Ci sta compiendo il giorno di Pentecoste, anche se non sembra.
Sta maturando, fiorendo, generando. Perché sempre Dio genera, come sempre un parto è doloroso. E tanto. Si compie nella Gerusalemme caotica che è diventato il nostro mondo, le nostre Chiese, la nostra vita.
Difficile crederlo, direte.
Vediamo le nostre messe svuotarsi, le nostre comunità ridotte sempre di più. Vediamo la totale assenza dei giovani, il sottile giudizio e il disprezzo di chi ci vede come dei poveracci emotivamente instabili da compatire. Vediamo i nostri preti stanchi, sfiduciati, assenti. Alcuni lasciano caricandosi anche il giudizio impietoso di coloro che, cattolici col pedigree, ti accollano pure il titolo di traditore.
Difficile crederlo guardando i giornali online, ascoltando un dibattito televisivo, lasciando che l’algoritmo di internet ci mandi notizie inquietante (sapevate che l’algoritmo privilegia i contenuti polemici?). Difficile non abituarsi alle guerre vicine e lontane, agli sbarchi dei disperati, ai colpi di Stato di paesi che non conosciamo. Difficile non spaventarsi vedendo la spesa che erode lo stipendio che a mala pena basta a pagare mutuo-gas-luce. Difficile credere in un compimento quando vedi la gente col muso, snervata, aggressiva, pronta a vomitarti addosso tutta la rabbia che cova nel cuore.
Si compie, il giorno di Pentecoste.
Perché, se siamo onesti, l’oneroso compito che ci ha affidato il Signore, quello di annunciarlo, di raccontarlo (a volte anche con le parole), è davvero troppo per noi, siamo sinceri.
E sorride il Signore. Lo sa.
No, non sono capace, non siamo capaci. Perciò ci chiede di stare tutti nello stesso luogo. Insieme.
I pochi rimasti, i cuori se non ardenti almeno accesi.
Insieme. Perché, anche se abbiamo creduto che è il vero volto di Dio, il nostro cuore è fragile e dubita.
Perché se siamo insieme siamo raggiunti. Perché il resto della strada non lo facciamo noi, ma lo Spirito.
Commento al Vangelo del 28 Maggio 2023
Domenica di Pentecoste
At 2,1-11/1Cor 12,3-7.12-13/ Gv 20,19-23
Carramba che sorpresa!
Ci sta compiendo il giorno di Pentecoste, anche se non sembra.
Sta maturando, fiorendo, generando. Perché sempre Dio genera, come sempre un parto è doloroso. E tanto. Si compie nella Gerusalemme caotica che è diventato il nostro mondo, le nostre Chiese, la nostra vita.
Difficile crederlo, direte.
Vediamo le nostre messe svuotarsi, le nostre comunità ridotte sempre di più. Vediamo la totale assenza dei giovani, il sottile giudizio e il disprezzo di chi ci vede come dei poveracci emotivamente instabili da compatire. Vediamo i nostri preti stanchi, sfiduciati, assenti. Alcuni lasciano caricandosi anche il giudizio impietoso di coloro che, cattolici col pedigree, ti accollano pure il titolo di traditore.
Difficile crederlo guardando i giornali online, ascoltando un dibattito televisivo, lasciando che l’algoritmo di internet ci mandi notizie inquietante (sapevate che l’algoritmo privilegia i contenuti polemici?). Difficile non abituarsi alle guerre vicine e lontane, agli sbarchi dei disperati, ai colpi di Stato di paesi che non conosciamo. Difficile non spaventarsi vedendo la spesa che erode lo stipendio che a mala pena basta a pagare mutuo-gas-luce. Difficile credere in un compimento quando vedi la gente col muso, snervata, aggressiva, pronta a vomitarti addosso tutta la rabbia che cova nel cuore.
Si compie, il giorno di Pentecoste.
Perché, se siamo onesti, l’oneroso compito che ci ha affidato il Signore, quello di annunciarlo, di raccontarlo (a volte anche con le parole), è davvero troppo per noi, siamo sinceri.
E sorride il Signore. Lo sa.
No, non sono capace, non siamo capaci. Perciò ci chiede di stare tutti nello stesso luogo. Insieme.
I pochi rimasti, i cuori se non ardenti almeno accesi.
Insieme. Perché, anche se abbiamo creduto che è il vero volto di Dio, il nostro cuore è fragile e dubita.
Perché se siamo insieme siamo raggiunti. Perché il resto della strada non lo facciamo noi, ma lo Spirito.
Carramba che sorpresa!
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