Lo Spirito

Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi, bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi.” Allora aprì loro la mente all’ intelligenza delle Scritture. (Lc 24,44)
Luca è venuto a spiegarci sul come perseverare nella fede scoperta o riscoperta in questi giorni. Il primo aspetto è l’aprirsi all’intelligenza alle Scritture. La Parola è al centro della nostra adesione di fede perché ci rivela il Mistero di Cristo! Una Parola che va desiderata, ascoltata, accolta, bramata. “Ma l’omelia del prete è noiosa!” Ma chi parla dell’omelia? Io parlo della Parola, non dell’omelia che è un balbettio del ministro che spezza il pane della Parola con la comunità. Se sapessimo, anche qui, andare all’essenziale, senza fermarci alla povertà del prete! Quando professiamo il vangelo ci alziamo in piedi e cantiamo “Alleluia!” che significa: lode a Dio … Dio mi parla … salvo poi dimenticare ciò che egli mi ha detto. Che ipocrisia! Perché questa Parola possa ancora vibrare nel nostro cuore dobbiamo continuamente invocare lo Spirito, senza il quale questa Parola è morta, è letteratura, è poesia, che mi può suscitare un’emozione. E basta. Abbiamo bisogno della luce dello Spirito, del dono dello Spirito. Anche in questi giorni ho continuamente invocato su di voi il dono dello Spirito perché nel fiume di parole che ho detto ci fosse quella che serviva a voi … Una parola che raggiunga il vostro cuore: io non so cosa dire, non vi conosco! Ma lo Spirito sì. Invocatelo, allora, con fede. Dovete prendere una decisione nella vostra vita? Invocatelo. Siete in un momento di discernimento? Invocatelo. Qualcuno tra voi mi ha detto: “Avevo solo questa settimana libera per fare ritiro e ho guardato in tutto il Nord Italia: c’era solo qui a Saint Pierre. E il Signore mi aspettava!” Uomini e donne di poca fede! Il Signore ci conosce e ci ama. E ci aspettava …

E disse: Così sta scritto il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno. e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti … (Lc 24 46-47)

Il secondo modo di mantenere fedeltà al Signore, dopo avere invocato lo Spirito, è quello di mantenere viva in voi la memoria della passione, morte e resurrezione del Signore Gesù. Attingete continuamente alla vita, alle parole, alle opere di Cristo e ne sarete illuminati. Ed è bellissimo che la comunità cristiana, nel suo limite, nella sua povertà, che voi tutti ben conoscete, celebri tutto l’anno Cristo Signore del tempo nell’Anno liturgico. In un anno ripercorre passo passo la storia di Gesù, la celebra, la riattualizza. D’ogni tanto qualcuno mi dice: “Ma questo vangelo l’ho già sentito tre anni fa!” Davvero? Certo: il vangelo è lo stesso, ma tu sei cambiato. Leggo il vangelo da quattordici anni e vi posso garantire che questa lettura è uno stupore continuo. La Parola è la stessa, ma lo Spirito la anima dal di dentro e mi illumina. A questo proposito dovete pregare molto per i vostri preti che spezzano la Parola ogni domenica. Sapeste che fatica! Il rischio di fare dell’intellettualismo, di fare lezione, è enorme. Il rischio, la tentazione demoniaca è quella di glissare sulla Parola, di non chiedersi: “e a me, che cosa dice?” Ma se uno appena appena acquista coscienza, si siede, finita l’omelia, e si dice: “bravo, adesso vivila!” Questa Parola continuamente ci giudica, pregate per i vostri preti! D’ogni tanto qualcuno scopre l’acqua calda: il prete dice ma non fa. Bravi! Che scoperta! Non chiedete che il vostro prete sia coerente o istruito o brillante, ma che sappia lasciarsi interrogare dalla Parola. Certo: nell’omelia non vi verrà certo a dire che la Parola lo ha illuminato in una certa situazione spirituale, ma lo capirete dalla sua autenticità. L’anno liturgico ci aiuta a meditare continuamente, a rivivere gli avvenimenti della vita di Gesù. E questo ci è sufficiente ad aprire il nostro cuore.

“Di questo voi siete testimoni” (Lc 24 48)
“Di questo.”.. Di cosa? Del ritiro? Del predicatore? No! Della Passione e Resurrezione di Cristo. Come esserlo? Con tutta, totale, semplice, lineare autenticità e umanità. Non siamo noi a convertire: è affare di Dio. Quando uno fa i primi ritiri, obiettivamente, esce un po’ folgorato, un po’ fanatico. Si torna a casa convinti di poter convertire tutti. Poi, magari, appena arrivati a casa si litiga e subito giù di morale rimuginando e dicendo: “Ecco, io che ho appena fatto il ritiro” … che ridere! Si passa l’intero ritiro a scoprire che siamo fragili e che il Signore è grande e, appena lo verifichiamo nel concreto, ecco che il nostro nuovo orgoglio spirituale è ferito, in nome della santissima umiltà! Attenti: c’è un orgoglio spirituale che è peggio della presunzione! Quelli che si avvicinano dicendo: “Io non sono niente, ma se mi permetti …” e giù a formulare giudizi. Attenti! L’umiltà è un affare serio, è cosa di Dio. L’annuncio, quindi, parte dalla concretezza della vostra situazione: vostra madre si accorgerà che avete fatto il ritiro se stasera laverete i piatti. E vi sarete convertiti se fra sei mesi continuerete a lavarli … Vostra moglie si accorgerà del ritiro se saprete chiedere scusa. Anche fra sei mesi. Dico sempre che sei mesi sono il tempo ideale per verificare se davvero il ritiro è servito a qualcosa. Segnatevelo sull’agenda: “Verifica ritiro.” Sarà cambiato qualcosa in me? Si rischia, altrimenti, di fare la figuraccia degli apostoli, che sul Tabor sono esterrefatti e, una settimana dopo, negano di conoscere Gesù … Come essere testimoni? In vacanza, ringraziando il buon Dio del sole sulla spiaggia e mettendo nella valigia il vangelo. Saremo testimoni quando (successo a una che ha fatto il ritiro l’anno scorso), il datore di lavoro vi dirà che se volete far carriera dovete lavorare due ore in più al giorno e saprete rispondere: “No, grazie, c’è la famiglia prima, non voglio che abbiano uno straccetto in casa ….” Sarete miei testimoni quando? Quando (anche questa è successa!) saprete dire: “Ho vinto la cattedra di 18 ore a scuola, il mio collega ne ha 8, ma lui ha famiglia e abbiamo fatto cambio ….” Sarete miei testimoni quando? Quando mentre state facendo un trattamento di bellezza alle vostre clienti che vi parlano di un sacco di banalità saprete parlare della bellezza dentro che produce la bellezza fuori … Sarete testimoni quando direte: “non ho bisogno di dare una falsa immagine di me, di mettermi una maschera. Adesso so che valgo!”

“Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso. Ma voi restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall’alto.” (Lc 24,49)
Restate in città, non scappate sul Tabor. Il Tabor può diventare una trappola mortale! La dimensione della contemplazione fine a se stessa è un inutile bizantinismo, un orpello, se non diventa fuoco di carità e di servizio. Ho il terrore di un cristiano che scappa nella preghiera, così come ho altrettanta paura di un cristiano che si disperde nell’azione. Ricordate Marta e Maria?
Qualcuno di voi, in questi giorni, mi ha detto: “Ho paura a scendere.” Avete ragione: qui è tutto così bello, tutto carino, un nido, un utero. Il luogo della mia quotidianità, alle volte, mi è ostile, oscuro, freddo. Eppure lì c’è Gesù. Volete stare sul Tabor? Fatti vostri: Gesù è sceso a farsi crocifiggere. La vita è cammino, movimento. Gesù è dinamico: quando crediamo di averlo afferrato, lui è oltre, è già di là.

Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva si staccò da loro e fu portato verso il cielo. (Lc 24,30)
Che significato ha l’ascensione? Tutti gli anni, alla festa dell’Ascensione, resto perplesso: cosa abbiamo tanto da festeggiare? Gesù non c’é più! Non sarebbe meglio se fosse rimasto in mezzo a noi? Che so: un appuntamento con tutti, d’ogni tanto, a dirci cosa fare … Noi avremmo fatto così! Invece no, Gesù sceglie di restare, andandosene. Proprio perché asceso al cielo è qui oggi. Se ne va perché i suoi discepoli non restino “poppanti” nella fede, ma diventino uomini. Di più: se Lui non c’é è perché noi cresciamo, perché possiamo diventare come Lui. Esagero? Ma Gesù ha detto: “Farete cose più grandi di me”; incredibile! È come dire “Sii uomo.” Non abbiamo l’idea che la fede ci estranei dalla vita? Che sia un po’ la negazione dell’impegno? Guardare al cielo per sopportare la dura vita? Badate è un rischio continuamente presente nella Chiesa. Gesù non ti risolve i problemi. Non ti tratta da moccioso incapace. Se voi andate da Dio per risolvere un problema, lui vi abbraccia, vi vuole bene, vi dice che siete importanti. Poi vi dice: “Adesso affronta il tuo problema.” E se anche non riesci a risolverli, capisci che la tua gioia consiste nel fatto che i nostri nomi sono scritti nel cielo …
Esiste un secondo significato dell’Ascensione. Gesù è asceso con il proprio corpo, corpo di risorto, ma sempre corpo. Perciò nel Mistero di Dio, da allora, c’è l’uomo Gesù Risorto. Dio ha un volto d’uomo. Dopo questo avvenimento, nessuno può più dire: Dio non conosce la mia pena. Dio sa. Quando guardiamo Dio incontriamo il bruciante sguardo di Gesù. Dio non è un’entità, un qualcosa, un motore immobile dell’universo. Un Dio che mi ha creato e mi ha lasciato a sbrogliarmi, nascondendosi pure alla mia vista. No! Nella nostra fede crediamo che Dio si è svelato, totalmente, in Cristo Gesù. Un Dio che ormai sa cos’è soffrire, amare, piangere, sperare …

Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nei Tempio lodando Dio. (Lc 24, 31)
Con grande gioia! Un cuore che ha capito qualche cosa della misericordia di Dio – ci dice Luca – non può che vivere nella gioia e nella preghiera, in una piena umanità, ridondante di misericordia, eco della misericordia di Dio. E Luca finisce qui e dice: “a voi”! Questa è la sua esperienza: ce l’ha documentata, spiegata. Piano piano ha demolito, uno dopo l’altro, tutti i nostri pregiudizi tenebrosi su Dio, ci ha fatto vedere che le nostre prospettive su Dio sono, nella maggior parte, frutto di nostre interpretazioni. Ci ha fatto capire il valore della preghiera, dell’azione, della misericordia, perché amati. Ci ha ricordato la priorità dell’incontro sulla morale e come la morale o scaturisce da un incontro o è inutile costrizione e castrazione. Ci ha fatto capire che queste parole, questi gesti, questa nuova logica per essere uomini che Gesù ci ha svelato è accessibile a tutti. Ci ha dimostrato l’amore di Dio urlandocelo con il sangue, appeso ad una croce. A noi, ora, di seguire Luca. a noi di scegliere questo Dio che cammina con noi, che è presente sempre, che ci ha donato lo Spirito, che ci da’ la gioia. Amen.

(da “Il Gesù di Luca e di Matteo”, appunti, 1997)