Commento al Vangelo del 29 Novembre 2020

Prima domenica di Avvento, anno di Marco 

Is 63,16-17.19/ 1Cor 1,3-9/ Mc 13,33-37

Di notte

“Il Cenone di Natale? Un suicidio”.

“Si lavora per salvare il Natale che sarà comunque a distanza”.

“Con questi morti il Covid è lunare”.

Non c’è da stare allegri, nel leggere i titoloni dei giornali che ogni giorno devono in qualche modo farsi strada nelle nostre menti assuefatte per innalzare la soglia dell’attenzione (e della paura).

Quindi il problema sarà che, con ogni probabilità, salterà il Cenone di Natale. 

Rileggo e non so se mettermi a ridere: il Cenone di Natale. 

Penso ai tantissimi che in questi anni mi hanno comunicato il loro disagio all’idea di vivere da soli quel momento, o in compagnia di persone sopportate con fatica. Penso al tanto dolore oscuro che quel magnifico evento, il Natale, non il Cenone, suscita in coloro che vengono travolti dal clima forzatamente festoso che li attornia. Penso a quante volte ho invitato a guardare ai troppi che vivono il giorno di Natale come al peggior giorno dell’anno…

E, birichino, ho anche vagheggiato di una moratoria sul Natale, proponendo di sospenderlo per qualche anno. Sospendere quel Natale, fatto di apparenza e di illusione.

Per riappropriarci del Natale.

Buffo: forse accadrà, allora. 

Forse, sul serio, quell’antipatico del signor Covid, dopo averci costretto a celebrare la Pasqua in casa, come sapevano fare le comunità primitive, dopo averci resi tutti cattolici non praticanti per qualche mese, riscoprendoci, infine, cercatori di Dio, ci obbligherà anche a lasciar stare pacchi e pacchetti, luci e lustrini, per andare di notte a Betlemme. Troppo forte.  […]

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