Cara Giulia,
“Mi viene da dirti: ‘cos’è la verità?’. E’ possibile, oggi, avere delle verità?”: così mi scrivi in risposta alla bella pagina di Dostoewskj.
Ricordi quando ti dicevo che siamo nani sulle spalle di giganti? E di come, pur dovendo affrontare ciascuno il proprio percorso, condividiamo gli stessi interrogativi di tutti gli uomini che ci hanno preceduto? Credimi: ho sorriso leggendo la tua lettera. “Cos’è la verità?”. Hai posto la stessa domanda che un procuratore romano pose un giorno a un condannato a morte, tale Gesù di Nazareth. Pilato, stizzito, pose la domanda a Gesù senza aspettare una risposta. Non fosse stato accecato dal suo dubbio, avrebbe visto la verità davanti ai suoi occhi, verità fatta carne.
La domanda che poni è comunque inquietante e la riprendo volentieri: in questo tempo di relativismo, in questo momento in cui l’uomo pare avere calpestato tutti i sentieri del sapere, aperto tutte le porte della conoscenza, esplorato tutti i mondi intellettuali possibili, è ancora opportuno parlare di verità? La conclusione di diecimila anni di civiltà, non è forse lo scetticismo più nero? Dobbiamo capirci bene; anzitutto dobbiamo ignorare il moto emotivo che ci suscita la parola “verità”. sì perché, da eterni adolescenti, esiste una concatenazione interiore delle parole “verità-dovere-fai il bravo” che risalgono alla nostra infanzia. Troppo spesso riduciamo la verità alla verità morale (“dì la verità e non ti succederà niente”). Qui parliamo di un’altra verità, più profonda, più radicale.
La verità che è la risposta alle domande che l’uomo si pone: chi sono? Da dove vengo? Che ci sto a fare? Domanda che nasce nel cuore appassionato dell’uomo che cerca e che non si accontenta. In parole più difficili la chiamerei “verità ontologica”. Ma esiste davvero? Molti uomini, nel passato, hanno talmente assolutizzato questo valore da praticarlo a scapito di altri valori altrettanto importanti come il dialogo e la condivisione. E’ sempre pericoloso credersi i detentori assoluti della verità, senza accettare che la verità, pur manifestandosi a una persona, non si esaurisce in lei. Così troverai nella storia grandi uomini che hanno usato la verità quasi come un’arma per affermare se stessi. Ma è vero, ad essere sinceri, che a saper leggere la Storia, possiamo come rintracciare un filo rosso tra le culture e il pensiero, quasi come se la verità volesse manifestarsi a tutti i costi. “Non esiste la verità, dicono alcuni”. E’ vero: non esiste la verità, eccetto quella che non esiste la verità. E se c’è quella (che non esistono verità) perché non dovrebbero essercene altre? Molto spesso gli uomini guardano con sospetto alla verità, come se fosse qualcosa di fastidioso da dover seguire.
Niente di più falso! La verità, al contrario, non fa che realizzare in pienezza ciò che siamo, è come se entrassimo nella verità passo dopo passo, e questo ci portasse alla gioia profonda. La sintesi di questo mio ampolloso discorso (stai già sbadigliando?) è semplice semplice: cara Giulia io non ti debbo convertire. E neppure convincere. Macché. Faccio uno dei mestieri, da questo punto di vista, meno stressanti del mondo: non ho risultati da conseguire.
Posso solo accompagnarti alla soglia della verità, narrarti di come io ed altri abbiamo avuto la percezione di esserne abitati. La verità si impone. Sarai tu, quando ti ci troverai davanti, a vederla, a dire: “Ma certo! E’ evidente! E’ tutto così chiaro!”. Da questo punto di vista camomilla: non ho ansie di manipolazione o di conversione; se vorrai seguire la strada della ricerca con costanza e onestà, sarà la verità a venirti incontro. Un giorno, poi, dovremo parlare del fatto che Gesù, un giorno, ha detto di sé: “Io sono la via, la verità e la vita”. Curioso, no?
don Paolo