito e approssimativo delle nostre devozioni. La nostra vita è una continua conversione dal Dio in cui credo di credere al Dio che Gesù è venuto ad annunciare. Spesse volte l’idea di Dio e di noi stessi che abbiamo è profondamente disturbata dal nostro carattere, dalle nostre esperienze. Quanto è liberante poter avvicinarci al Dio di Gesù Cristo lasciando perdere le tante, troppe rappresentazioni che abbiamo di lui! E, avvicinandoci a Gesù, riceviamo lo straordinario dono della Parola e dello Spirito: la parola di Gesù che, meditata, ci permette di accedere al vero volto di Dio, e lo Spirito Santo, primo dono ai credenti, che ci aiuta a rendere sempre presente il Maestro Gesù. Questo incontro ci permette di vivere una vita eterna, cioè piena, colma. La vita eterna è già iniziata, per ciascuno di noi, non dobbiamo proiettarla in un ipotetico, quanto lontano futuro. La vita eterna è già cominciata per ciascuno di noi. Certo: dovrà crescere fino alla pienezza della trasfigurazione in Dio, ma già sin d’ora possiamo percepirne la forza che ci riempie il cuore.

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