È un corso di Sacra Scrittura
A cosa ci serve un Papa? Che ruolo e funzioni ha? Chi gliele ha dato? Quale è la teologia del papato e come si è formata?
NUOVA DATA In diretta Lunedì 20 Marzo 2023 – ore 21:00
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La morte del Papa emerito Benedetto XVI ha nuovamente scatenato una serie di congetture, opinioni, contrapposizioni che ormai si trascinano da un decennio, a partire dalla sua improvvisa rinuncia. Fra sostenitori dell’uno o dell’altro Papa, fino ai sedevacantisti che dicono che nessuno dei due Papi è stato eletto validamente, ci troviamo di fronte ad un marasma che molto ha a che fare con l’attuale situazione del contesto sociale che necessita di contrapposizioni e avversari. Anche nella Chiesa si è instillato questo morbo mondano della sfida continua, della messa in discussione, spesso basata sulle emozioni e sul nulla teologico e logico. Ma ciò che ancor più si manifesta chiaramente è l’assoluta, pervicace, terribile ignoranza del mondo contemporaneo e, ahimè, dei cattolici. A cosa ci serve un Papa? Che ruolo e funzioni ha? Chi gliele ha dato? Quale è la teologia del papato e come si è formata?
Un incontro impegnativo, spero per molti di chiarimento definitivo, per diventare finalmente cattolici.
È un corso di teologia fondamentale
Pietro, colpito dalle richieste del Maestro, affronta il delicatissimo tema del perdono: fino a quante volte bisogna perdonare? La risposta la conosciamo, e ci lascia perplessi.
Soprattutto la parabola che ne esplicita il significato profondo.
In diretta Lunedì 24 Aprile 2023 ore 21:00
L’evangelista Matteo dedica un’ampia sezione del suo scritto a quello che gli esegeti definiscono discorso ecclesiale: una serie di indicazioni che Gesù rivolge alla comunità cristiana, a coloro che hanno deciso di seguirlo nella costruzione del Regno.
Diversi, sono, in questa sezione, i temi affrontati: per appartenere al Regno è necessario tornare come bambini, si ragiona sulla prassi innovativa della correzione fraterna
all’interno della comunità, si insiste sull’importanza della preghiera comune e condivisa come soluzione ai conflitti.
Gesù giunge ad affermare che se un fratello persevera nell’atteggiamento di rottura e non vuole riconciliarsi va trattato come un pagano e un pubblicano (Mt 18,17). Non è escluso
dall’amore della comunità ma questo amore gli sarà dato senza aspettarsi nulla in cambio, e va amato come si amano i nemici e si prega per i peccatori (Mt 5,43).
Le esigenze sono tante, impegnative e Pietro, colpito dalle richieste del Maestro, affronta il delicatissimo tema del perdono: fino a quante volte bisogna perdonare?
La risposta la conosciamo, e ci lascia perplessi. Soprattutto la parabola che ne esplicita il significato profondo.
È un corso di Sacra Scrittura
Conosciamo oggi una grande donna, una delle quattro dottore della Chiesa: Teresa la grande e un laico napoletano, il medico Giuseppe Moscati. Santi è possibile.
Chi sono i santi? Perché la Chiesa ha sentito l’esigenza lungo la storia di proclamare Santi alcuni fratelli sorelle nella fede? E alla fine in che cosa consiste veramente la santità? E perché si è sentita l’esigenza di elaborare un protocollo (causa di canonizzazione) attualmente piuttosto incomprensibile per poter elevare all’onore degli altari questi nostri fratelli? Troppe volte rappresentiamo i santi come esseri perfetti, mortificati, che compiono strani miracoli e, di fatto, sono quasi sempre consacrati e religiosi escludendo la quasi totalità del popolo cristiano dall’idea di poter diventare santi. Non c’è che una sola tristezza quella di non essere santi affermava nel secolo scorso uno scrittore francese. Ed è così: la
santità è la piena realizzazione di ciò che siamo, è la pienezza del me felice, come mi vede Dio. Perciò San Paolo nelle sue lettere non esita a chiamare i discepoli Santi. Un corso che supera i nostri pregiudizi per andare alle radici della verità cristiana: siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono Santo (Lv 16,2). Conosciamo oggi una grande donna, una delle quattro dottore della Chiesa: Teresa la grande e un laico napoletano, il medico Giuseppe Moscati. Santi è possibile.
È un corso della serie Santi
Partiamo dal primo Vangelo e dal primo capitolo, per seguire la giornata “tipo” del Maestro. Il primo miracolo di Gesù in Marco mette i brividi. Gesù libera un indemoniato, abituale frequentatore della sinagoga.
