Seconda domenica durante l’anno, anno di Luca

Is 62,1-5/1Cor 12,4-11/Gv 2,1-12

Fatelo

Venuto a mancare il vino.

Quante volte facciamo questa esperienza, nelle nostre vite.

Quanto la stiamo facendo, in questi due anni di pandemia. 

Lo scoraggiamento ha sostituito la paura, avanziamo per abitudine senza sapere cosa ci riserva il futuro. Ma, ad essere onesti, non è stato il Covid a toglierci le gioie della vita, ma la mancanza di senso, di orizzonte. È normale che sia così, succede a tutti.

Partiamo, entusiasti, convinti, determinati poi, cammin facendo, viene a mancare il vino.

Una sofferenza, un fallimento, un’esperienza negativa ci fanno rendere conto che manca qualcosa di importante nella nostra vita: il vino, simbolo della gioia, della festa, della gratuità. 

Ve la immaginate una festa di nozze senza vino? No. Esatto.

Manca il vino, manca la voglia di vivere, di andare avanti, di fare festa.

Allora tutto diventa grigio, faticoso, rancoroso. 

E cresce la rabbia, l’aggressività, la depressione, il vittimismo. Esattamente quanto ci sta accadendo.

Manca il vino alla nostra vita. Manca il vino alla nostra Chiesa. Manca il vino alla nostra società.

Oggi, iniziando l’anno nuovo, il vangelo di Giovanni ci richiama all’essenziale: il miracolo numero uno come scrive l’evangelista, quello che sta alla base di ogni altra esperienza di fede, è trasformare l’acqua insipida nel vino nuovo.

Perché senza il vino della gioia, la vita e la fede non hanno senso. […]

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