Seconda domenica di Quaresima

Gn 12,1-4/ 2Tm 1,8-10/ Mt 17,1-9

Alzati, vai

Vattene, vai via, muoviti, aria.

Smettila di restare inchiodato al passato.

E di piangerti addosso. Non fare la vittima.

Non aspettare che siano gli altri a risolvere i tuoi problemi.

Abramo è un uomo vissuto quando riceve questa chiamata interiore.

È morto suo padre, e suo fratello, si è fatto carico di Lot, suo nipote.

E non ha figli. Game over, la sua vita è finita, le carte che aveva sono state giocate. Ed è esattamente in quel momento in cui non ci si aspetta più nulla che Dio interviene. 

Irrompe. Scuote. Smuove. E parla al suo cuore.

Leck leckà! Vai a te stesso!

È il movimento della quaresima, del deserto in cui scegliamo di entrare, in compagnia del Maestro e Signore, per non prendere scorciatoie, come hanno fatto Adamo ed Eva. Per imparare a scegliere, a discernere, a riconoscere l’opera del divisore, il diabolos, nelle nostre vite. E sconfiggerla.

Decidere, infine, scegliere smettendo di farsi scegliere, di farsi portare, di farsi trascinare, guardando alla nostra vita con la Parola come criterio di discernimento. 

Decidere, infine, che persone essere. Che uomini e donne diventare. 

Scoprirsi amati, scegliere di amare, nel quotidiano, attraverso piccoli passi possibili.

Non è uno sforzo da compiere, ricorda Paolo al suo discepolo Timoteo, un’impresa titanica, un moto della volontà, ma è l’iniziativa di Dio che bussa alla nostra porta.

Abramo avrebbe potuto di obiettare di essere troppo vecchio, o di non avere sufficienti indicazioni per mettersi in viaggio, o di essere demotivato e stanco.

Come facciamo noi. 

Invece ascolta, e va.

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