In diretta Lunedì 19 Giugno 2023 ore 21:00
Iniziamo una nuova sezione, prendendo alcune pagine scelte dei Vangeli, per aiutarvi a fare una lettura orante della Parola. E partiamo dal primo Vangelo e dal primo capitolo, per seguire la giornata “tipo” del Maestro. Il primo miracolo di Gesù in Marco mette i brividi. Gesù libera un indemoniato, abituale frequentatore della sinagoga… Nessuno si è mai accorto di nulla: all’apparenza è un buon credente, un pio devoto. In realtà, quando Gesù lo obbliga a smascherarsi, rivela chi egli è. La sua è una fede demoniaca: conosce le cose della fede ma pensa che Dio sia un concorrente, un avversario venuto per rovinare la vita agli uomini. Quanti ne conosco di cristiani così! Molti “indemoniati” ancora oggi frequentano le nostre comunità e il nostro modo di pensare, spesso è “demoniaco” nel senso che non proviene da Dio. Marco sta scrivendo alla sua comunità e ammonisce: la prima conversione da fare, il primo miracolo da compiere riguarda proprio noi, proprio coloro che abitualmente frequentano il tempio. Chiediamo al Signore, oggi, di vivere sempre una fede autentica in cui Dio, alleato dell’uomo, diventa il punto di riferimento per l’agire concreto del quotidiano.
È un corso di Sacra Scrittura
Si è messo il cuore in pace, Mosè. Forse. È irrisolto, Mosè. Sa cosa non è. Sa chi non è. Non è un madianita, come sua moglie e il suo accogliente suocero. Non è un egiziano, ora che Faraone ha emesso una sentenza di morte nei suoi confronti. Non è un ebreo, visto che i suoi fratelli lo hanno allontanato. Ed è allora che Dio lo chiama.
Supera il deserto per portare al pascolo il gregge di suo suocero. Il terreno è arido e bisogna percorrere molta strada per trovare di che brucare, certo. Ma voglio leggere in questo dettaglio anche un moto dell’anima. In qualche modo, per Mosè, diventare pastore, occuparsi di animali miti come le pecore, tornare alla terra, alla concretezza, all’odore aspro delle bestie dissipa la nebbia del suo cuore. Dedicare del tempo al lavoro manuale e sudare e stancarsi fisicamente è l’unica strada per riscoprire i nostri confini e liberare la mente dai troppo pensieri, vero. I rabbini osano ancora di più e immaginano un Mosè pastore che cerca un agnello sfuggito al gregge per dissetarsi. Una volta trovatolo se lo carica sulle spalle. Dio, vedendo la sua compassione, capisce che Mosè è la persona giusta per liberare il popolo. Un uomo che ha compassione. È in quel momento che accade
È un corso di Diventare discepoli.
Come promesso, torniamo a parlare di donne, una santa e l’altra una grandiosa testimone del secolo scorso. Nativa del Sudan, dove nasce nel 1869, viene rapita al’età di sette anni e venduta più volte sul mercato delle schiave. I suoi rapitori le danno il nome di Bakhita («fortunata»).
Nel 1882 viene comprata a Kartum dal console Italiano Calisto Legnani che la affida alla famiglia di Augusto Michieli e diventa la bambinaia della figlia. Quando la famiglia Michieli si sposta sul Mar Rosso, Bakhita resta con la loro bambina presso le Suore Canossiane di Venezia. Qui ha la possibilità di conoscere la fede cristiana e, il 9 gennaio 1890, chiede il battesimo prendendo il nome di Giuseppina. Nel 1893, dopo un intenso cammino, decide di farsi suora canossiana per servire Dio che le aveva dato tante prove del suo amore. È stata canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000. crivere di Madeleine Delbrêl, ha detto il cardinale Martini, è scrivere di «una delle più grandi mistiche del XX secolo». Madeleine è una di quelle grandi donne che riuniscono in sé la fedeltà di Maria Maddalena, l’audacia di Paolo, la generosità del buon samaritano, la fede e l’entusiasmo per Gesù e in Gesù di tanti personaggi del Vangelo. Molte delle sue proposte di vita cristiana in mezzo al mondo, per non dire tutte – soprattutto nei luoghi della periferia geografica ed esistenziale, come era la Ivry marxista di ottant’anni fa –, sono quelle che Francesco oggi attualizza nei suoi gesti e nei suoi scritti ufficiali.
È un corso sui Santi
Come promesso, torniamo a parlare di donne, una santa e l’altra una grandiosa testimone del secolo scorso. Nativa del Sudan, dove nasce nel 1869, viene rapita al’età di sette anni e venduta più volte sul mercato delle schiave. I suoi rapitori le danno il nome di Bakhita («fortunata»).
