Inviti e rifiuti

Preparo il commento al vangelo la domenica sera. 

Mi ritaglio un tempo di riflessione e di preghiera che mi proietta alla domenica successiva, una sorta di post-it della mia vita interiore per fecondare la settimana. 

Dalle mie parti è arrivato l’autunno in anticipo con temperature gelide e la neve. È un effetto straniante, la scorsa settimana ancora si girava in t-shirt.

Ho appena letto i quotidiani del giorno. Sono coinvolto da quanto sta succedendo dietro le mura leonine, gli scandali che da tempo scuotono il Vaticano e la (irrisolta e in salita) riforma della Curia romana attuata da Francesco. Provo disagio, lo confesso. Anche un senso di nausea. 

Non voglio entrare nello specifico: non ho gli strumenti per capire fino in fondo la situazione (chi li ha?), e le poche informazioni fornite sono interpretate nella linea di pensiero del giornalista che le riporta, lo so bene. 

Ma il disagio rimane. Come se qualcuno parlasse male di mia madre e mi invitasse a prendere le distanze solo perché ha un vestito fuori moda (leggetevi Il santo, di Antonio Fogazzaro).

No, non è questa la Chiesa che ho conosciuto. Non così, almeno.

Siamo peccatori, lo so. Tutti.

E ne siamo consapevoli. Ma non a sufficienza.

E se tutto quello che sta succedendo, dal Covid in avanti, ma anche prima, fosse lo sgambetto che lo Spirito ci sta facendo per fermarci e capire cosa stiamo facendo? E se – sul serio – ci stesse sfuggendo qualcosa di grandioso che, pure, è sotto gli occhi di tutti?

Ho bisogno urgente e inappellabile di Profezia. […]

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