26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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Stanotte
Domani è Natale.
Così questa quarta domenica quasi salta in cavalleria.
Già il tempo di avvento è decisamente breve. Dalla metà di dicembre, poi, si entra in fibrillazione per il delirio dei regali. Provate a farvi un giro in centro. E, allora, quel poco di preparazione spirituale che ci eravamo ripromessi di fare, viene messa in fondo, per ultima.
Anche le parrocchie si fanno prendere dall’agitazione: le prove del coro, la recita dei bambini del catechismo, il presepe vivente…
Meno male che arriva Maria a darci qualche consiglio.
L’abbiamo già incontrata durante l’inizio del percorso, sottolineando, durante la festa dell’Immacolata, il suo cuore spalancato all’assoluto di Dio, rimarcando quel si che permette a me, oggi, di conoscere Dio.
Quante volte, davanti a Dio che bussa alla porta della nostra vita, sappiamo solo porre dei no, dei fammici pensare, dei ripassa in un altro momento.
Maria, invece, fa della sua vita un sì allo stupore, all’inatteso, all’irrompere dell’anima…
Ed oggi, nuovamente, a poche ore dalla notte, rileggiamo quel vangelo.
Da dove è iniziato tutto.
Da quella piccola adolescente, probabilmente anch’essa di discendenza davidica come il suo amato sposo, che realizza la promessa fatta al re Davide.
Davide
Davide, ormai invecchiato e intristito dalle vicende della vita, vede il suo formidabile Regno percorso da spinte secessioniste. L’erede al trono è stato ucciso dal fratello, a sua volta ucciso durante una battaglia dall’esercito di Davide. Il terzogenito sarà a sua volta ucciso da Bersabea, che vuole mettere sul trono il figlio Salomone. Così accadrà e Davide teme di non vedere più nessun suo discendente a governare su Israele. Decide di costruire un tempio al Dio che lo ha fatto tanto crescere e Natan, profeta di corte, lo ferma: non sarà il re a costruire una casa, ma Dio gli costruirà una discendenza.
Così sarà.
Nonostante tutto, dopo l’esilio in Babilonia, la casa di Davide scomparirà, ma sarà un suo discendente, il figlio di Giuseppe di Betlemme, a prendere il suo posto. Jeshua il nazoreo salirà sul trono di Davide. Ma non come si aspetta il grande re.
È sempre Dio che prende l’iniziativa.
È sempre lui che ci viene incontro, che si fa vicino, che nasce in noi. Mai come ce lo aspetteremmo.
Concretezze
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». (Lc 1,34)
Sono le prime parole di Maria. E sono come un treno in corsa.
Spesso l’abbiamo immaginata intimorita, un’adolescente sussiegosa che ascolta il roboante annuncio del principe degli angeli. Macché, non è affatto così. Maria non è timida, né impacciata.
Mette i brividi vedere come tiene testa a Gabriele, come interagisce con determinazione e lucidità. Le sue prime parole – una richiesta di chiarimento – svelano una donna adulta, una credente intelligente e posata, una persona concreta e con i piedi ben posati per terra.
Come scrive magnificamente Papa Paolo VI: “mai fu la donna passivamente remissiva di una religiosità alienante” (Marialis Cultus, 37).
Guardatela la ragazzina che interroga un ammirato messaggero celeste!
Siate fiere, figlie di Eva, per tanta forza, tanta grazia, tanta audacia!
Imparate, figli di Adamo, da tanta concretezza e determinazione.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa Gabriele, la sera, abbia detto ai suoi colleghi angeli, anche lui stupito dall’inattesa reazione di Maria la bella.
L’adolescente che osa, che controbatte, che chiede.
Eppure è così che dobbiamo fare. È questo l’atteggiamento che deve assumere il credente.
Il Dio che si racconta nella Bibbia, quello definitivamente svelato in Gesù è un Dio che non tratta gli uomini come servi (Gv 15,15), ma come figli, che li pone alla pari (Sal 8,5-6), che accetta di farsi mettere in discussione (Gen 18).
