Samaritano

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?” Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso” E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai.” (Lc 10,30-32)

Come prima cosa è importante vedere il contesto di questa parabola. Questa parabola, insieme a quella del Buon Pastore e del Figliol prodigo, è sicuramente la parabola più conosciuta del Vangelo. Ma non so se è stata sempre necessariamente interpretata correttamente. Mi è capitato di vedere il Samaritano saccheggiato per giustificare delle pie elucubrazioni. Si è talmente calcata la mano su di un aspetto pietistico, un po’ mieloso, moralista di questo racconto, che si è perso il significato profondo della parabola. Cerchiamo allora di recuperarlo.
Il contesto è molto semplice: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?” Fantastico: un dottore della legge, uno che conosceva molto bene l’A.T., che sapeva leggere, che conosceva anche il Talmud (l’interpretazione della legge) e il Midrash (che sono dei racconti dei rabbini che spiegano i testi), che conosce Gesù e lo vuole mettere alla prova. Caro Dio, ti metto alla prova; “sono qui a tua disposizione, non ho altro da fare! Cosa ti devo dimostrare?” “Cosa devo fare per avere la vita eterna?”
Il dottore della legge è arrivato ad imbastire una discussione teologica. Gesù, birichino, ci sta, e lo tratta allo stesso livello, al punto che accetta la disputa teologica prendendolo un po’ in giro… Il dottore sta facendo sfoggio di cultura. E Gesù gli risponde come? Con uno sfoggio di cultura.
“Cosa devo fare per avere la vita eterna?”
“Hai studiato la legge di Dio: cosa sta scritto?”
E questo risponde benissimo. Cita i due comandamenti: amare Dio (tratto dal Deuteronomio), amare il prossimo (tratto dal Levitico). Gesù, ascoltata la risposta, lo liquida: “Bravo, complimenti, hai saputo bene, fai questo e vivrai!”
“Ma, ma: e la discussione? E la disputa teologica?”
Gesù è uno psicologo straordinario (Leggete: “Gesù psicoterapeuta.” di Hanna Wolff, protestante tedesca, psicoterapeuta, che ha provato a leggere le parabole di Gesù in chiave psicoanalitica. È uscito qualcosa di straordinario: Gesù aveva grande capacità terapeutica), e con grande, grandissimo intuito vuole portare quest’uomo a mettersi in discussione.
Quante volte mi succede: gente che viene da me e mi parla di Dio. E io gli dico: “Parlami di te! Ti importa davvero quello che stai dicendo?” Quando sono invitato a cena a casa di qualcuno, mai una volta che si parli di Gesù Cristo. Si parla di un sacco di cose di fede: si fa una bella discussione. Alla fine abbiamo parlato per due ore, io ho detto le mie ragioni e lui le sue, restiamo sulle nostre posizioni, non c’è stato molto incontro, ciao, arrivederci…
Gesù è curioso perché aggira questa cosa. Mi sembra quasi che prenda in giro il dottore della legge, come per dirgli: “Vuoi restare nella tua testa? Vuoi restare nel tuo schema mentale? Liberissimo di farlo. Gesù ha grandissimo rispetto della libertà dell’uomo: “Non ti importa metterti in discussione? Pazienza, cosa vuoi che ti dica!”
La prima regola per aiutare qualcuno è che questi voglia essere aiutato. Lo sapevate? Gesù questo lo sa benissimo. Il dottore della legge, con questo sfoggio di cultura, deve far vedere che sa, che ha imparato il catechismo, che va a Messa tutte le domeniche, dice le preghiere del mattino e della sera e si confessa regolarmente. Gesù gli fa’ i complimenti: “Fai tutto secondo le regole. Bravo, continua così!”

