Prima domenica di Quaresima, anno di Marco

Gn 9,8-15/ 1Pt 3,18-23/ Mc 1,12-15

Nel deserto

Quaresima.

No dai, non scherziamo. Quaresima proprio anche no, grazie.

È da un anno che siamo in quaresima. Un anno di deserto delle emozioni, delle relazioni, degli incontri. Un anno intero passato a guardare i bollettini quotidiani, a piangere amici e famigliari, a riorganizzarci la vita sperando in una normalità che ci appare ancora drammaticamente lontana.

Giusto, avete ragione, concordo.

Ci siamo già in quaresima, siamo accampati nel deserto da mesi e non sappiamo quando potremo uscirne. Proviamo allora a dare senso a questo deserto. Di dare misura e dimensione a quanto viviamo. Proviamo ad alzare la testa e guardare oltre.

Niente fioretti, per carità. E niente mortificazioni. Anzi: di vivificazione abbiamo bisogno.

Urgentemente.

Benedetta Quaresima, allora, se riesce in qualche modo a darci uno schiaffo. A scuoterci. A rompere il mare di ghiaccio che è in noi. A farci alzare lo sguardo. Ad accorgerci di avere un’anima. A volare più in alto di quanto ci siamo rassegnati a fare.

Entriamo nel deserto, allora.

Quello raccontato dalla Bibbia.

Luogo di tentazione, di fatica, di prove estreme. Che tira fuori tutto ciò che siamo, nel bene e nel male. E non c’è bisogno di andarserlo a cercare, il deserto, ci attornia, ci siamo accampati.

Ma il deserto, per Israele, è anche il luogo dell’innamoramento, dell’essenzialità, dei tramonti infuocati, delle tavole della Legge. Di tutta la luce che possiamo incontrare.

Fatica e luca. Pena e gioia. Esattamente ciò che viviamo in questi lunghi mesi di pandemia.

La stessa realtà, la stessa vita, lo stesso deserto può diventare esperienza di pena infinita o apertura alla pienezza di luce.

La Quaresima ci aiuta a vivere un’esperienza di radicale conversione.

Imitando il cammino di Gesù. […]

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