Domenica di Resurrezione

At 10,34.37-43/Col 3,1-4/Gv 20,1-9

In fretta verso di te

Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno».

Vanno al sepolcro portando gli aromi per compiere ciò che, due giorni prima non erano riuscite e a fare. Lo hanno sepolto in fretta e furia: già era comparsa la prima stella della notte nella vigilia di quel sabato, che in quell’anno coincideva con la Pasqua ebraica, la Pesah.

Il loro cuore è più pesante della pietra che è stata messa a proteggere il cadavere del Maestro.

È morto. Torturato e straziato, sfigurato e oltraggiato.

Quel volto sorridente e pacificato reso irriconoscibile, tumefatto e ferito.

Camminano in fretta, ancora è buio, nel cuore e nell’anima.

È tutto difficile, tutto troppo difficile, tutto insostenibile.

Come dopo due anni di pandemia piombare nella paura di una guerra, da paura a paura.

Come un incubo senza fine. E i nervi cedono, la speranza cede, la fede cede, la vita stessa cede.

Si sentono come ci sentiamo noi, esausti, consumati, sfiduciati.

Ma quando arrivano, la pietra è ribaltata e la tomba è vuota. […]

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