“Ma quegli, volendo giustificarsi, disse: E chi è il mio prossimo?”
Bisogna dire un’altra cosa simpaticissima. In Matteo e Marco la parabola non c’è, ma l’introduzione c’è e non finisce così:
Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?” Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti.”
(Mt. 22,34-40)
Stessa domanda, stessa risposta, fine. Luca invece suscita la contesa e innesca una replica che gli altri non mettono. “E chi è il mio prossimo?” Qui c’è scritto: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna…”, invece in Marco e Matteo c’è: “Qual è il più grande dei comandamenti…” Più o meno hanno lo stesso significato, ma perché questa domanda? I rabbini avevano pensato bene di organizzare tutti i comandamenti, che sono poi solo dieci nell’A.T. in seicentotredici precetti. Mi chiedo come facessero a ricordarli! Dei quali: 248 positivi (perché secondo la tradizione rabbinica erano 248 le ossa del corpo umano) e 365 negativi (uno per ogni giorno dell’anno). Vedete che l’uomo è sempre tentato di fare più negativo che positivo: Dio mi dice sempre “Non devi… non devi… non devi….” Ma è davvero così? Lo vedremo più avanti!
Ecco perché si creava davvero un problema. Era una classica domanda che ci si poneva nelle scuole di teologia del tempo: “Qual è il più grande?”

