Capitolo Quindici

Sai Giulia,

ti confesso che questo nostro epistolario fa del bene anche a me, perché mi costringe, come dice Pietro in una sua lettera, a rendere ragione della speranza che è in me.
L’estate è ormai prossima, e con essa la tua partenza verso gli States per quell’esperienza di studio a cui tanto tieni. Abbiamo però ancora alcune settimane di corrispodenza stretta per chiudere il cerchio, se vuoi. Stavamo parlando di Gesù. Mi rendo conto, paradossalmente, di quanto sia difficile parlare di Gesù a chi lo conosce troppo.

Il buon Messori inizia il suo best-seller “Ipotesi su Gesù” dicendo che non si parla di Gesù tra persone dabbene: troppi stereotipi dolciastri hano finito per inquinare e falsare la vera immagine del Signore. Soprattutto per una giovane come te, occorre fare un notevole sforzo (te ne dò atto) per dimenticare due secoli di Gesù con gli occhi azzurri e testa reclinata, retaggio di una sensibilità che stona profondamente con il nostro modo di sentire. Attenta, però: sappi distinguere di Gesù ciò che resta legato al tempo (le diverse sensibilità) dall’essenza. Ti ricordi Frei Gabriel? Era venuto a trovarmi a Courma anni addietro. Lui, toscanaccio, aveva scelto di dedicare la sua vita agli Indios e ai seringueiros dell’Amazzonia e ci confidava di quanto fosse più semplice parlare di Cristo a gente che non lo conosceva affatto che ai suoi amici di Lucca!

Rileggiti il Vangelo, allora, cerca di guardarlo con lo sguardo dei primi testimoni, questo Gesù; acquista lo sguardo disincantato e sereno di chi, meravigliato, sente parlare di Dio in modo nuovo, dalla bocca di un Rabbì che si pone in maniera nuova rispetto alla legge di Dio (o, meglio, a ciò che gli uomini ne hanno fatto …). Anzi, dammi retta, prova a dare una letta al primo Vangelo, quello di Marco, scritto sotto suggerimento di Pietro, quello più corto, annotando la personalità solo umana di Gesù. E’ un passaggio utile a riconciliarti con la vera immagine del Cristo. Lo hanno fatto altri prima di noi e, grazie a questo modo “nuovo” di leggere il Vangelo, sono rimasti turbati dalla profonda e inquietante umanità di Gesù. Annota il suo modo di porsi verso i suoi, il suo ruolo educativo nei confronti degli apostoli, la sua tenerezza nei confronti di chi soffre, la sua rabbia, tutt’altro che mielosa, nei confronti del male e dell’ipocrisia, nei confronti di tutto ciò che offusca la vera umanità, il capolavoro che Dio ha compiuto crandoci.

Leggi, Giulia, di questo Gesù tenerissimo che sa arrabbiarsi e piangere, che sa gioire dell’amicizia di Lazzaro e delle sue sorelle, che sa stupirsi della fede di un pagano, che sa guardare alla piccola realtà quotidiana del suo popolo attingendo esempi e parabole per spiegare il volto di Dio e la realtà del Regno. Annota, Giulia, l’attenzione che Gesù riesce ad avere nei confronti di chiunque si avvicini a lui, sottolinea la profonda impressione che Gesù suscita in chi lo incontra.
Pensa che, addirittura, una psicoterapeuta tedesca, Hanna Wolff, ha cercato di vedere l’atteggiamento psicoterapeutico di Gesù nei confronti dei suoi contemporanei, rilevando stupita di come il suo modo di porsi sia pregno di equilibrio e quasi anticipi le scoperte del profondo fatte duemila anni dopo …

Vedi, Giulia, partendo da Gesù uomo possiamo confrontare la nostra umanità, ritrovandolo nella sua incarnazione possiamo davvero intuire lo spessore della sua tesimonianza, la presenza reale del suo operato nella storia.Quando avrai finito di leggere, se vuoi, proveremo a vedere come l’uomo Gesù si poneva neiu confronti della spiritualità e il suo rapporto verso Dio. OK?

Ciao

don Paolo