Hanno arrestato il Battista, tira una brutta aria per profeti e affini.
Gesù dovrebbe prudentemente scappare, tornare nel suo buco di paese, a Nazareth.
Meglio non farsi vedere in giro, meglio non essere associato a certe compagnie.
Così faremmo noi. Così farei io.
Non così opera il Figlio dell’uomo che è venuto a gettare il fuoco sulla terra.
Che brucia di desiderio. Che arde. Non fugge: inizia la sua missione.
Partendo dagli ultimi. Da quelle due parti di Israele, Zabulon e Neftali, fra le prime a soccombere alla protervia delle nazioni, ad opere degli Assiri, sei secoli prima.
Una terra meticcia, straniera, contaminata, perduta. Vero: una terra perduta. Come la nostra Europa sempre più aliena alla fede. Come la nostra Italia, con le chiese svuotate e i preti smarriti.
Ma non è venuto esattamente per salvare chi è perduto, il Signore?
E, oso, per chi nemmeno sa più di esserlo?
Abita le tenebre, la luce. Viene a rischiararla.
Pagina che mi scuote, che mi spinge. In questo nostro tempo in cui corriamo il rischio di scoraggiarci, di chiuderci dentro le nostre sacrestie, in cui ci sentiamo ignorati, sviliti, Gesù propone un’alternativa: svegliati, reagisci, esci, riparti, osa. Pagina che illumina questa nostra Chiesa intimidita, rissosa, che rischia di cedere alla mondanità, di imitare il mondo, dividendosi in partigianerie, in tifoserie.
Come se il problema fosse in che lingua celebrare o quali aperture concedere. Come se, invece, il dramma fosse la mancanza di fede nelle nostre parole, nelle nostre strutture, nel nostro annuncio.
E la mancanza di fuoco. E di passione.
Seguiamo il Maestro, andiamo ad abitare là dove non c’è nemmeno più speranza.
Torniamo ad essere illuminati, per portare luce.[…]
Commento al Vangelo del 22 Gennaio 2023
Terza domenica durante l’anno, anno di Matteo
Is 8, 23-9,3/1Cor 1,10-13/ Mt 4,12-23
Eccoci
Hanno arrestato il Battista, tira una brutta aria per profeti e affini.
Gesù dovrebbe prudentemente scappare, tornare nel suo buco di paese, a Nazareth.
Meglio non farsi vedere in giro, meglio non essere associato a certe compagnie.
Così faremmo noi. Così farei io.
Non così opera il Figlio dell’uomo che è venuto a gettare il fuoco sulla terra.
Che brucia di desiderio. Che arde. Non fugge: inizia la sua missione.
Partendo dagli ultimi. Da quelle due parti di Israele, Zabulon e Neftali, fra le prime a soccombere alla protervia delle nazioni, ad opere degli Assiri, sei secoli prima.
Una terra meticcia, straniera, contaminata, perduta. Vero: una terra perduta. Come la nostra Europa sempre più aliena alla fede. Come la nostra Italia, con le chiese svuotate e i preti smarriti.
Ma non è venuto esattamente per salvare chi è perduto, il Signore?
E, oso, per chi nemmeno sa più di esserlo?
Abita le tenebre, la luce. Viene a rischiararla.
Pagina che mi scuote, che mi spinge. In questo nostro tempo in cui corriamo il rischio di scoraggiarci, di chiuderci dentro le nostre sacrestie, in cui ci sentiamo ignorati, sviliti, Gesù propone un’alternativa: svegliati, reagisci, esci, riparti, osa. Pagina che illumina questa nostra Chiesa intimidita, rissosa, che rischia di cedere alla mondanità, di imitare il mondo, dividendosi in partigianerie, in tifoserie.
Come se il problema fosse in che lingua celebrare o quali aperture concedere. Come se, invece, il dramma fosse la mancanza di fede nelle nostre parole, nelle nostre strutture, nel nostro annuncio.
E la mancanza di fuoco. E di passione.
Seguiamo il Maestro, andiamo ad abitare là dove non c’è nemmeno più speranza.
Torniamo ad essere illuminati, per portare luce. […]
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