1. Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 10-17

    In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?». / Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

Il passo del percorso di vivificazione che ci propone oggi la Parola è piuttosto complesso, e ci invita ad una conversione profonda, radicale, ad abbandonare una visione superficiale della fede per crescere nel discepolato.

Esiste, allora come oggi, un modo di avvicinarsi a Dio che ha a che fare più col mercanteggiare che con la fede

Era del tutto naturale e utile il fatto che nel cortile del Tempio ci fossero dei venditori e dei cambiavalute.

Era impensabile che una coppia scendesse dal Nord tirandosi dietro una pecora per l’olocausto! Così come era necessario avere delle persone che convertissero le monete dell’Impero con l’unico conio autorizzato dal Sinedrio, una moneta speciale, senza effige dell’Imperatore, che circolava nel Tempio. Un servizio utile, quindi, forse di dubbio gusto ma indispensabile.
Perché Gesù se la prende tanto con i mercanti del Tempio?

Posso rimanere infastidito dai tanti ninnoli inutili venduti fuori dalle porte di un Santuario, ma non mi scandalizza se qualche devoto vuole portarsi a casa un ricordo del suo pellegrinaggio!

Ciò che Gesù contesta radicalmente è la visione soggiacente a questo mercanteggiare: voler comprare dei favori da Dio.
Se la mia vita funziona e le cose vanno come vorrei io, Dio è buono.
Se invece le mie cose vanno male, allora Dio non esiste.
O se esiste è una carogna.
Un po’ forzato, ma è il ragionamento che sento fare a molte persone e che, devo ammetterlo, a volte trovo anche in me stesso.
Magari non così grossolano, più elaborato e “cattolico”, ma abbastanza simile.

Se Dio c’è dovrebbe occuparsi di me. E poiché io sono cattolico e so che Dio si occupa degli uomini, devo convincerlo ad esaudirmi. La preghiera, in questo contesto, rischia di diventare una sorta di elenco della spesa, di promemoria che Dio dovrebbe segnarsi per dimostrare di essere davvero efficiente.

Offrire un olocausto, gesto che in origine significava riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita, poteva diventare una specie di contratto, di corruzione di pubblico ufficiale: cerco di convincere Dio ad ascoltarmi, gli offro qualcosa che lo possa piegare alla mia volontà…

Anche oggi succede così: partecipiamo a Messe noiosissime, facciamo qualche offerta, pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la segreta speranza che Dio possa (finalmente) ascoltarmi.
É sempre così distratto, Dio, che si sia dimenticato di me?

Non è a un despota da corrompere, né a un potente lunatico che ci rivolgiamo nella preghiera, ma al Dio di Gesù, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli!

La prima purificazione da fare, allora, è quella di passare dalla visione di un Dio da corrompere e convincere al Dio di Gesù che è un Padre che non mi soffia il naso ma mi spalanca l’anima.
Dalla visione della fede come accessorio della vita alla fede come sorgente della vita.
Fa bene Gesù a ribaltare i tavoli della compravendita.
E a cacciare i mercanti dalla nostra logica di fede.
Questo tempo ci aiuti a recuperare il senso della gratuità che, necessariamente, precede e accompagna la conoscenza di Dio.

Paolo Curtaz