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Lettura del Vangelo secondo Matteo 11, 27-30
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Dalla parte di Dio
Matteo ha lasciato tutto per seguire il falegname di Nazareth, ha lasciato la sua fama e la sua ricchezza per vedere questo Profeta commuoversi di fronte alla folla sperduta, ha ascoltato la sua tagliente Parola credendo – sul serio – che Dio ama i passerotti e conta il numero dei capelli sul nostro capo. Matteo ha vissuto la gioia più grande della più grande gioia che un uomo possa sperimentare nella sua vita: è diventato discepolo.
Sì, vale la pena convertire il proprio cuore, lasciar perdere le false promesse dei profeti taroccati che ci circondano e affidarci totalmente a Lui, al Maestro Gesù.
Attenti, però: solo chi ha un cuore semplice, solo chi mette da parte la delirante logica dell’apparire e del potere, può capire. Così, tanto per cambiare, Dio ribalta le proporzioni e i rapporti tra la gente: non è fortunato chi è ricco, chi riesce, chi si realizza. É fortunato chi accoglie la Parola. E, da ridere, sono i poveri dentro quelli che accolgono.
Un Dio anarchico
Gesù stesso resta spiazzato dalla logica del Padre, ed esplode in un canto di gioia: le cose del Regno sono capite dai bastonati della storia, non perché bastonati, ma perché disposti a mettersi in discussione.
Il nostro mondo occidentale professa come dogma intoccabile il mito del progresso e del benessere: l’economia ha sostituito la politica e l’etica. Date un’occhiata ai media: per esistere devi apparire, possedere, poter spendere. L’ultimo cellulare, l’ultima moda, le cose cool e stra-cool. I miei ragazzi, vittime di questo bombardamento mediatico, vestono tutti rigorosamente uguali, griffati, senza porsi il problema di cosa riservi loro il futuro.
Il mondo è dei forti: dei calciatori pagati milioni di Euro, delle veline, degli arroganti. Vince il migliore, sempre, non conta arrivare secondo, il secondo è sconfitto. Vincono i migliori e, se hai grinta, se hai agganci, se hai coraggio, potresti forse, un giorno, chissà, farne parte.
Dio non vuole che vinca il migliore, anzi: ha vinto lui per tutti. Dio non livella in basso, in nome di un falso buonismo, le nostre aspirazioni. Sa che ognuno è sé, ognuno è prezioso, pezzo unico, capolavoro, fuoriserie e non possiamo ingannarci credendo di dover dimostrare di valere, sbattendoci tutta la vita a conseguire risultati sempre più elevati.
Ingannato dalle sue stesse deliranti certezze, l’uomo contemporaneo crede davvero di essere il dominatore dell’universo e subisce questo stile di vita senza neppure interrogarsi sulla validità di tali scelte.
Dio – che ci conosce – dice altro, dice l’esatto contrario. L’unico davvero riuscito, il perfetto, il vero dominatore dell’Universo, sorride di queste nostre infantili paranoie, e ci chiede di vivere nello Spirito, non nella carne, di entrare nella logica altra, quella di Dio, quella dell’interiorità, dove i risultati si misurano nell’amore, non nei punti percentuali di guadagno di un’azienda.
Gesù stesso, quando vede realizzata questa logica, resta stupito: il suo vangelo, la sua missione è snobbata dagli intellettuali e dagli arricchiti di turno, e viene capita e accolta dagli sconfitti della storia. Gesù fa i complimenti a Dio, perché ribalta le nostre effimere certezze.
É così amici, è proprio solo così.
Saremo giudicati sull’amore. L’unica moneta che non deprezza al cospetto di Dio (non la devozione, non la ritualità, non l’abitudine religiosa) è l’amore.
E anche se ferito, se sconfitto, se perdente, se zoppo, se cieco nel cuore e nelle scelte, posso amare, almeno un poco.
Male, sbagliando, ma posso amare.
Dalla parte di Gesù
Gesù conclude: lui la sua scelta l’ha fatta, lui si è messo dalla parte degli sconfitti con mitezza e realismo, umiltà. Gesù sceglie – per amore – di schierarsi. Ha deciso.
E tu che leggi, amico, da che parte scegli di stare, con che logica decidi di ragionare?
Paolo Curtaz