Capitolo Cinque

Carissima,

“parliamone, allora, di questo Gesù”.
Così mi scrivi perentoriamente nell’ultima missiva. Eccomi pronto!
Prima, però, permettimi di far ordine un po’ nelle tue domande, tutte molto interessanti e che mi hanno fatto slambiccare il cervello.

Dunque, prima di parlare di Gesù dobbiamo necessariamente porci un problema che precede ogni altra considerazione: Gesù è mai esistito?
E, se sì, era davvero così come ce lo hanno descritto o è stato mitizzato dai suoi discepoli che ne hanno fatto un dio?

Questa domanda sottende un po’ alla tua marea di obiezioni.
Tranquilla, però, sei in ottima compagnia, visto che la stragrande maggioranza dei giovani come te si pongono lo stesso problema. Salvo poi non cercare una risposta.
Dammene atto, Giulia: molto spesso ci poniamo dei dubbi “per moda”, senza attendere una risposta.
Di più: alle volte in nome della “scientificità” (ne riparleremo di questo mito dei nostri tempi!) bocciamo i Vangeli come leggenda, senza investire un minuto a leggere qualcosa di scientifico che ne avvalori l’autenticità.

Sarò schietto con te: per affrontare questo problema in maniera esaustiva, “scientifica” appunto, dovrei parlarti di conoscenze che oltrepassano la mia preparazione e che oltrepassano la tua possibilità di accoglierle.
Ahimé, dovremo fidarci di chi ne sa più di noi.
D’altra parte quando vado dal dentista e questi mi comunica che ho una carie, non mi importa che prima mi faccia un corso di anatomopatologia!

Sappi solo che il problema sull’esistenza storica di Gesù è stato ampiamente e tenacemente dibattuto, a partire dal secolo scorso, fino a raggiungere una asprezza notevole agli inizi di questo secolo, e che, finalmente, ha elaborato dei punti fermi condivisi dalla maggioranza degli studiosi.
A leggere questi testi a distanza di qualche anno si resta stupiti dei pregiudizi che da entrambi le parti (sia da parte di chi demoliva la storicità del Vangelo, sia da parte di chi la difendeva) inquinavano l’obiettività scientifica. Tant’è, l’uomo impara sbagliando!

Ti faccio notare, però, che il problema della critica testuale, cioè il porsi di fronte alla veridicità di un testo, stabilirne con certezza una datazione, sviluppare i problemi ad esso legati, è comune a tutti i testi antichi.
Anzi: è molto più problematico per testi di cui oggi abbiamo solo le copie (come per i Vangeli) che risultano essere molto più tardive dei manoscritti dei Vangeli.
Per intenderci: i manoscritti che contengono i Vangeli sono molto più antichi e numerosi di quelli che ci trasmettono le opere di Aristotele o le gesta epiche di Giulio Cesare!
Eppure nessuno si è mai sognato di affermare che Aristotele è frutto della fantasia dei suoi discepoli e che Giulio Cesare non è mai esistito.
Ma, che vuoi, quando si parla di Gesù è meglio sospettare l’inganno …

Il risultato di un secolo e mezzo di accuse, irrigidimenti, ricerche, teorie, è questo: è fuori di ogni dubbio serio che nei primi decenni del primo secolo dopo Cristo, un forte movimento di un gruppo di seguaci attesti la presenza storica in Palestina di un “Rabbì” ebreo di nome Gesù che godeva di grande popolarità.
La presenza dei suoi discepoli è attestata da numerosi documenti, anche pagani, fin nel cuore di Roma, nella seconda metà del primo secolo (tra gli altri: Plinio il giovane, Tacito, Tranquillo, Mara Ben Serapion).
Inoltre tutte le descrizioni storiche, geografiche, di usi e consuetudini presenti nel Vangelo, corrispondono alle conoscenze che abbiamo da altre fonti su Israele nel primo secolo.
In questi ultimi decenni, inoltre, le scoperte archeologiche in Palestina e in Medio Oriente ci permettono di classificare come del tutto attendibile il racconto dei Vangeli.
Certo, da qui a affermare che Gesù è Figlio di Dio ci vuole un altro passo…
Un mio docente ricordava sempre che abbiamo molte meno “prove” dell’esistenza storica di Virgilio che non del Nazareno Gesù.

Resta da vedere chi e cosa ha portato questo “Rabbì” ebreo ad essere identificato prima con il Messia atteso dal popolo di Israele e poi, addirittura, con la manifestazione stessa di Dio. Ma questo è un altro discorso …

Ciao, incallita ricercatrice!

don Paolo