Capitolo Sette

Carissima,

lo so bene: ti sta fumando il cervello…
Tieni duro! Abbiamo appena iniziato il cammino verso la montagna.
D’altra parte, che vuoi, parliamo di Verità, non di noccioline…
Mi scrivi: ” … diamo per acquisita l’esistenza storica di Gesù e la difficoltà alla divinizzazione della sua persona: ma come facciamo a sapere che le cose raccontate non siano state inventate dagli apostoli?”.

Mi costringi a rispolverare i miei esami di teologia…
Dunque: e se gli apostoli si fossero inventati gran parte del Vangelo?
Se avessero voluto fondare una nuova fede?
Mumble mumble … mi pare di intravedere due risposte a questa domanda, l’una scientifica, l’altra più maccheronica.

La scientifica è questa: la critica testuale (ricordi?) ci dice che i Vangeli sono stati scritti pochi decenni dopo gli avvenimenti.
Anzi: alcune teorie molto serie tendono a datare il primo nucleo dei Vangeli (Matteo in aramaico e Marco) addirittura intorno agli anni 50.
Perché nessuno ha seriamente contestato quanto gli evangelisti vanno scrivendo?
Sappiamo sia dai Vangeli che da altre fonti giudaiche che i rapporti con la nascente “eresia” cristiana erano molto tesi, fino a giungere alla “scomunica” intorno agli anni 70. Eppure mai si contestano le cose narrate dagli apostoli… si contesta, invece, l’interpretazione dei fatti!
Non sarebbe stato un fianco esposto agli avversari il raccontare testimonianze facilmente confutabili?
Inventarsi racconti come la moltiplicazione dei pani e dei pesci che tutti potevano facilmente contraddire?
Il fatto che mai si faccia cenno, nelle contestazioni alla comunità cristiana, di essersi inventati di sana pianta panzane incredibili?

La seconda risposta è più semplice, meno documentata.
Leggi bene il Vangelo: vedrai come gli apostoli non brillano né per cultura (a parte alcune eccezioni quali Giovanni e Matteo) né per particolari doti organizzative.
Te li vedi mettersi a tavolino a “inventarsi” una religione?
Supponiamo che volessero inventarsi una nuova religione. Perché complicarsi la vita proponendo una fede così distante dalla sensibilità di chi ascoltava?
Perché andarsi a impegolare cambiando l’interpretazione di una religione ormai codificata rigidamente da un millennio?
Contestare acquisizioni sociali quali il sabato?
Forzare l’interpretazione della venuta del Messia non più annunciato come liberatore e guerriero ma, anzi, presentato come servo remissivo?
A che pro inventarsi una improponibile visione di Dio in forma Trinitaria a un popolo contraddistinto per il suo rigidissimo monoteismo?

Insomma, Giulia: dire che gli apostoli si siano inventati tutto pone molti più problemi di quanti ne risolva. Queste ultime righe le voglio dedicare al fatto che molti accettino la figura di Gesù come un grande uomo, un Profeta che ha portato nel mondo un ideale di luce e di pace. Ma niente di più.
Eppure Gesù si prende per Dio.
Non è un po’ presuntuoso?

Se tu stimassi una persona per il suo impegno, la sua forte personalità, le sue idee e questa, d’improvviso, ti dicesse seriamente: “Sai Giulia, io in realtà sono Dio” come reagiresti?

Come possiamo definire “grande uomo” un pazzo furioso che si prende per Dio?
No, guarda, già Goehte (che non possiamo certo tacciare di bigottismo) concludeva che “Cristo rappresenta un problema per l’uomo che pensa”. Quant è vero! Allora dobbiamo avventuraci piano piano verso Gesù così come ce lo hanno raccontato i primi testimoni.
Testimoni credibili, che si fanno piglio di essere fedeli agli avvenimenti (rileggiti il Prologo di Luca!). E giungerai a sentirti rivolgere una domanda diretta, che Gesù ha fatto una sera, alla fine di una intensa giornata, ai suoi dodici: “E voi, chi dite che io sia?”.

Ciao!

don Paolo