Beatitudini

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. (Mt. 5, 1-12)

Qui c’è tutto il vangelo. Ho letto da qualche parte e mi piace molto: “Le beatitudini sono la carta costituzionale del cristiano, del regno di Dio.” Cioè sono la carta fondamentale. Qui c’è tutto.
Ovviamente voi siete dei grandi esperti, avete già drizzato le orecchie: sapete che Matteo è un ebreo che scrive ad ebrei, per di più in aramaico nella sua versione primitiva e poi in greco, e quindi è evidente che quando leggiamo che “Gesù salì sulla montagna” ci viene subito in mente Mosè che sale sul monte Sinai per assistere alla teofania. Mosè “scende” con la legge, scritta sulle tavole di pietra con il dito di Dio; Gesù “parla” con la parola di Dio, dando la nuova legge. Vedete che Matteo va subito al sodo: Gesù è la rivelazione definitiva del Dio di Israele. E vedrete poi le conseguenze di questo atteggiamento che allora era veramente scandaloso.
Fermiamoci allora un attimo su queste beatitudini. Gesù non esalta la condizione in sé. Non dice: “Sei uno a cui va tutto storto, sei malato, sei povero, ti picchiano… che fortuna!” A volte c’è stata quest’interpretazione, nella storia della Chiesa, ma non è così. Immaginatevi anche nella storia recente, la storia del pensiero, quanto fastidio ha dato questo atteggiamento a volte un po’ pietistico del cristiani: “Poverino!” No, non è questo. Gesù non sta dicendo: “Beato chi è poverino.” Altrimenti diciamo: “Speriamo che diventino tutti poveri, afflitti, mettiamoci tutti a piangere…” Non è questo. Avete notato che Gesù con una affermazione, una staffilata, una sintesi, dice: “Beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati…” Dio va oltre. Dio vede la situazione di miseria e di povertà e già vede la realizzazione del regno. Come, non so vi è mai successo, quando voi avete in serbo un bellissimo regalo per un bambino, un regalo che lui aspetta da tutta la vita e poi gli fate uno scherzo e gli date, che ne so, una caramella. Quello vi guarda deluso, e voi già godete dentro perché sapete la faccia che farà quando gli darete il regalo vero…
Gesù è così. Sta dicendo che è beato il povero, che è felice, che ha trovato il tesoro, che ha trovato la pienezza: perché a lui apparterrà il regno, perché sarà consolato, perché erediterà la terra, perché sarà saziato, perché troverà misericordia, perché vedrà Dio, perché sarà chiamato figlio di Dio, perché suo è il regno dei cieli.
Beati i perseguitati: non perché sono perseguitati, ma perché realizzano il Regno. Non dobbiamo dire: “Che fortuna il vescovo di Orano: lo hanno massacrato!” San Cassiano dice: fuggite il martirio. Sai che stanno venendo a prenderti: via! Il cristianesimo è molto concreto.
E vedremo che a queste otto beatitudini, il Signore ne aggiunge un’altra. Vi ricordate quando apparendo a San Tommaso, dopo la resurrezione dice: “Beati coloro che crederanno senza avere visto.”
La situazione di povertà, quindi, non è esaltata in sé, ma è fonte di gioia perché porta ad avere un atteggiamento di accoglienza nei confronti del Signore (non è sempre così, ma può avvenire!).

Il Signore dice:
Beati i poveri in spirito…
La povertà di spirito è l’atteggiamento di semplicità interiore, di autenticità, di uno che non ha troppa apparenza, di uno che non si costruisce troppo. È la beatitudine che realizza la lode di Cristo: “Ti benedico o Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli e ai poveri. Si, o Padre, perché così è piaciuto a te….” È straordinario questo Dio così accessibile a tutti. Matteo inizia il discorso della montagna ricordandoci che Dio non è riservato agli specialisti, che non è riservato ai filosofi, ma che Dio è per tutti quelli che sono poveri in spirito. Dio è per quelli che conoscono il loro limite, che sanno la loro finitudine, che non si prendono per Dio. …beati, perché scopriranno il regno dei cieli.

Beati gli afflitti…
Questa è la rivelazione di un Dio che consola. A me mette i brividi ogni volta. Non so se vi è mai successo, credo di si, di incontrare persone disperate, senza più speranza, a cui la vita ha chiesto un conto salatissimo. …beati, perché saranno consolati.

