13/02/2005 – Essenzialità

Lasciate le barche per seguire Rabbì Gesù nel territorio di Zabulon e Neftali, ai confini della storia, accolta la sconcertante notizia di un Dio che è povero e misericordioso, siamo chiamati a diventare sale che dona sapore all’insipido mondo, luce che indica la strada ai cercatori di beatitudine.
Ma, lo sappiamo, la strada è in salita e il vento pungente della disperazione rischia di spegnere la flebile fiamma della fede.
Abbiamo bisogno di convertirci alla gioia, abbiamo bisogno di tenere stretto in mano lo spago che si dipana nel delirio quotidiano per condurci alla pace interiore.
Inizia la Quaresima, amici, inizia il deserto.

Desertificarsi
Quaranta giorni alla sequela di Gesù che inizia la sua vita pubblica nell’assordante silenzio del deserto, là dove l’essenziale emerge. A imitazione del popolo di Israele che vaga quarant’anni del deserto del Sinai prima di entrare nella terra promessa, così Gesù prende estremamente sul serio la sua missione, e cerca nel silenzio e nel digiuno il percorso da seguire. Gesù, vero uomo e vero Dio, ha di fronte a se delle scelte da compiere: come eserciterà il suo ministero? Userà prodigi e miracoli? Scuoterà il cielo e farà piovere il fuoco dal cielo? Cavalcherà la connaturale idea di Dio che portiamo nel cuore per stupirci e intimorirci?
Il colloquio fatto con l’avversario è pieno di umano buon senso: bisogna sostenersi fisicamente per affrontare il faticoso compito dell’annuncio, bisogna usare qualche prodigio per attirare l’attenzione, occorre tenersi buoni i potenti della terra per avere appoggio nella missione. Proposte sensate che Gesù rifiuta, usando la Parola (che conosce bene) per discernere cosa deve fare.
Gesù sceglie quale Messia essere: un Messia dimesso e misericordioso, non ricorrerà ai prodigi, né alla forza; Dio vuole essere amato per ciò che è, non per ciò che da.
Gesù sceglie ispirandosi alla Parola, riesce a dribblare le trappole dell’avversario tenendo nel cuore la Scrittura, decide alla luce di Dio Padre come compiere la sua missione.
E tu fratello, sorella, hai deciso quale uomo, quale donna diventare?

Crescere
Il tuo carattere, la tua educazione, le esperienze della vita hanno profondamente influenzato il tuo percorso, determinato ciò che sei, ovvio; ma c’è nel tuo cuore un immenso spazio di libertà che puoi gestire, orientare, portare a maturazione, è ciò che ci rende simili a Dio.
Ci sono dati quaranta giorni di deserto nella città, quaranta giorni per tornare all’essenziale, per chiederci, una volta all’anno, se ciò che siamo è ciò che abbiamo scelto e, se non abbiamo potuto scegliere, se la vita che viviamo la viviamo nella tenerezza di Dio.
Quaresima è il tempo della concentrazione e della verifica, per essere capaci di accogliere la straordinaria gioia della resurrezione di Gesù. La gioia è l’obiettivo ultimo della Quaresima, tempo in cui aprire il cuore alla conversione.
Per molti di noi occorrerà mortificarsi: togliere dai piedi ciò che c’impedisce di essere liberi, ciò che ci distrae e ci fa vivere nella dimenticanza.
Per molti di più occorrerà vivificarsi, lasciare la tristezza, abbandonarla, non amarla, per convertirsi, infine, alla gioia.

Lottare
La quaresima diventa il tempo in cui rimettiamo un centro nella nostra vita.
Colloquio di mercoledì scorso, dopo una delle celebrazioni delle Ceneri in una mia microscopica parrocchia; protagonista una signora trentacinquenne, in vacanza qualche giorno per disintossicarsi dallo smog; tema: la fatica del credere, come la Parola sentita alla domenica resta dimenticata fino alla domenica successiva e di come non si riesce – malgrado ogni sforzo – a `dimorare`, come direbbe san Giovanni, sotto la luce del Risorto. Conclusione della signora: `Manca come un centro, un punto attorno a cui organizzare tutto il resto`.
Benvenuti nel terzo millennio dell’era cristiana, tempo in cui non si ha più tempo, tempo nel quale il tempo è frantumato, polverizzato in mille inquietudini. Benvenuti nel tempo in cui essere cristiani, come nei primi secoli, richiede eroismo e martirio, tempo in cui essere sale e luce è avventura entusiasmante e difficile. Benvenuti in Quaresima, palestra che ci diamo una volta all’anno, esercizio per ritrovare l’unità, tempo di deserto, ad esempio del Rabbì che seguiamo e che – come noi – ha voluto fare l’esperienza di deserto per scegliere come vivere, per far ordine intorno alle sue scelte.
Mercoledì (domenica per gli ambrosiani) abbiamo iniziato il cammino con un gesto simpaticamente tragico: l’imposizione delle ceneri con il monito: `Dì: guarda che sei poi solo polvere!`; che sano principio di realismo! Ce ne ricordassimo quando ci scanniamo per questioni di eredità o scaliamo la scala sociale, se ne ricordassero i super-iper-tutto dell’umanità che qualche anno dopo la loro serena dipartita saranno polvere! Ce ne ricordassimo quando – senza patemi o tristezze – indaghiamo sul senso della storia e della vita! Il delirio di onnipotenza che – talora – prende la nostra umanità verrebbe guarito da questa semplice considerazione: siamo polvere.
Ma polvere che Dio illumina e trasfigura, accende e rende capolavoro e meraviglia…

Un percorso
Tre le strade della `desertificazione`: il digiuno, sia simbolico, ad esempio spegnere la tivù, dedicare più tempo a sé e alla famiglia, allentare le tensioni, che reale, alleggerendo la cucina per solidarietà con i poveri e per liberare cuore e corpo dalle tossine; la preghiera, intesa soprattutto come esercizio quotidiano (un quarto d’ora, come minimo) di silenzio, di meditazione, di lettura della Parola col desiderio autentico di comunicare con Dio; l’elemosina, come rinuncia ai beni superflui per sostenere chi vive nella miseria. Tre itinerari che, se percorsi con cuore sincero, ci possono condurre alla vicinanza con Dio.
Provare per credere!

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