Terza domenica durante l’anno

Gio 3, 1-5.10; 1Cor 7,29 – 31; Mc 1,14-20

Dai confini

Hanno arrestato il Battista, non tira una bella aria per i profeti.

Sarebbe più prudente andarsene, fuggire, lasciar perdere.

E invece lui inizia a raccontare di Dio, a partire dalle terre lontane, da quella Galilea delle genti guardate con disprezzo dai puristi di Gerusalemme.

Quando sarebbe saggio smettere, inizia.

Quando sarebbe prudente starsene chiusi in casa, racconta.

Quando sarebbe opportuno non pensare troppo alle cose di Dio, è il momento di occuparsene.

Parla, la Parola. Annuncia. Scuote. Indica.

È qui, il Regno, si è fatto vicino.

Visto che non siamo in grado di cercare Dio senza stravolgerne il volto, o manipolarlo o immaginarlo a nostra immagine e somiglianza è lui, Dio, a colmare la distanza che ci separa. Il Natale che abbiamo appena celebrato ci ricorda esattamente questa straordinaria verità: Dio si fa vicino, si fa incontro, è qui. E lo raggiungiamo (anche) attraverso la Parola, che oggi papa Francesco ha voluto mettere al centro delle nostre comunità.

Il Regno si è avvicinato: svegliati, muoviti, scuotiti.

Convertiti e credi. 

Convertiti: cioè guarda se la strada che stai percorrendo ti sta conducendo verso la pienezza della felicità o se, invece, ti stai allontanando dalla tua anima. 

E se ti accorgi che la strada che percorri non ti porta da nessuna parte inchioda, vai inversione di marcia e torna indietro. 

Fatti guidare, segui le indicazioni, non chiudere gli occhi mentre tieni ben saldo il volante della tua vita, il timone della (piccola) barca della tua vita.

E credi: fidati di quello che Gesù è venuto a raccontare, a dire, a testimoniare.

Questo è il messaggio con cui Gesù inizia la predicazione. Questa è la sintesi del Vangelo in cui crediamo. 

Questo è ciò che potremmo dire, senza tanti fronzoli, ai tanti smarriti di oggi: il Dio di Gesù ti vuole incontrare, accorgitene! Fidati! Lasciati amare!

Anche adesso, soprattutto ora in cui paura e venti di guerra hanno nuovamente resettato le nostre sicurezze piccine e vuote. Così il potente vangelo di Marco descrive l’opera di Gesù subito dopo lo stringato racconto del battesimo. 

Invece di passare il tempo a lamentarsi, a fuggire, a rintanarsi in sacrestia, dopo l’arresto del Profeta, come facciamo noi, Gesù osa.

Esce e va a chiamare dei collaboratori. E che collaboratori!

Noi. […]

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