Beati i miti…
I miti sono la contrapposizione dei violenti, che non sono per forza quelli che vanno in giro con i bastoni. Possiamo essere violentissimi anche noi: nel nostro linguaggio, nel nostro giudicare gli altri, anche durante un ritiro. Mite vuol dire uno che dentro è nella pace, uno che dentro dice: “Va bé, ragioniamo, parliamo, guardiamo al di là….” Beati, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia…
Ma che bella questa cosa… Quelli che vedono l’ingiustizia intorno e non dicono: “È sempre andata così!”, ma hanno fame e sete e dicono: “Ma perché? Perché l’uomo è così stolto, così sciocco, così violento… Ci brucia dentro questa cosa…. Diamoci da fare, tiriamoci su le maniche!” Beati perché saranno saziati nel loro desiderio di pace. E qui spendo due parole per quegli uomini e quelle donne che cercano il bene dell’umanità pur non conoscendo Dio, Che bello, un giorno, trovarsi tutti al cospetto di Dio. Perché Dio non si fa mica problemi: ogni volta che serviamo l’uomo, lo sentiremo, stiamo servendo l’Onnipotente. Il “fare” del cristiano… Tempo fa parlavo con una ragazza che, praticamente, sta spendendo tutta la sua vita aiutando gli altri nelle situazioni di emarginazione… Ad un certo punto si è arenata e ha iniziato a cercare la fede, perché ha detto: “Ma chi me lo fa fare.” Il Signore dice: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”, perché il nostro desiderio non resterà disilluso, ma sarà riempito dalla presenza del Signore.

Beati i misericordiosi…
Guardate che non c’è scritto: “Beati quelli che giudicano con equità”; “Beati quelli che, in nome di Cristo, pensano che gli altri debbano comportarsi in un certo modo…”: non c’è scritto; “Beati quelli che si scandalizzano giustamente del peccato dei propri fratelli…”: non c’è scritto. C’è scritto: “Beati i misericordiosi” perché Cristo è misericordioso, perché tutti noi, tutti, dal primo all’ultimo, dal più grande dei Santi all’ultimo dei peccatori, tutti, non meritiamo nulla: è la misericordia di Dio che riempie il nostro cuore di salvezza. Che male che mi fa, un male da piangere, quando incontro dei cristiani che, in tutta sincerità, massacrano gli altri a colpi di giudizio. Parliamoci chiaro: se non esiste la misericordia tra noi cristiani, dove la trovate? Se non siamo noi cristiani a dare un esempio di misericordia, chi lo da’? Il mondo intorno? Scherziamo? Da quando siamo piccoli a quando diventiamo grandi siamo giudicati: .”..il ragazzo va bene, però potrebbe… è un po’ vivace…”, .”..l’operaio lavora bene ma è un po’ incostante….” Questa è la realtà: esame, esame, esame… Attenzione però: se vedo una persona che sta’ massacrando un altro non dico: “Poverino ha avuto un’infanzia difficile!”, ma intervengo con decisione e con equità. La misericordia significa verità ed equità nel giudicare e nell’aiutare. Si sa bene che amare l’altro non vuol dire: “Si, poverino…”, in certi momenti bisogna dire: “Svegliati! Ti metto davanti alle tue responsabilità….” Quando mi viene davanti un ragazzo che si buca, non gli dico mica: “Poverino, hai avuto un’infanzia difficile…”; l’abbiamo avuta entrambi: perché ti sei bucato? Quindi la misericordia non vuol dire: mollezza. Ma misericordia vuol dire credere, malgrado tutto che l’uomo non è uno sbaglio ma fa degli sbagli. E Gesù ci dice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.” Bellissimo: troveranno la misericordia che danno. La troveremo, se saremo in grado di avere un cuore un po’ simile a quello di Dio, che vede il bene nell’altro. Cito sempre quel mio amico un po’ ateo che mi dice: “Voi cristiani siete molto bravi a dichiararvi peccatori fino a quando non scoprite di esserlo davvero….” Cattivo? Ad ogni eucarestia iniziamo dicendo: “Signore, confesso che ho peccato in pensieri, parole, opere e omissioni…” Mi piacerebbe che ognuno di noi andasse al microfono e dicesse tutti i peccati che ha fatto, per vedere la faccia inorridita degli altri. Ma scusate, se abbiamo appena detto che: “ho peccato in pensieri, parole, opere e omissioni”! La misericordia: chiediamo tutti insieme nella preghiera di vivere questa beatitudine.

