1. Lettura del Vangelo secondo Giovanni 5, 19-24

    In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
    In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita».

A volte lo dimentichiamo, ma la ragione per cui Gesù è stato arrestato e condannato a morte è la sua pretesa di essere come Dio. In un paese rigidamente monoteista come Israele, il cui senso della trascendenza era assoluto e la bestemmia veniva punita severamente, la pretesa del falegname di Nazareth di essere come Dio doveva essere vissuta come destabilizzante e folle.

Ma Gesù non si presenta come un folle, argomenta le sue opinioni, fornisce una spiegazione teologica alle sue pretese.

I vangeli sono piuttosto chiari e diretti: Gesù si è fatto figlio di Dio.
La Chiesa non ha divinizzato un uomo, ma con fatica ha accettato la sconcertante notizia che Dio è diventato uomo. Conosco delle persone che si fermano all’umanità di Gesù, che ne ammirano la forza interiore, la coerenza, la serenità, la predicazione ma che considerano un’invenzione maldestra della Chiesa il fatto di avere divinizzato un grande personaggio della storia.

Gesù è stato ucciso per la sua folle pretesa, perchè ha affermato con forza di essere in un rapporto unico e privilegiato con Dio, non come un profeta o un uomo particolarmente spirituale, ma come il figlio stesso di Dio. Difficile, dal mio punto di vista, ammettere questo e continuare a sostenere il fatto che Gesù, in fondo, era una gran bella persona.

Leggendo i vangeli, invece, possiamo affermare che, come ci dicono i testimoni del tempo, Gesù in più di un’occasione ha agito e parlato identificandosi con Dio, mettendosi al posto di Dio, cosa tanto più sconcertante perché avvenuta in seno ad un popolo che faceva dell’unicità e dell’alterità di Dio la propria gelosa peculiarità.

Io credo che un grande uomo che si prende per Dio sia un povero pazzo. O che, invece, sia veramente ciò che dice di essere…

Noi continuiamo a professare che Gesù è veramente chi egli ha detto di essere: il figlio di Dio venuto per svelare la profonda e definitiva identità del Padre. Vale la pena ricordarcelo.

Paolo Curtaz

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