1. Lettura del Vangelo secondo Giovanni 14, 15-20

    In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

Vieni!

Colomba… fiammelle di fuoco… vento…

No: decisamente a immaginarci lo Spirito Santo facciamo una gran fatica.

Mi spiego: il Padre tanto quanto, è l’Incommensurabile, l’Onnipotente, e allora un simpatico vecchione barbuto ci sta.

Il Figlio è facilissimo con la ricchissima descrizione che la storia ci ha consegnato e il suo bel viso brunito contornato da una bella barba rasa ce lo restituisce all’immaginazione.

Ma lo Spirito! Vagamente legato alla Pentecoste, lo rispolveriamo in occasione della Cresima, ma rischia di restare accantonato nelle nostre devozioni come un “qualcosa di più” di un santo.

Che tristezza!

Così pochi conoscono delle preghiere di invocazione dello Spirito.

Lo Spirito: presenza d’amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli apostoli, nominato con rispetto e con titoli straordinari da Gesù: ” Vivificatore”, “Consolatore”, “Ricordatore”, invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d’oriente.

Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti, tristi. Esagero? No, è che lo Spirito, così discreto, così impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta della nostra fede, ciò che unisce tutto.

Lo Spirito Santo è il grande dimenticato della nostra vita di fede e della nostra preghiera, il grande assente. Difficile da descrivere, difficile da immaginare, ma, dimenticandolo, rischiamo di ignorare l’essenziale della vita spirituale.

Vita spirituale, cioè: vita nello Spirito Santo, dimensione essenziale per incontrare Dio.

Fatichi a capire la Parola? Manca lo Spirito che l’ha ispirata.

Non ti spieghi quando parli? Manca lo Spirito che crea sintonia tra le persone.

Hai sentito – improvviso – il soffio di Dio nella tua vita? C’era lo Spirito creatore, che ancora plana sulle acque informi della Creazione e suscita la vita…
Ci vuole una presenza interna intelligente e sottile che ci permette di scrutare nel profondo la nostra vita, per potere scoprire Dio. O cambiano le cose intorno a noi, o cambia il nostro modo di vederle: perciò Gesù ci dona lo Spirito Santo. 

L’unico esempio che mi sembra spiegare bene ciò che ho nel cuore è questo: immaginatevi di essere una radio (a voi la scelta tra un sofisticato apparecchio HiFi o una scatolina portatile) e immaginatevi che il Signore Gesù, la fede, la vita di Dio sia una potente stazione radio.

Bene: se non siete in sintonia, se non cogliete la giusta frequenza, sentirete solo un fastidioso ronzio.

Idem con lo Spirito (che spero mi perdoni per la bestialità di esempio!): senza lui che ci mette in sintonia la fede ci giunge agli orecchi del cuore come brusio.

Davvero lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è Colui che ci rende presente qui e ora il Signore Gesù.

Siete soli?

Avete l’impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua da tutte le parti?

Vi sentite incompresi o feriti?

Invocate lo Spirito che è Consolatore, fa compagnia a chi è solo.

Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo?

Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta e vivace come quella dei grandi santi.

Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori alla domenica?
Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.

Così gli apostoli, come ancora si diceva domenica scorsa, che hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha rivoltati come un calzino per essere finalmente, definitivamente annunciatori e, allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore.

Ecco allora che le immagini del fuoco, del vento, sono quanto mai azzeccate.

Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, state tranquilli: c’era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura del vostro cuore e della vostra incredulità!

Non vi capite con chi vi sta intorno, col vostro parroco, col vostro confratello? Invocate lo Spirito che suscita l’anti-Babele ricucendo gli strappi del nostro non capirci per suscitare comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie.

Abbiamo bisogno, urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perché ci cambi il cuore, ce lo riempia, dia una sveglia alla nostra fede.
Non è tempo perso il tempo dedicato ad invocarlo, a supplicarlo, a fargli vedere che lo aspettiamo.
Allora, amici, ancora socchiudiamo gli occhi assieme e con fede, con forza, con passione, sussurriamo ancora una volta: “Vieni”.

Paolo Curtaz

One Response to Ambrosiano – Commento al Vangelo del 15 maggio 2016
  1. Grazie Paolo per la tua Parola ne avevo proprio bisogno e spero di saper invocare lo Spirito per poter aumentare la fede che è sempre così piena di dubbi…Grazie davvero! OLGA


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