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Lettura del Vangelo secondo Luca 17, 26-30. 33
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
Gesù parla con un linguaggio apocalittico, che ci è poco congeniale, un linguaggio fatto di immagini per descrivere la pienezza dei tempi, il suo ritorno al compimento della storia.
Restiamo turbati, imbarazzati, scossi dalla violenza di tali immagini.
Il messaggio è chiaro: costruite la barca, anche se gli altri vi prendono per il naso.
Così è avvenuto al tempo di Noé: gente brava, molto indaffarata, si è scordata di costruire una barca su cui rifugiarsi in caso di diluvio…
Ascoltare la Parola, frequentare una comunità, ricevere con fede dei sacramenti, sono tutti degli strumenti che ci permettono di restare desti, nonostante la grande fatica di una quotidianità il più delle volte stressata e delirante.
Non pensiamo, però, solo alla venuta finale del Signore, dopo quella iniziale della storia.
Esiste una terza venuta, quella più importante, che è la venuta nel cuore di ogni uomo che cerca Dio.
Anche qui: possiamo essere talmente indaffarati in cose sane (talora perfino sante!), da non accorgerci della discretissima presenza del Maestro Gesù che sta alla porta e bussa.
“Un manager teneva un master sulla gestione del tempo ad un gruppo di responsabili aziendali. In una scatola quadrata trasparente mise dodici palline da tennis e chiese: “La scatola è piena?” – “Sí!” risposero gli allievi.
Aprì la scatola e versò della ghiaia che si insinuò tra le palline.
“E ora?”.
Gli allievi tacquero, sgomenti; ed egli aggiunse ancora prima della sabbia e infine dell’acqua.
Concluse: “Cosa vi ho insegnato?”
Rispose uno: “Che – ad organizzarsi bene – si trova il tempo per fare tutto”.
“No – replicò l’insegnante – se avessi messo le palline alla fine, dopo la ghiaia e la sabbia, non ci ci sarei riuscito.
Nella vita occorre prima di ogni altra cosa scegliere le priorità, il resto si può adattare”.
Mi piace questo racconto perché dice un’esperienza che tutti, credenti e non, facciamo: la fatica boia di vivere.
Mi spiego: abbiamo raggiunto il paradosso (uno dei tanti del nostro tempo), per cui abbiamo enormemente migliorato la qualità della vita: comodità, cibo, cure sanitarie. Tutto ciò permette – mediamente – di poter usufruire e godere delle tante cose che ci vengono messe a disposizione.
E invece no, abbiamo la sensazione di perdere del tempo, che la vita ci scivoli addosso…
Occorre svegliarsi, scuotersi, agire.
Indossare le armi della luce.
Gesù ci dice che il giorno del Signore arriva all’improvviso, che prende di sorpresa, che Dio chiede consapevolezza, accoglienza, verità di se stessi.
Possiamo vivere la nostra vita con attesa, lavorare, divertirci, orientati all’oltre, all’altrove, al vero.
Oppure no.
La stessa cosa viene vissuta in modo opposto: uno è preso, l’altro lasciato.
Uno è consapevole e incontra Dio, l’altro non si pone neppure il problema della vita (e della fede).
Mettiamo in ordine le palline da tennis della nostra vita, per favore, se necessario svuotiamo la scatola, prima che sia troppo tardi.
Oggi, Signore, aiutaci a mettere ordine nella nostra vita a scegliere noi, una volta tanto, senza lasciare che la vita scelga per noi…
Paolo Curtaz