Cara Giulia,
rileggo con emozione la tua lettera. Permettimi di dirti che mi sembra che tu cominci a porti a un altro livello in questo nostro percorso; non ho avuto la percezione di una ricerca intellettuale, mentre leggevo, ma di uno stupore forse nuovo e di una onestà da parte tua che ti può davvero avvicinare alla fede. Mi scrivi: “Forse il mio problema è che ho paura a fidarmi di Dio. Se fosse vero tutto ciò che dici! E’ come se intuissi l’esistenza di Dio, ma ne avessi paura, come se scoprirlo volesse dire ricominciare tutto da capo. Leggendo la moltiplicazione dei pani e dei pesci sono rimasta turbata dal fatto che Gesù chieda la partecipazione, seppur minima, degli apostoli. Io non ci riesco ancora.”
Non ti spaventare! Tutti quelli che si avvicinano a Dio faticano, lottano, combattono. E’ come un tormento che piano piano ti invade e che davvero ti può portare alla fede.
Ricordi la lotta di Giacobbe con l’angelo? O il tormento di Geremia che, costretto ad annunciare profezie nefaste, vuole mollare tutto ma si ritrova rapito dalla presenza interiore di Dio? E’ come se, avvicinandoci a Dio, avessimo la percezione della sua immensa grandezza. E ne avessimo paura. Paura, lo sai, che non ha nulla a che vedere con il terrore. Ma la paura mozzafiato che si prova davanti all’Immenso.
Leggi solo l’annunciazione a Zaccaria o a Maria. L’angelo si preoccupa di tranquillizzare entrambi … Mentre ti leggevo mi è venuta in mente una citazione che faccio spesso a chi cerca la fede come te. Non ti spaventare: nessun santo o martire da tirare in ballo, ma uno scrittore cristallino e puro come pochi nel secolo scorso: Fedor Dostoewsky.
La pagina che ti copio non la troverai né su “i fratelli Karamazov”, né su “i demoni”. E’ una lettera privata che, alla fine della vita, Fedor scrive a una sua amica. Sentila: “Non perché siate religiosa ma perché io stesso l’ho vissuto e provato, vi dirò che in simili minuti (in cui si ricorda la sofferenza passata), come “l’erba disseccata” si è assetati di fede e la si trova appunto perché nella sventura la verità si fa più chiara. Quante terribili sofferenze mi è costata e mi costa ora questa sete di fede, la quale è tanto più forte nell’anima mia, quanto più sogno gli argomenti contrari. E tuttavia Dio mi manda talvolta dei minuti, nei quali io sono del tutto sereno; in questi minuti io amo e trovo di essere amato e in questi minuti io ho cercato in me stesso il simbolo della fede, nel quale tutto mi è caro e sacro. Questo simbolo è molto semplice; eccolo: credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, di più virile e perfetto di Cristo (…). E non basta; se mi si dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo anziché con la verità”. Non ti ci ritrovi?
Quest’ansia che accompagna questo straordinario uomo si scioglie davanti alla sua professione di fede. Non avere paura, Giulia, Dio è più grande delle nostre paure, delle nostre resistenze. Solo: fidati. Fidati anche se ancora non lo conosci, fidati anche se per ora solo lo intuisci. Fidati di chi, come te, lo ha cercato nei meandri tortuosi della propria vita.
Il Signore è grande, credimi, e può davvero saziare la tua fame di verità usando dei pochi pesci che gli darai. Della verità, se vuoi, parleremo la prossima volta. Lascia, per ora, che la Parola scavi goccia dopo goccia la roccia della tua vita. A proposito: quando dici “troppo bello!”, mi fai venire in mente Niestche (non lo stai studiando adesso?) che diceva: “Il cristianesimo? Troppo bello per essere vero”. Che vuoi che ti dica: è proprio così … che possiamo farci se abbiamo un Dio fuori di testa?
A presto
don Paolo