Beati i puri di cuore…
I puri di cuore: quelli che non calcolano. Mi diceva l’altro giorno un mio carissimo amico prete di una signora che è andata a parlargli per un’ora, un’ora e un quarto e (forse era la prima volta che andava da un prete), alla fine, si è alzata, ha tirato fuori il portafoglio e ha detto: “Quanto devo?” Logicamente il mio amico ha risposto: .”..ma guardi che non mi deve niente!” “Ma come….” Beati i puri di cuore. La gratuità, la generosità, la semplicità, senza doppiezze … beati, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace…
Non quelli che parlano di pace e basta: beati gli operatori di pace. La pace che si costruisce da me, dal mio cuore. Per cui io credo che le grandi guerre non sono che la somma delle piccole guerre che abbiamo tra di noi e credo che i piccoli gesti di pace, di misericordia e di fede cambino il mondo: lo credo. Quindi nessuno dica: “Cosa vuoi che possa fare io per la guerra civile in Algeria?” Ti sei chiesto che cosa puoi fare? Pensaci. …beati, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia…
Sapete quanta gente muore per causa della giustizia? Il magistrato che salta sulla bomba perché ha messo il naso negli affari della mafia; il sindacalista dell’America Latina che viene fatto fuori perché ha cercato di dare un po’ di dignità alla gente… Due missionari di una diocesi piemontese che operano in Brasile in una favelas che ha centomila abitanti, mi raccontavano che sono riusciti, attraverso i soldi che gli mandiamo dall’Italia (quei soldi che si pensa vadano a finire allo IOR…) a costruire una specie di prefabbricato in cui fare gli incontri della Comunità, facendo lavorare 8 operai. Il giorno della paga sono arrivati 4 individui per rapinarli e, dopo aver rubato l’ammontare di un mese di paga per 8 persone, hanno detto: “Adesso vi ammazziamo!” Ai missionari si è gelato il sangue nelle vene, nella consapevolezza che sarebbero stati tutti ammazzati per 2 milioni di lire! Uno dei due si fa’ forza e dice: “Perché ci ammazzate?” “Ma perché si fa così!” Da questa risposta capisce che avrebbe potuto tentare di ragionare e dice: “Se ci uccidi, noi non potremo più dare lavoro a questa gente…” E l’altro: “Hai ragione, allora vi lasciamo in vita.” e se ne sono andati.

…beati, perché di essi è il regno dei cieli.
C’é lo sviluppo della beatitudine della persecuzione. Dicevo che le beatitudini non esaltano la condizione in sé, ma dicono che quella condizione può essere la premessa per una apertura al Signore: è un’indicazione precisa di atteggiamento. Vedete che Matteo parte nel concreto: inizia il suo vangelo in modo molto chiaro, le prime cose che fa dire a Gesù sono queste: essere cristiani significa vivere in un certo atteggiamento, vivere in una certe attitudine interiore. Come a dire: se sei uno troppo intricato e ti sei fatto troppi giri di testa, se sei uno violento, se sei uno che non gliene importa niente della giustizia (tanto gli altri si arrangiano – io penso per me – la mia fede – il mio piccolo orticello – il mio piccolo Gesù – bacini baciotti…), se sei uno che, in nome di Cristo magari, qualche giudizio ogni tanto, qualche stecca la dà, se sei uno non puro di cuore, non puoi essere felice. E mi piace moltissimo pensare che anche qui ci sia un riferimento autobiografico, perché Matteo un po’ tutto questo lo aveva vissuto: il lavoro che faceva gli dava potere e denaro, ma non la felicità!
Abbiamo un bel da disquisire, ma se hai una fabbrica di armi… insomma, qualche scrupolino… Se sei uno dei proprietari/imprenditori che hanno la fabbrica di mine antiuomo di cui l’Italia è esperta… Non lo sapevate? L’Italia è la produttrice di mine antiuomo più famosa e rinomata nel mondo. Per chi non lo sapesse, le mine antiuomo hanno questo concetto: sono delle piccole bombe che esplodono appena le tocchi. Ce ne sono di diverse forme progettate in maniera tale da non uccidere, ma da rendere la persona invalida e di conseguenza creare un peso per la società e un costo per la nazione nemica. Geniale! Mi raccontavano che in Bosnia sono riusciti a fabbricare – sembrano cose impossibili – delle mine antiuomo a forma di bambola: così da farle prendere ai bambini. La quantità di esplosivo è calibrata per rendere invalidi i bambini, perché mantenerli per tutta la vita costa ancora di più che un adulto e quindi è un danno ancora più grande per il nemico. Geniale! E poi mi venite a dire che non esiste il demonio? Che non ci credete? Io si, tranquilli!
Tutto questo per dire che la novità del vangelo, il vento che il vangelo porta è il vento dello Spirito cambia dal di dentro la situazione. Prendete le beatitudini, leggetele e leggetevi dentro. Se vi sentite un po’ inadeguati, bé, mi sembra il minimo, non scoraggiatevi! È il Signore che ci cambia dentro!

(da “Il Gesù di Luca e di Matteo”, appunti, 1997)