Quarta domenica di Avvento, anno di Marco 

2Sam 7,1-5.8-12.14.16/ Rm 16, 25-27/ Lc 1, 26-38

 

Eccolo, arriva, il Natale.

Un Natale dimesso, all’apparenza, stretto fra norme e divieti.

Ma nessuno ci vieterà di accoglierlo, questo Cristo di Dio. Nessuno ci vieterà di farci grotta in questo anno dolente e sanguinante. Nessuno ci impedirà, infine, di fare di questo tempo un tempo di cambiamento, di conversione, finanche di rinascita.

Questo ci è dato. Questo possiamo fare.

E noi qui a chiederci se lo vogliamo ancora, un Dio così. se abbiamo ancora voglia di metterci in gioco, di svegliarci, di stupirci e di stupire.

Dio continua a nascere, a venire, a provocarci, a chiedere ospitalità e accoglienza.

Basta che non facciamo il madornale errore di prenderci noi per Dio.

Viene, ancora, bussa alle porte del nostro cuore. Irrompe nel quotidiano, così come siamo, in mezzo a questa cavolo di Covid che sembra non finire mai, in mezzo a questo mondo che pare frammentarsi ed implodere, in questa Chiesa così tenace e compassionevole nonostante i nostri evidenti limiti.

Eccolo, arriva. Dio nasce. Rinasce in ciascuno di noi.

Siamo pronti ad accoglierlo? Datemi retta: seguite Maria.

Un angelo

Maria è stata sfiorata da Dio.

Non sappiamo come. Sappiamo che ha avuto la certezza di una teofania, dell’irruzione di Dio nella sua vita. Non è stata un’illusione, ma una reale percezione nell’intimo, una profonda esperienza interiore. No, non fatico a credere che Dio si manifesti nell’anima di chi lo cerca. Che Dio sia altro dalle nostre convinzioni e non credo affatto che la fede sia un sentimento religioso, ma un incontro reale. Talmente reale da spaventare. Maria, in quel saluto, capisce che deve rallegrarsi perché Dio l’ha riempita di grazia, perché il Signore è con lei.  […]

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