Battesimo del Signore

Is 40,1-5.9-11/Tt 2,11-14; 3,4-7/Lc 3,15-16.21-22

L’amato

Il popolo è in attesa.

Aspettano, desiderano, sperano.

Perché speranza e desiderio fanno parte della nostra natura profonda. Insopprimibile anelito alla pienezza. Inesausta ricerca di senso che riempie le nostre pur logore giornate.

Attendono. Aspettano.

Una soluzione, una via d’uscita, un po’ di salute, di benessere, di amore, la fine della pandemia.

(Tutti aspettiamo). E si chiedono, in cuor loro, se non sia il Battista la risposta, il Messia.

Qualcuno che risolva. Che offra soluzioni. Che magicamente ci aiuti a superare i tanti lacci che ci impediscono di essere felici fino in fondo.

La folla non ha il coraggio di esplicitare quel pensiero, di dargli corpo. È il Battista a rispondere, il gigantesco Battista che potrebbe approfittare di quel desiderio, di quell’ansia sottaciuta.

È onesto, tanto. Non si prende per Dio. Non gioca a fare il Messia.

E parla usando toni forti, tipici del linguaggio profetico. Bastonate.

Viene uno più forte, più deciso, più intransigente. Nulla in confronto al rude battezzatore. E userà il fuoco per consumare le colpe, per annientare i reprobi.

Si sbaglia, Giovanni, ma non lo sa.

Sì, porterà il fuoco, il Messia. Ma non quello che punisce, bensì quello che accende l’abbondanza dell’amore e della consolazione. Porterà il fuoco travolgente della passione per Dio.

Se la nostra vita è ricerca ossessiva del denaro, avvicinandoci al fuoco, bruceremo.

Se la nostra vita è arresa e lamentosa, come paglia, lo scarto del grano, bruceremo.

Se la nostra vita è ricerca, cera che si stratifica, come candele, ci accenderemo. […]

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