Settima domenica durante l’anno, anno di Luca

1Sam 26,2-7-9.12-13.22-23/1Cor 15,45-49/Lc 6,27-38

Donare vita

È dunque tutto inevitabile?

Irreversibile? Di una necessità ineluttabile?

Fa parte della natura dell’uomo contrapporsi fino alla rissa (verbale) e alla violenza?

Forse sì. Meglio arrendersi all’evidenza. 

I Si vax,  i No vax, i complottisti, i politici incapaci, destra, sinistra, centro, la Cina, l’Ucaraina, Europa sì, Europa no. I social, gli haters, i troll, i leoni da tastiera. I dibattiti urlati in televisione, i titoli sui giornali, l’uso delle parole sguaiate e offensive. Papa Francesco, Papa Benedetto, i tradizionalisti, le radici cristiane, i valori non negoziabili. 

Dio stesso. E il Vangelo usato come corpo contundente. 

Abbiamo gettato la maschera anche noi in Occidente? Ci liberiamo dell’ipocrisia, del politicamente corretto, possiamo finalmente sfogare la nostra vera natura finora compressa dentro un bozzolo di buonismo?

Sì, forse. E una cosa buona l’antipatico signor Covid l’ha davvero fatta: smascherare tutte le nostre ipocrisie, smettere di fingere e di apparire.

Forse è proprio così. Meglio farsene una ragione.

O forse no.

Una voce ci giunge da lontano. Da dentro. Una voce che illumina, scuote, provoca, nutre, giudica, accarezza, spinge, incoraggia. La voce del rabbì.

A voi che ascoltate io dico. […]

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