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Lettura del Vangelo secondo Matteo 10, 16-20
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi».
Viviamo tempi difficili e nubi scure si addensano all’orizzonte. In questi ultimi decenni il cristianesimo ha preso il primo posto nella triste classifica delle religioni maggiormente perseguitate nel mondo. Ogni giorno centinaia di discepoli subiscono minacce e violenze, anche fisiche, a causa del Vangelo. In alcuni paesi, inoltre, il radicalismo islamico, che nulla ha a che vedere col Corano!, fomenta l’odio che giunge ad uccidere coloro che invece il testo sacro dell’Islam protegge.
In Europa, invece, assistiamo al bizzarro fenomeno del diffondersi di un laicismo che giustifica ogni opinione… purché non sia cristiana!
La Chiesa continua ad essere accusata di miopia e di chiusura semplicemente perché, democraticamente, esprime le proprie opinioni, poco gradite agli ambienti radicali che ormai hanno in pugno l’opinione pubblica.
A noi, per ora, non succede di dover rischiare la vita nel testimoniare il Signore. Gesù, però, l’aveva previsto: il discepolo non è più grande del Maestro e può essere chiamato a dare la vita per il vangelo.
Annunciare il Regno significa fare i conti con l’ostilità di chi non vuole avere a che fare con Dio o con la verità o con la bontà d’animo. Gesù lo mette in conto: prevede, per i suoi discepoli, ostilità e contraddizioni, quando non vere e proprie persecuzioni.
Sembra di poter leggere, fra le righe dell’invito riportato da Matteo, la lacerazione presente nelle famiglie delle comunità di Gerusalemme cui, probabilmente, lo scriba diventato discepolo indirizza il suo scritto: dopo la caduta del tempio, l’ostilità da parte del giudaismo ufficiale verso i seguaci del Nazareno, diventa palpabile, al punto da creare divisioni all’interno delle famiglie.
Ma a tutti, il Signore chiede di essere semplici come colombe e prudenti come serpenti. Troppo spesso, però, la storia ci consegna una Chiesa semplice come i serpenti… E invece di essere pecore in mezzo ai lupi, molti cristiani hanno preferito essere lupacchiotti, in attesa che i lupi diventassero pecore. No, amici, o il vangelo è vero o stiamo perdendo tempo inutilmente: proviamo, oggi, ed essere persone pacificati che vedono il positivo in sé e negli altri, agnelli e colombe, non fessi, capaci di dire con la propria vita che si può vivere diversamente.
La fede cristiana è e resta disarmata. O è disarmata o non è fede cristiana. Disposti ad essere tolleranti con le altri fedi religiose, quando si tratta di cristianesimo invece, in nome di una presunta libertà di opinione, tutto si può dire… Ma Gesù ci aveva avvertiti: restiamo colombe.
Paolo Curtaz