Il problema è che accogliamo il Natale in maniera acritica, banale, come se fosse lì da sempre, come se fosse una specie di mito delle origini, una pia favoletta edificante che solletica i cuori, una buona occasione per addobbare casa e farsi dei regali (e magari per sentirsi più buoni, perché a Natale “si può dare di più” perché “a Natale puoi”…). La nostra società tende a banalizzare e ad omologare qualunque cosa: hallowen e Natale, la prima comunione e la filosofia buddista, senza approfondirne le origini, senza capirne le ragioni, senza conoscerle, senza rispetto. Il nostro mondo ha fretta, divora le idee, le semplifica, le riduce, produce un gigantesco copia e incolla della realtà. Vi siete mai chiesti cos’è il Natale? Perché il Natale? Cosa festeggiamo durante il Natale? Ma che significa? Gesù non nasce a Natale, è già nato duemila e rotti anni fa, non fate confusione nella testa libera di vostra nipotina! E ci salva da cosa? E chi gliel’ha chiesto di salvarci? E siete sicuri che tutti sappiano che a Natale si fa memoria della nascita del Signore? In questi ultimi anni la stragrande maggioranza dei ragazzi che incontravo a catechismo (splendidi ragazzi con buone famiglie alle spalle) ha sempre dato, come prima risposta: «A Natale arriva Babbo Natale!». (La cosa non mi ha mai scandalizzato, e non è un problema di catechesi o di catechiste, sia ben chiaro, è solo che il messaggio cristiano deve farsi faticosamente strada tra molte visioni del Natale! È un dato di fatto, non facciamone una colpa ai bambini o ai genitori, che vivono semplicemente in questo mondo!). Non diamo per scontato ciò che scontato non è. Proviamo a ridire, con calma, cosa celebriamo a Natale. Facciamo una lectio divina sui testi evangelici del Natale.
È un corso di Sacra Scrittura
Secondo Calvino, tutto si compie nel mondo per opera dell’unica volontà: quella di Dio, che è il sovrano di tutto e di tutti. Quella di Dio è una sovranità che non si può contrastare;
il solo pensiero di poterlo fare è un atto blasfemo. Ma è davvero così?
Pare un tema lontano dalla quotidianità ma, in realtà, è presente nel nostro inconscio collettivo. Lo esprimiamo anche nel linguaggio comune, quando pensiamo che la vita o dio o il fato ce l’abbiano con me, lo constatiamo quando vediamo delle vite drammaticamente segnate dal dolore e dalla disgrazia. E per noi credenti il ragionamento si amplia: se Dio c’è ed è eterno, cioè fuori da tempo, e onnisciente, cioè sa ogni cosa, conosce anche il mio destino, il mio percorso, già vede cosa farò. Sia. Ma interviene in questo destino? Agisce su di me? Ha già deciso cosa farò? La Bibbia parla di volntà divina alla salvezza, certo. Ma rimane il dubbio, ingigantito dalla riflessione riformata, che Dio abbia già deciso chi salvare e chi dannare. Secondo Calvino, tutto si compie nel mondo per opera dell’unica volontà: quella di Dio, che è il sovrano di tutto e di tutti. Quella di Dio è una sovranità che non si può contrastare; il solo pensiero di poterlo fare è un atto blasfemo. E posso capire se sono predestinato alla salvezza solo vedendo come va la mia vita, se in positivo o in negativo. Crinale pericolosissimo in cui la nostra libertà di scelta (il libero arbitrio) entra in cristi. Ma è davvero così? Proviamo a fare una riflessione su questo tema, partendo ad quanto già avevano intuito i filosofi greci, per approdare alla Scrittura, alla piena rivelazione di Cristo e all’attuale riflessione in ambito cattolico. Non è un argomento teorico: se Dio c’è ed è felice e mi vuole felice, ha a che fare con la mia libertà. O no?
È un corso di Teologia Fondamentale
Vogliamo dedicare una serata a conoscere i punti fermi della religione ebraica, che pure è l’origine della nostra, guardare con rispetto ai nostri fratelli maggiori, dedicando dello
spazio anche alla riflessione storica, riconoscendo le nostre responsabilità storiche fino alla svolta del CVII e di san Giovanni Paolo II.
Il riaccendersi del conflitto arabo-israeliano ha nuovamente puntato la nostra attenzione sullo stato di Israele, genericamente identificato con l’ebraismo e, quel che è peggio, con la religione ebraica. Derive antisioniste che nascondono ataviche visioni antisemitiche ci interrogano perché, a dirla tutta, il pensiero cristiano e la storia cristiana hanno largamente contribuito all’odio verso il giudaismo. E per molti l’ebraismo è fermo al tempo di Gesù Cristo, come se non avesse avuto un percorso, una storia, un’evoluzione. Ad oggi nello Stato di Israele il 65% della popolazione di dichiara non credente. Vogliamo dedicare una serata a conoscere i punti fermi della religione ebraica, che pure è l’origine della nostra, guardare con rispetto ai nostri fratelli maggiori, dedicando dello spazio anche alla riflessione storica, riconoscendo le nostre responsabilità storiche fino alla svolta del CVII e di san Giovanni Paolo II, definendo per quanto possibile la variegata realtà della fede ebraica contemporanea. Come sostiene Giovanni Paolo II: è venuto il momento che ebrei e cristiani riscoprano e facciano fruttificare il comune patrimonio spirituale. Per poter camminare assieme. E assieme lottare contro l’antisemitismo. E collaborare per la difesa dei diritti umani, per la giustizia sociale, la pace. E poter così, giorno dopo giorno, sperimentare lìessere fratelli, membri di un’unica famiglia. Testimoniando, finalmente riconciliati, la stessa speranza nell’attesa del «Dio che viene».
È un corso di Religioni nel mondo