Incontrando Dio scopriamo la nostra dignità, capiamo il nostro destino, definiamo la nostra misura.
Maria sta con i piedi ben piantati in terra.
Come è possibile?
Soluzioni
È spiazzato, l’angelo. No, non se l’aspettava proprio una reazione del genere.
Non quella domanda così precisa e puntuale.
La ragazza non si lascia impressionare da ciò che sta accadendo. Va diritta al centro della questione.
Sorride, Gabriele. Ammirato, ne sono certo.
Quanto ci assomiglia, la madre! Anche noi davanti ai grandi progetti di Dio sulla nostra vita, giustamente, pensiamo a come questi influenzeranno e cambieranno le nostre scelte.
Sorride, Gabriele e spiega.
Parla di Spirito Santo, parla di ombra dell’Altissimo, parla di un figlio che ha a che fare con Dio e che di Dio condivide la santità. Che problema c’è? Forse il braccio di Dio si è accorciato? Una volta accettata la folle idea che Dio diventa uomo, è forse un problema se una vergine diventa madre? Davanti all’inaudito di Dio, come non lasciare aperta ogni possibilità?
Ammesso che l’impossibile si è fatto possibile, di cosa stupirsi?
Io credo che Dio si sia fatto uomo. E che lo abbia fatto così come ce lo racconta Luca. Non ho dubbi insormontabili nel credere nell’annunciazione, facendo salvi tutti i legittimi distinguo degli studiosi sui generi letterari e sul rapporto storia/teologia.
Credo. Credo che Dio abbia voluto sporcarsi le mani, farsi conoscere e conoscere.
Ammesso questo, non ho problemi nel credere che una ragazza di quattordici anni possa contenere Dio nel suo grembo.
E ora lo aspetto. Aspetto stanotte. Aspetto che rinasca in me.
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Commento al Vangelo del 24 Dicembre 2017 – Stanotte
IV Domenica di Avvento – Anno B
Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca
26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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Stanotte
Domani è Natale.
Così questa quarta domenica quasi salta in cavalleria.
Già il tempo di avvento è decisamente breve. Dalla metà di dicembre, poi, si entra in fibrillazione per il delirio dei regali. Provate a farvi un giro in centro. E, allora, quel poco di preparazione spirituale che ci eravamo ripromessi di fare, viene messa in fondo, per ultima.
Anche le parrocchie si fanno prendere dall’agitazione: le prove del coro, la recita dei bambini del catechismo, il presepe vivente…
Meno male che arriva Maria a darci qualche consiglio.
L’abbiamo già incontrata durante l’inizio del percorso, sottolineando, durante la festa dell’Immacolata, il suo cuore spalancato all’assoluto di Dio, rimarcando quel si che permette a me, oggi, di conoscere Dio.
Quante volte, davanti a Dio che bussa alla porta della nostra vita, sappiamo solo porre dei no, dei fammici pensare, dei ripassa in un altro momento.
Maria, invece, fa della sua vita un sì allo stupore, all’inatteso, all’irrompere dell’anima…
Ed oggi, nuovamente, a poche ore dalla notte, rileggiamo quel vangelo.
Da dove è iniziato tutto.
Da quella piccola adolescente, probabilmente anch’essa di discendenza davidica come il suo amato sposo, che realizza la promessa fatta al re Davide.
Davide
Davide, ormai invecchiato e intristito dalle vicende della vita, vede il suo formidabile Regno percorso da spinte secessioniste. L’erede al trono è stato ucciso dal fratello, a sua volta ucciso durante una battaglia dall’esercito di Davide. Il terzogenito sarà a sua volta ucciso da Bersabea, che vuole mettere sul trono il figlio Salomone. Così accadrà e Davide teme di non vedere più nessun suo discendente a governare su Israele. Decide di costruire un tempio al Dio che lo ha fatto tanto crescere e Natan, profeta di corte, lo ferma: non sarà il re a costruire una casa, ma Dio gli costruirà una discendenza.
