Quarta domenica di avvento, anno di Matteo

Is 62,1-5; At 13,16-17.22-25; Mt 1,1-25

Averne

Siamo scoraggiati, certifica il Censis. 

Un popolo di demotivati, delusi, stanchi, depressi. C’è di che, dai.

Pandemia, guerra, crisi energetica, inflazione. Altro che regali: la tredicesima va tutta in bollette. Per chi ce l’ha la tredicesima. E, novità, la gente non se la prende più con la politica, perché ormai è evidente a tutti che siamo legati mani e piedi a un sistema, ai pochi ricchissimi che tirano le fila del mondo e che noi rendiamo più ricchi ogni giorno di più. E allora al diavolo i riccastri che pubblicano i loro selfie svaccati sui sedili in pelle dei loro jet privati, al diavolo i manager che prendono 200 volte lo stipendio di un operaio, al diavolo i nuovi potenti tecnologici che ci comportano come feudatari medievali.

Periodaccio, concordo.

Che il Natale non riesce a smuovere. 

Se ascoltassimo le profezie. Se guardassimo a Maria, un’adolescente figlia di poveri vissuta in un buco di paese duemila anni fa! Se imparassimo da Giuseppe, suo sposo.

Più le tenebre sono fitte, più brillano le stella.

Più il mondo implode, più avanza il Regno.

Inizia il conto alla rovescia per un Natale alternativo. In cui, per dire, posso convertirmi e cambiare il mondo, a partire da un me che si scopre amato. […]

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