Inizi

Inizio del Vangelo di Gesù Cristo.

È una nuova Genesi, una nuova Creazione, un nuovo inizio.

Perciò il giovane Giovanni Marco, uno dei discepoli della prima ora, di Gerusalemme, ha accettato il compito di redigere un testo ad uso delle nascenti comunità, dei sedotti dal Nazareno, dei cercatori.

E non ha fatto un trattato di teologia o una raccolta di detti al modo dei rabbini, ma un racconto. 

Il racconto. Il primo testo che racconta e annuncia.

E lo ha intitolato vangelo, cioè buone notizie come erano chiamati i racconti delle gesta degli imperatori  a partire da Cesare Ottaviano Augusto, il figlio adottivo di Giulio Cesare, il primo a pacificare l’intero Impero Romano. Ma, alla sua morte, la pax romana è stata subito travolta da beghe ed intrighi. Qui parliamo di ben altre buone notizie. 

Marco, discepolo di Pietro apostolo, forse su suo suggerimento, inventa il genere letterario Vangelo.

Non più l’elenco delle presunte prodezze dell’imperatore. Ma la notizia di un Dio che viene.

Che ricostruisce. Che ricrea. Che fa nuove tutte le cose.

E di questo parla il Vangelo di Marco: di una nuova Creazione, di un nuovo inizio, in cui Cristo è centro e perno, motore e senso.

Per ricordarci, e ce n’è bisogno!, che tutto quello che facciamo, come cristiani, come Chiesa, volge in quella direzione: a proclamare che Gesù, venuto nella Storia, è il Cristo della Gloria, colui che svela il vero di Dio. Per ricordarci, e ce né è bisogno!, che non siamo una Onlus, che non siamo gli infermieri della Storia, che se ci occupiamo del Creato e della Pace è perché siamo innamorati di Cristo e dell’uomo. Per ribadire, e ce n’è bisogno, che a questo serve la Chiesa, ad essere trasparenza, ad indicare il Maestro, a servire l’uomo nel suo percorso verso la felicità-

Abbiamo appena ricominciato il tempo di avvento in preparazione al Natale. Un Natale che si preannuncia diverso, faticoso, come molti altri. Fra guerre di cui perde il conto, e violenza che cresce (donne e uomini contrapposti), e polarizzazioni che fanno solo male e nostalgia di scelte drastiche, di manifestazione muscolari. Lasciando che a prevalere siano le emozioni, anche eccessive, anche illogiche, piuttosto che la riflessione e la ricerca.

Ma, come sempre, il Natale coinciderà, per scelta dei nostri padri, con il solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno. Ma dal giorno dopo i giorni, impercettibilmente, cominceranno a crescere. 

Come è stato Cristo nella nostra vita: luce crescente, luce vittoriosa, sol invictus.

Come può essere ancora questo Natale: una nuova Creazione. Soprattutto questo Natale. Ogni Natale.

Per farlo, però, siamo chiamati ad aprire mente e cuore. Osare. Volare.

Per farlo dobbiamo rompere gli schemi. Come Giovanni. […]

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