Così sarà.
Nonostante tutto, dopo l’esilio in Babilonia, la casa di Davide scomparirà, ma sarà un suo discendente, il figlio di Giuseppe di Betlemme, a prendere il suo posto. Jeshua il nazoreo salirà sul trono di Davide. Ma non come si aspetta il grande re.
È sempre Dio che prende l’iniziativa.
È sempre lui che ci viene incontro, che si fa vicino, che nasce in noi. Mai come ce lo aspetteremmo.
Concretezze
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». (Lc 1,34)
Sono le prime parole di Maria. E sono come un treno in corsa.
Spesso l’abbiamo immaginata intimorita, un’adolescente sussiegosa che ascolta il roboante annuncio del principe degli angeli. Macché, non è affatto così. Maria non è timida, né impacciata.
Mette i brividi vedere come tiene testa a Gabriele, come interagisce con determinazione e lucidità. Le sue prime parole – una richiesta di chiarimento – svelano una donna adulta, una credente intelligente e posata, una persona concreta e con i piedi ben posati per terra.
Come scrive magnificamente Papa Paolo VI: “mai fu la donna passivamente remissiva di una religiosità alienante” (Marialis Cultus, 37).
Guardatela la ragazzina che interroga un ammirato messaggero celeste!
Siate fiere, figlie di Eva, per tanta forza, tanta grazia, tanta audacia!
Imparate, figli di Adamo, da tanta concretezza e determinazione.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa Gabriele, la sera, abbia detto ai suoi colleghi angeli, anche lui stupito dall’inattesa reazione di Maria la bella.
L’adolescente che osa, che controbatte, che chiede.
Eppure è così che dobbiamo fare. È questo l’atteggiamento che deve assumere il credente.
Il Dio che si racconta nella Bibbia, quello definitivamente svelato in Gesù è un Dio che non tratta gli uomini come servi (Gv 15,15), ma come figli, che li pone alla pari (Sal 8,5-6), che accetta di farsi mettere in discussione (Gen 18).
Incontrando Dio scopriamo la nostra dignità, capiamo il nostro destino, definiamo la nostra misura.
Maria sta con i piedi ben piantati in terra.
Come è possibile?
Soluzioni
È spiazzato, l’angelo. No, non se l’aspettava proprio una reazione del genere.
Non quella domanda così precisa e puntuale.
La ragazza non si lascia impressionare da ciò che sta accadendo. Va diritta al centro della questione.
Sorride, Gabriele. Ammirato, ne sono certo.
Quanto ci assomiglia, la madre! Anche noi davanti ai grandi progetti di Dio sulla nostra vita, giustamente, pensiamo a come questi influenzeranno e cambieranno le nostre scelte.
Sorride, Gabriele e spiega.
Parla di Spirito Santo, parla di ombra dell’Altissimo, parla di un figlio che ha a che fare con Dio e che di Dio condivide la santità. Che problema c’è? Forse il braccio di Dio si è accorciato? Una volta accettata la folle idea che Dio diventa uomo, è forse un problema se una vergine diventa madre? Davanti all’inaudito di Dio, come non lasciare aperta ogni possibilità?
Ammesso che l’impossibile si è fatto possibile, di cosa stupirsi?
Io credo che Dio si sia fatto uomo. E che lo abbia fatto così come ce lo racconta Luca. Non ho dubbi insormontabili nel credere nell’annunciazione, facendo salvi tutti i legittimi distinguo degli studiosi sui generi letterari e sul rapporto storia/teologia.
Credo. Credo che Dio abbia voluto sporcarsi le mani, farsi conoscere e conoscere.
Ammesso questo, non ho problemi nel credere che una ragazza di quattordici anni possa contenere Dio nel suo grembo.
E ora lo aspetto. Aspetto stanotte. Aspetto che rinasca in me.
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