“Ama!”
Gesù risponde: “Tu cosa ne dici?”, e il dottore della legge, giustamente, da’ questo doppio precetto del Deuteronomio e del Levitico: “Amare Dio con tutta la tua forza, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso.”
Gesù aggiungerà a questo comandamento, una noterella: amerai il prossimo tuo “come te stesso”. Ma tu, ti ami? A volte incontro delle persone alle quali dico: “Tu fammi solo un piacere: non volermi bene. Perché se mi ami come ami te stesso mi massacri…”;”…ma come, il cristianesimo non è questa cosa tenebrosa per cui noi siamo tutti sgradevoli?” Questo è il pensiero di molte persone: “Se io dico a Dio che sono una nullità gli faccio piacere!” Scusatemi il paradosso, ma molti pensano così. E noi facciamo piacere a Dio così? Ma voi ve lo vedete Dio che dice: “Bella roba. Ti ho fatto io!” Ridete, ma lo avete pensato più di una volta. L’ottimismo cristiano nasce da questo. E allora: prima di amare gli altri, e fare i buon Samaritani, comincia a fare il buon Samaritano verso di te, nella logica di Dio, non nella tua logica che proietta addosso a Dio la tua insicurezza. Non vi amate? Dio cosa c’entra? A volte mi rendo conto di quanto il demonio sia riuscito a lavorare all’interno del cristianesimo. San Paolo diceva: “Non lasciatevi di nuovo gettare addosso il giogo della Legge….” Fatto. Gesù Cristo è la libertà. La verità vi farà liberi. È la pienezza dell’umanità. È la realizzazione dell’uomo. Qualche teologo, paradossando, si spinge a dire: “Dio è a servizio dell’uomo…”, alla vera e piena umanità. In Lui ritroviamo noi stessi: in Lui. Dire che non valiamo niente, ma per niente gli fa’ piacere, ma per niente! Diamo forse gloria a Dio dicendo che non valiamo niente? “La gloria di Dio è l’uomo che vive” così ci ricorda Sant’ Ireneo.
Si capisce allora perché Gesù gli risponde: “Hai risposto bene, fa’ questo e vivrai…” Notate la risposta: ”Fa’ questo e vivrai.” cioé: Non fare questo e morirai. Ecco il peccato: la morte dentro. Là dove non c’è amore è la morte dentro. Là dove non ami Dio, non ami te stesso, non ami il prossimo: sei morto dentro. Questo, e solo questo, è Peccato con la P maiuscola. Tutto il resto: prove tecniche di trasmissione, assestamento. Il grosso peccato è di credere che io non valgo nulla. Il grosso peccato è di credere che il mio fratello non vale nulla. Il grosso peccato è di credere che io non riesca a vivere l’amore nella mia vita. È difficile amare! E pensate a tutto quello che volete: amore di coppia, amore verso i genitori, verso i figli… È difficile amare! Eppure Gesù ci dice che è l’unico modo per vivere: Ama! Lo scandalo dell’amore: lo steccato abbattuto.
Vi faccio una domanda, con un po’ di veemenza: “Non era meglio avere i comandamenti? …non era meglio avere le 613 prescrizioni? …non era forse meglio? Almeno si guardava tutto e, se a qualche prescrizione si era venuti meno, si poteva sempre fare la media inglese e guadagnarsi ugualmente il Paradiso!”
“Ama!”
Cosa significa concretamente amare secondo il Vangelo? Non amare solo chi ti piace: ama fino al paradosso, ama te stesso, ama! Dio ci ha fatti per questo.
Che paura che abbiamo ad amare… È vero che a volte ci si prende degli sberloni sul muso o che ci si rende conto di non esserne molto capaci… è vero, però si impara ad amare.
Ama: lo steccato è abbattuto. A chi si aspetta un Dio legiferatore, che da’ all’umanità un bel codice di comportamento, Gesù risponde dicendo: “Questa è una vostra proiezione.” Gesù fa riferimento all’A.T., cita Mosè, come quando ha trattato la questione del matrimonio. In quell’occasione Gesù si arrabbia dicendo: “All’inizio non fu così. Siete voi, nella vostra testa, che dovete sempre a tutti i costi aggiustare la legge di Dio perché vi sta scomoda…” Dio aveva detto: “L’uomo e la donna sono fatti l’uno per l’altro.” Ma si fa fatica. Mettiamo delle eccezioni: se succede questo, allora…” Dio ti dice di scalare il Monte Bianco e noi ci accontentiamo della collina di St.Pierre. Dio vuole dall’uomo la pienezza e gliela da’!
Lo scandalo dell’amore: lo steccato è abbattuto.
C’è una bellissima pagina di Pronzato, che è un simpatico autore italiano in cui scrive: no, Gesù scusa, ma era molto più comodo avere i comandamenti. Mi dispiace ma è così. Come fa uno a dire: Ho amato abbastanza, amato a sufficienza, per oggi ho finito?
Allora alla fine della nostra vita potremo dire: Ho amato male, ho fatto fatica, ma ho amato.
Pensate a Pietro: il grande, la roccia, l’incrollabile, colui che ci garantisce nella fede; Pietro: scelto da Gesù; Pietro: confermato nella fede (“Pietro, ho pregato per te perché non venga meno la tua fede”); Pietro: che nega e giura su Dio di non conoscere quell’uomo (non dice non conosco Gesù…); ebbene, a Pietro, dopo un pianto, che incontreremo, che è il pianto più bello della storia, che riassume il pianto dell’umanità che davanti all’amore di Dio si trova perdente, Dio gli insegna ad amare. A Pietro, Gesù dirà: “Pietro, mi ami?” E Pietro, sul lago di Tiberiade, dirà: “Boh, …si!” “Aspetta un momento Pietro. Te lo ripeto: Mi ami?” “Si. Si…” E Gesù, che era stato rinnegato da Pietro per tre volte, chiede per la terza volta: “Ma sei proprio sicuro di amarmi?” E qui Pietro da’ una risposta, straordinaria: “Signore tu sai tutto. Tu sai che ti amo.”Pietro dice: “Hai ben visto che cosa ho fatto, eppure ti amo!”Eppure ti amo. Che bello sarebbe poter dare questa risposta il giorno della nostra morte: “Signore, guarda, ho faticato, ho tribolato, un po’ si, un po’ no… Però ti amo. Ti ho cercato per tutta la vita. Ti amo…”
L’amore come cardine della nostra vita. È Gesù a proporcelo.
Notate: il dottore gli ha chiesto la vita eterna e Gesù gli sta dicendo che la vita eterna inizia qui. Ci avete mai pensato? “Fa questo e vivrai…”: comincia ad amare e sei già in paradiso; comincia ad amare e stai già vivendo la vita eterna. Il Paradiso è iniziato il giorno del vostro battesimo. La vita di Dio, dentro di voi, è iniziata quando siete esistiti. Questo è bellissimo! Ma allora, perché viviamo come se fossimo in purgatorio? Perché? Se viviamo nell’amore: siamo vivi.

(da “Il Gesù di Luca e di Matteo”, appunti, 1997)