Ventitreesima domenica durante l’anno

Sap 9,13-18/Fm 9,10.12-17/Lc 14,25-33

Più grande

Una folla numerosa seguiva Gesù.

Ancora oggi, in teoria. 

Un po’ per convinzione, un po’ per abitudine, un po’ perché non si sa mai e, tutto sommato, il cristianesimo porta in sé una discreta dose di credibilità. E poi che tenero è Gesù. E un po’ ci hanno sempre insegnato così. E poi è comodo, in fondo.

È difficile pensare alle cose di Dio, come già fa notare l’autore del testo della Sapienza, unico libro della Bibbia che cerca di usare linguaggio e ragionamenti che occhieggino ai greci, i cittadini del mondo dell’epoca.

Difficile perché, immagine magnifica usata dall’autore alessandrino, il corpo appesantisce l’anima.

Quindi evviva se qualcuno ci fa il riassunto. Se altri hanno riflettuto prima di noi. Se non dobbiamo sbatterci troppo a cercare Dio e ci viene proposto già precotto e masticato. Evviva!

È simpatico Gesù. Poi guarisce, d’ogni tanto. E tutto sommato poco esigente, vuoi mettere col mese di digiuno (fatto seriamente) dei musulmani?

Insomma, ci sta. Siamo cristiani. Abbastanza, insomma.

Poi. 

Poi Gesù si volta verso la folla numerosa. E parla.

Spiega cosa intende quanto dice di essere venuto a portare il fuoco sulla terra.

Cosa significa diventare discepolo di uno come lui. Vabbè. […]

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