Vogliamo dedicare una serata a conoscere i punti fermi della religione ebraica, che pure è l’origine della nostra, guardare con rispetto ai nostri fratelli maggiori, dedicando dello
spazio anche alla riflessione storica, riconoscendo le nostre responsabilità storiche fino alla svolta del CVII e di san Giovanni Paolo II.
Il riaccendersi del conflitto arabo-israeliano ha nuovamente puntato la nostra attenzione sullo stato di Israele, genericamente identificato con l’ebraismo e, quel che è peggio, con la religione ebraica. Derive antisioniste che nascondono ataviche visioni antisemitiche ci interrogano perché, a dirla tutta, il pensiero cristiano e la storia cristiana hanno largamente contribuito all’odio verso il giudaismo. E per molti l’ebraismo è fermo al tempo di Gesù Cristo, come se non avesse avuto un percorso, una storia, un’evoluzione. Ad oggi nello Stato di Israele il 65% della popolazione di dichiara non credente. Vogliamo dedicare una serata a conoscere i punti fermi della religione ebraica, che pure è l’origine della nostra, guardare con rispetto ai nostri fratelli maggiori, dedicando dello spazio anche alla riflessione storica, riconoscendo le nostre responsabilità storiche fino alla svolta del CVII e di san Giovanni Paolo II, definendo per quanto possibile la variegata realtà della fede ebraica contemporanea. Come sostiene Giovanni Paolo II: è venuto il momento che ebrei e cristiani riscoprano e facciano fruttificare il comune patrimonio spirituale. Per poter camminare assieme. E assieme lottare contro l’antisemitismo. E collaborare per la difesa dei diritti umani, per la giustizia sociale, la pace. E poter così, giorno dopo giorno, sperimentare lìessere fratelli, membri di un’unica famiglia. Testimoniando, finalmente riconciliati, la stessa speranza nell’attesa del «Dio che viene».
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