Seconda domenica di Natale

Sir 24,1-4.12-16/Ef 1,3-6.15-18/Gv 1,1-18

Dire di Dio

Ecco Dio, così diverso da come ce lo immaginiamo, così vero e autentico.

Bisogna essere poveri per accorgersene, bisogna essere dei camminatori, come Maria e Giuseppe, come i magi, come i pastori. 

Se siamo disposti a metterci in cammino, alla fine incontreremo il vero volto di Dio, volto disarmato e disarmante. Volto che brilla di tenerezza e misericordia.

Dio non è l’onnipotente, perfetto egoista che dall’alto scruta con sufficienza i nostri destini. 

È qui, bambino, neonato, bisognoso di tutto.

Cercavamo un Dio potente da blandire e piegare ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni e ci ritroviamo fra le mani un fragile neonato che ci chiede aiuto. 

A noi, ora, rispondere. Fuggire o accogliere.

Dubitare, professionisti del disincanto, o cedere. O credere.

In questa seconda domenica di Natale, iniziato il nuovo anno come dono, come opportunità che abbiamo per accogliere Dio, Giovanni ci invita a salire di livello, di superare le emozioni e i sentimenti (anche quelli belli e cari), per aprirci allo stupore teologico.

Perciò conclude il suo vangelo aggiungendo un prologo, una sorta di densa poesia.

In cui dice cosa ha capito di Dio. […]

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