Cara Giulia,
sono contento di sapere che il Vangelo di Luca ti ha entusiasmato e che sei rimasta stupita dall’aspetto più “spirituale” di Gesù. Mi scrivi: “emerge dal testo un volto di Dio misericordioso, così lontano dall’idea un po’ infantile che ho in testa! Ma, mi chiedo, da dove viene allora l’idea di un Dio lontano, un po’ severo, gran moralista che vedo intorno a me?”. Hai ragione, Giulia, ciò che dici è un problema enorme, che dobbiamo finalmente affrontare.
“Le immagini demoniache di Dio”, così un Gesuita psicoterapeuta ha intitolato un libro che raccoglie vent’anni di esperienza con suoi clienti rispetto alla visione distorta di Dio. Adeguando la riflessione e togliendola dal suo contesto patologico, possiamo però anche noi dire che molto spesso (troppo!) ci resta un’immagine “demoniaca” di Dio in testa, una specie di super-ego divinizzato, un censore pronto a perdonare ma che mi scruta nel profondo e mi chiede conto di ciò che faccio.
Ti chiedo e mi chiedo: cosa ha a che fare questa idea con il Dio misericordioso e pieno di tenerezza che emerge dal Vangelo? Cosa a che vedere con il padre che ogni mattina sale sul terrazzo di casa per scrutare l’orizzonte e vedere se il figlio scappato è disposto a tornare? Cosa con il pastore che dopo aver trovato la pecora che si era persa, invece di maltrattarla per il tempo perso e le ore di cammino fatto, se la carica sulle spalle e l’accarezza? Cosa con il Dio crocifisso che perdona e giustifica chi lo sta uccidendo? Devo riconoscerlo, Giulia, rischiamo di avere un’immagine distorta di Dio, nonostante duemila anni di cristianesimo.
La grande conversione che dobbiamo fare è dal dio che abbiamo in testa al Dio di Gesù Cristo. Gesù è venuto a parlarci di un Dio di tenerezza e di misericordia che si adopera affinché l’uomo sia felice, che desidera entrare in comunione con le sue creature, che collabora alla nostra realizzazione. Nella logica dell’amore, però, l’uomo è libero di accettare o rifiutare questa alleanza, finendo tragicamente vittima di se stesso. Non siamo bastanti a noi stessi, né sappiamo in cosa consista la nostra felicità. Dio, invece, lo sa.
Alle volte mi sento obiettare: “non è troppo comodo?”. No, per niente. Se dico: “visto che la mia compagna si fida ciecamente di me, la posso tradire” significa che non mi sono mai veramente innamorato di lei. Chi concepisce Dio come una specie di buon professore a cui in fondo in fondo si può far di tutto, non ha ancora realmente capito cos’é l’amicizia e la collaborazione.
Credimi, Giulia: il peccato è rifiutare di volare in alto, accontentandosi della mediocrità. La proposta che il Vangelo mi fa è infinitamente più liberante di qualsiasi peudo-libertà propostami dai profeti di oggi. Certo, alla base occorre fidarsi di Gesù, occorre fidarsi di questo Dio che, per amore, prima s’incarna e poi si fa massacrare, per dire che il suo non è un’amore a parole ma definitivo come la morte. Se sarai capace di credere in questo Dio, abbandonando le visioni demoniache che ci portiamo nel profondo, sarai vicina alla fede.
Ci provi?