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In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Hanno ragione ad essere perplessi i discepoli… se nemmeno il giovane ricco, uno dei pochi a poter affermare di avere sempre osservato i comandamenti, è capace di seguire il Maestro, come possiamo noialtri uscirne vivi? Ma il Signore ammonisce: non basta guardare al desiderio e alla devozione, occorre fermarsi al cuore. Il giovane ricco non ha avuto il coraggio di fare il salto perché si specchiava nella sua incrollabile virtù. Gesù non ce l’ha con i ricchi, Fra i suoi discepoli annovera un esattore delle tasse, si fa mantenere da alcune donne fra cui la moglie di uno dei funzionari del re, accetta l’invito di Zaccheo, capo dei pubblicani, e riposa nella ricca tomba di Giuseppe di Arimatea. Gesù non è classista, guarda al di là del portafoglio, sapendo che la ricchezza è una questione di atteggiamento e di stile, non di conto in banca. Ma è anche estremamente disincantato: sa che la ricchezza è un pericolo, un rischio per la vita di fede. Perché la ricchezza promette ciò che non riesce a mantenere: serenità, soddisfazione, pienezza. Tutte cose che solo la fede può portare…
Gesù ammonisce noi discepoli: l’attaccamento ai beni e ai possedimenti, anche di piccola entità, ci possono far perdere di vista l’essenziale, distrarci, affannarci, farci perdere sonno e serenità. Interroghiamoci, in questa giornata, sullo stile con cui viviamo il nostro rapporto con i beni della terra, se siamo sufficientemente liberi per potere dedicare del tempo e dell’energia a ciò che davvero conta.
Nessuno desidera essere povero, ma nemmeno diventare ricco in modo da perdere di vista l’essenziale. Possiamo anche possedere delle ricchezza ma l’unica vera ricchezza al cui confronto tutto il resto scompare, diventa monnezza dirà san Paolo, è la conoscenza dell’amore di Dio che è cento volte più della più grande gioia che mai potremo sperimentare… Scommettiamo?
Paolo Curtaz