Abbiamo bisogno di salvezza. Ho bisogno di salvezza, urgentemente.
Di una soluzione, di qualcuno che mi aiuti a mettere ordine nel mio caos interiore, qualcuno che intervenga nella Storia, che faccia giustizia, che convinca alla pace.
Abbiamo bisogno di un salvatore. Urgentemente.
E lo cerchiamo con affanno, siamo disposti ad ascoltare le sirene di quanti propongono soluzioni definitive. Lo attendiamo sperando ci sia un politico, un imprenditore, un uomo di spettacolo, un guru, qualcuno, chiunque!, capace di toglierci dal buio. Siamo disposti a tutto, purché facciano loro, purché faccia lui.
Solo che, spesso, cerchiamo salvatori senza ammettere di esserci perduti.
Salvatori a buon mercato, diciamo, loro a salvare, a salvarci, noi seduti a guardare (disposti però a ringraziare, nel caso). No, non ci sentiamo davvero persi, non scherziamo. Confusi sì, ma non persi.
Temiamo la disperazione, ci inorridisce l’assurdo.
Senza ammettere di esserci persi, spaventati dalla serietà della vita, dall’ineluttabilità dell’esistere, senza ammettere, semplicemente, che non abbiano in noi tutte le risposte, che da soli non ce la possiamo fare, che la risposta di senso e di felicità, pur avendo bisogno di noi, di trova fuori da noi, non sappiamo più cosa sia la salvezza.
E nell’ultima domenica dell’anno liturgico la Parola ha ancora qualcosa da dire, un’indicazione forte, destabilizzante, inattesa, rivolta ai cercatori di salvezza, nella Solennità di Gesù Cristo re dell’Universo. Una titolazione un po’ aulica, forse desueta, ma che proclama con forza quanto i discepoli hanno sperimentato: Gesù è la risposta di ogni ricerca, e il mondo non sta precipitando nel caos, ma nelle sue braccia.
Gesù è la salvezza, l’unica salvezza, la mia salvezza.
Commento al Vangelo del 20 Novembre 2022
Cristo Re
2 Sam 5,1-3/ Col 1,12- 20/ Lc 23,35-43
Perduti e salvati
Abbiamo bisogno di salvezza. Ho bisogno di salvezza, urgentemente.
Di una soluzione, di qualcuno che mi aiuti a mettere ordine nel mio caos interiore, qualcuno che intervenga nella Storia, che faccia giustizia, che convinca alla pace.
Abbiamo bisogno di un salvatore. Urgentemente.
E lo cerchiamo con affanno, siamo disposti ad ascoltare le sirene di quanti propongono soluzioni definitive. Lo attendiamo sperando ci sia un politico, un imprenditore, un uomo di spettacolo, un guru, qualcuno, chiunque!, capace di toglierci dal buio. Siamo disposti a tutto, purché facciano loro, purché faccia lui.
Solo che, spesso, cerchiamo salvatori senza ammettere di esserci perduti.
Salvatori a buon mercato, diciamo, loro a salvare, a salvarci, noi seduti a guardare (disposti però a ringraziare, nel caso). No, non ci sentiamo davvero persi, non scherziamo. Confusi sì, ma non persi.
Temiamo la disperazione, ci inorridisce l’assurdo.
Senza ammettere di esserci persi, spaventati dalla serietà della vita, dall’ineluttabilità dell’esistere, senza ammettere, semplicemente, che non abbiano in noi tutte le risposte, che da soli non ce la possiamo fare, che la risposta di senso e di felicità, pur avendo bisogno di noi, di trova fuori da noi, non sappiamo più cosa sia la salvezza.
E nell’ultima domenica dell’anno liturgico la Parola ha ancora qualcosa da dire, un’indicazione forte, destabilizzante, inattesa, rivolta ai cercatori di salvezza, nella Solennità di Gesù Cristo re dell’Universo. Una titolazione un po’ aulica, forse desueta, ma che proclama con forza quanto i discepoli hanno sperimentato: Gesù è la risposta di ogni ricerca, e il mondo non sta precipitando nel caos, ma nelle sue braccia.
Gesù è la salvezza, l’unica salvezza, la mia salvezza.
La tua, se vuoi. […]
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