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In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
convertirsi alla gioia
Continuiamo a cercare il crocefisso, non ci sono santi.
Pensiamo davvero che Dio ami essere imbalsamato.
Ci crediamo e finiamo con l’adeguare la nostra vita e la nostra pastorale alla tragica logica dell’imbalsamazione.
Come se Dio amasse essere venerato come una mummia. O in un mausoleo.
Possiamo essere talmente fermi al venerdì santo da non riuscire a girarci, ad alzare lo sguardo per riconoscere che il crocefisso è veramente risorto.Possiamo essere talmente accecati dal dolore da non riuscire a riconoscere la presenza del Signore che disperatamente stiamo invocando. Come accade a Maria di Magdala, stordita dall’assenza del cadavere del suo Maestro: a strazio aggiunge strazio, non avendo nemmeno più un corpo da venerare. Ma sbaglia clamorosamente, il Signore le viene incontro e la chiama per nome. Chiamare per nome, in Israele, significa credere e conoscere profondamente la persona che si chiama. Gesù conosce bene l’affetto e il dolore di Maria e la invita ad uscire dalla sua sofferenza per convertirsi alla gioia.
Anche noi, paradossalmente, possiamo dimorare nella sofferenza e non c’è che un modo per superare il dolore: non amarlo. Troppo spesso, proiettando nella sofferenza del crocefisso la nostra stessa sofferenza, siamo fermi al venerdì santo.
Fuggire il sepolcro
Dobbiamo allontanarci dal sepolcro, non vegliarlo.
Andarcene altrove, là dove il Signore ci aspetta.
È risorto, il Nazareno.
Non rianimato, né reincarnato (ma dai!), splendidamente risorto.
Nemmeno sappiamo bene cosa significhi essere risorti, nessuno è mai risorto come lui.
Lazzaro è tornato in vita, ma morirà, di nuovo.
Gesù no. È vivo. Splendido. Non un fantasma, non un ectoplasma.
È proprio lui: si fa riconoscere attraverso dei segni, mangia con i suoi sbalorditi discepoli.
Gesù è risorto, cercatori di Dio.
Che ce ne accorgiamo o meno, che lo crediamo o meno.
È risorto. E tutto cambia, ogni cosa assume una luce diversa.
Allora il Nazareno non è solo un grande uomo, un rabbi, un profeta.
È di più.
Conversioni
Buona Pasqua, discepoli del risorto.
Buona Pasqua, voi che avete superato la croce e che seminate speranza e luce.
Buona Pasqua anche a chi è rimasto inchiodato al Golgota, come Tommaso, come Pietro. Avremo ancora del tempo per convertirci alla gioia, dopo esserci convertiti alla logica di un Dio che muore per amore.
Buona Pasqua, perché se Gesù è risorto dobbiamo cercare le cose di lassù. Lasciare in fretta il sepolcro, perché la morte non è riuscita a custodire la forza immensa della vita di Dio.
Raccontatelo, che Gesù è vivo: pochi lo sanno.
Anche i cristiani sembrano esserselo dimenticato.
Eppure è tutta in quella tomba la nostra fede.
Lo so bene, è un momento difficile per la nostra rissosa e squallida Italia che ha perso l’anima.
Perciò dobbiamo risorgere.
E non venitemi a dire che non siete capaci, che nessuno vi ascolta.
Quel buontempone di Gesù ha affidato il più prezioso messaggio della storia dell’umanità a donne che non avevano
diritto di parlare in pubblico!
Animo, allora.
Viviamo da risorti, cerchiamo le cose di lassù.
Sepolcri
E se ancora dubitate fatevi un giro a Gerusalemme, in uno dei posti più brutti della cristianità, una basilica sporca e caotica in cui prevalgono le grida dei devoti.
In quella basilica è conservata una tomba, quella tomba, straordinariamente vuota.
Da millenni, migliaia di uomini e donne hanno sfidato la morte per andare a vedere quella tomba vuota. Splendidamente vuota.
Buffo: di solito le persone fanno viaggi per venerare un mausoleo che custodisce le spoglie di qualche grande politico, o cantante, o uomo spirituale.
I cristiani vanno a vedere una tomba vuota.
E questo la dice lunga su quanto siamo anche noi un po’ fuori di testa!
Perché quella tomba vuota ci dice che la morte non ha vinto,
E non vince.
Mai.
Paolo Curtaz