Quella croce, che per noi è diventata segno di benedizione, è per sempre innalzata sull’indifferenza degli uomini a dire: “Io ci sono.” E ogni eucarestia diventa questo sacrificio, ripercorre questo dramma; riattualizza questo dono. Rendersi conto di ciò, amici, è lasciarsi invadere dalla luce, per vedere proiettata la nostra ombra. Come non possiamo pensare, davanti a questo vertice d’amore, alle nostre piccole, affrettate, stanche, disordinate, senza fede Eucarestie, moltiplicate invano nelle nostre Chiese? S.Ignazio di Loyola, quando divenne prete, aspettò un anno prima di celebrare l’eucarestia, perché non se la sentiva … Per fortuna che a noi preti il Signore da’ un po’ di incoscienza! Ancora un pensiero rivolto ai giovani. A volte sento dire: “Se nelle nostre Eucarestie ci fosse un po’ più di chitarra, qualche canto in più, ci sarebbe più gente, sarebbe più bello ….” Sono d’accordo: le nostre eucarestie sono spesse volte insignificanti, noiose, mancano di vivacità. Sono il primo a dire che è necessario fare di tutto, a misura di tutti, perché le nostre celebrazioni diventino vive. Ma, sapete, io penso che esista un problema a monte di questa obiezione: la nostra fede. Sì: le nostre eucarestie mancano di lettori, di animatori, di canti, ma, anzitutto, mancano di fede. Perché, se avessimo più fede, nulla ci potrebbe impedire dal partecipare all’eucarestia. Ricordate i martiri di Abitene? Scoperti a celebrare l’eucarestia vennero denunciati e il governatore, volendo essere clemente, disse loro: “Voglio darvi un’opportunità, non terrò conto della denuncia contro di voi, ma non dovete più riunirvi.” Essi risposero: “Non possiamo fare a meno di celebrare il giorno del Signore.” E vennero tutti martirizzati. Quando sento dire: “Che Messa prendiamo? Quella lì è più corta, così poi possiamo andare a cena” o quando nelle mie confessioni sento gente che si giustifica: “Sa, d’estate si va in montagna, non c’é tempo per la Messa”, penso ai martiri di Abitene: “Non possiamo fare a meno di celebrare il giorno del Signore.” Per concludere vi racconto un aneddoto che molti di voi conoscono già. Mi trovavo nell’estate del ‘90 a Rio Branco, nello stato dell’Acre, in piena foresta amazzonica. Seguiamo il missionario che raggiunge un villaggio perduto nella foresta: lo visitava due volte all’anno. Appena giunto facemmo una grande festa, l’indomani una bella eucarestia, come solo loro sanno fare, piena di ritmo e di balli. Alla fine il missionario mi disse: “Sai, Paolo, qui c’è gente che si è fatta due giorni e due notti di barca sul fiume per celebrare l’eucarestia.” Che fede, amici! In contrasto penso sempre all’estate successiva, a Courmayeur, paese turistico. Alla domenica garantivamo una quantità impressionante di Messe. Al sabato, al solito, si riceveva una trentina di telefonate che chiedevano gli orari delle Messe. A una di queste rispondo io e, come una cantilena, inizio: “Signora, ci sono Messe alle 9, alle 10, alle 11, a mezzogiorno, alle 5, alle 6 e mezza e alle 7 e mezza.” E questa: “Non ne avete mica una alle 4?.”
Che dirvi, amici … impariamo a riconoscere l’immenso dono di Dio …
(da “Il Gesù di Luca e di Matteo”, appunti, 1997)