Trentaquattresima domenica durante l’anno

Dn 7,13-14/Ap 1,5-8/ Gv 18,33-37

Il mio re

Tu sei re?

Pilato è stupito e divertito. Non sa se lasciar andare per la sua strada questo straccione consegnatogli dal Sinedrio o divertirsi qualche istante con lui.

Cosa ha combinato questo folle se i riottosi sacerdoti si sono presi la briga di ingoiare più di un rospo amaro e sono venuti ad elemosinare la sua condanna a morte?

Pilato odia il Sinedrio. Il Sinedrio odia Pilato per i suoi modi spicci, per la sua insofferenza alle troppe consuetudini di questi fanatici insubordinati.

Eccolo lì l’uomo pericoloso.

Un pazzo che si prende per re.

Uno che dice di essere venuto a salvare il mondo. Uno che si prende per Dio. Uno che parla di un Regno davanti al rappresentate ufficiale di un Impero mondiale.

Uno da manicomio. O da compatire. Cosa spaventa così tanto i religiosi bigotti del tempio?

Tu sei re?

Non si capacita della situazione, il procuratore romano.

È salito a Gerusalemme lasciando la calda Cesarea e il palazzo che affaccia sul porto solo per far valere la presenza dell’aquila romana nella città santa dell’irrequieta Provincia e ora deve iniziare la sua intensa giornata avendo a che fare con questo somaro.

Gesù cerca di capire se l’affermazione è una sua idea, se è una sua supposizione.

Pilato smorza ogni possibile dialogo, pone le distanze.

È preciso: a lui della sorte di Gesù non importa nulla, né gli importa cosa pensino gli altri, ma se si spaccia davvero per re allora esiste un problema. È un reato di lesa maestà, uno solo è l’Imperatore, non facciamo scherzi. […]

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